Cronaca

Il Salario d’ingresso al Comune, questo sconosciuto…

Francesco Boccia, doveva partire subito dopo l’estate (di circa sei anni fa, s’intende), ma del famoso (o famigerato) salario d’ingresso non s’è scorta quasi traccia. Proprio per questo Luigi Cipriani, già consigliere comunale del Gruppo Indipendente Libertà, tornato spesso alla carica e, con tanto di interrogazione e nota scritta indirizzata al dirigente-responsabile, chiesto di conoscere prima di tutto quanti erano gli “stagisti” avviati al lavoro e presso quali aziende aderenti al piano predisposto, appunto, dall’Amministrazione Comunale targata Emiliano-1. Ma la curiosità dell’ex consigliere sulle eventuali ditte che declinarono l’invito al programma comunale, e per quali motivi è rimasta lettera morta e, a questo punto, forse non è più nemmeno importante conoscere l’ammontare dei costi riguardanti commissione esaminatrice e tutto il necessario per l’espletamento del progetto, allestimento Box compreso. Insomma, quanto è costato al contribuente barese ipertassato questo “carrozzone” definito salario d’ingresso che, a quanto pare, al lavoro ha avviato ben pochi disoccupati baresi. Eppure il Sindaco in una delle sue tante interviste rilasciate ai giornali tempo fa aveva assicurato che entro la fine di dicembre 2006 (ben prima, dunque, della mitica promessa di creare 30mila posti di lavoro…) sarebbe salpata la nave-salario d’ingresso inventata dal suo ex assessore Boccia. E Cipriani, per tutta risposta, replicava, denunciando la “…politica delle promesse non mantenute, secondo una tradizionale usanza, ormai consolidata ed attuata da parte dell’attuale Amministrazione Comunale”. E che tale tradizione trovasse l’ennesima conferma lo si vedeva già dal bando emanato dal Comune per la selezione di circa trecento “stagisti”, da avviare, sempre secondo le promesse del Sindaco e del suo Assessore al Bilancio dell’epoca, all’occupazione presso le varie imprese della nostra Città. Un bando a favore dei disoccupati per i quali l’Amministrazione Comunale aveva, appunto, previsto il “famoso” Salario d’ingresso, con fondi a carico del civico bilancio. Poche le notizie fin dal primo momento, pur essendo passato tantissimo altro tempo dalla data programmata per la sua attuazione. L’Amministrazione Emiliano aveva sbandierato ai quattro venti che, gli avviamenti dovevano avvenire entro i primi giorni di settembre 2006, previo il rispetto dell’iter previsto per visionare (da parte di una apposita Commissione) le istanze e valutare i titoli ad esse allegati, al fine di formulare la relativa graduatoria entro i primi giorni di settembre, per poi dare seguito alle collocazioni nei cicli produttivi”. Tuttavia non era partito nel migliore dei modi il salario d’inserimento, bersagliato fin dall’inizio proprio dal capogruppo Indipendente in Consiglio, anche se in assessorato e commissione sono andati avanti lo stesso, preoccupandosi di diffondere tutte le informazioni sui bandi per favorire i disoccupati. Nel mirino era finita la Delibera di Giunta n°  519 del 14 giugno dell’anno scorso riguardante, appunto, il salario d’ingresso, ed in particolare la valutazione dei “curriculum vitae” contenuta al punto 9) che Cipriani considerava  “assolutamente illegittimo”. A preoccupare, in altri termini, il criterio dell’ attribuzione del punteggio ai fini della redazione della graduatoria finale, visto che la commissione ha assegnato al curriculum di ciascun candidato, in maniera “meramente discrezionale”,  un punteggio sino a “quattro” punti. “Si tratta di previsioni del tutto inique sotto il profilo sociale: non si tratta di una procedura concorsuale per titoli, bensì di una iniziativa finalizzata all’avviamento di giovani disoccupati nel mondo del lavoro”, sibilava il buon Cipriani, che dopo aver spiegato tutto in  un’animata conferenza stampa con tanto di cartelloni, aveva già rivolto un’altra interrogazione a Sindaco e Assessore all’Economia. Chiedendo, altre notizie, puntualmente mai arrivate: silenzio anche sul significato “sociale” dell’iniziativa Comunale, senza contare che i fondi erogati per il salario d’ingresso costituiscono denaro dei cittadini baresi contribuenti, e non certo soldi dei partiti. Cipriani, oltre ad aziende interessate e spese affrontate finora dal Comune, aveva anche chiesto di conoscere i criteri di selezione dei componenti della Commissione tecnica che ha valutato i “curricula”, di conoscere se la commissione non sia stata integrata da qualche “famigliare” degli stessi consiglieri. L’assessore Boccia e poi chi prese il suo posto, Cinzia Capano (anche lei destinata a carriere su scanni ben più blasonati, di quelli del Comune di Bari) sono andati avanti lo stesso a carrarmato, nonostante polemiche e interrogazioni, anche perchè per Boccia sarebbe stata la prima volta in Italia che prendeva piede una iniziativa del genere a favore del lavoro, ispirandosi a modalità tipicamente anglosassoni.

 

Ma cos’è il salario d’ingresso?

 

Il salario d’inserimento finanziato nel 2006 dalla rinegoziazione del debito e dal 2007 dalla fiscalità locale, strumento innovativo secondo gli amministratori comunali consentirebbe ai giovani disoccupati baresi d’entrare in fabbrica con uno stipendio che sarebbe stato pagato dal Comune: 750 euro netti al mese per sei mesi, erogati direttamente alle persone e non alle imprese, per l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro sul territorio. Interessanti i numero sbandierati dall’ex assessore Boccia: il primo anno copertura fino a 3 milioni di Euro per 600 giovani complessivi, a regime il Comune spera di dare quest’opportunità a 1000 giovani l’anno. Oltre 40 mila disoccupati, il 60 per cento di disoccupazione giovanile, un reddito medio della popolazione attiva poco superiore ai 13 mila euro l’anno e oltre 10.000 giovani persi in dieci anni (la Puglia ne ha persi ben 125 mila nell’ultimo decennio), hanno spinto la giunta diretta dal sindaco Michele Emiliano ad affrontare direttamente il problema lavoro. Poi, però, tutto s’è improvvisamente arenato, rischiando di mandare all’aria sogni di gloria per Boccia ed Emiliano, ma soprattutto le speranze dei disoccupati baresi, costretti a presentare curricula che potrebbero trasformarsi nella solita carta straccia. Che cosa è accaduto? Appena cinque anni or sono dagli uffici del Comune assicuravano che la Commissione era ancora al lavoro per verificare eventuali errori materiali nella compilazione delle domande presentate dai poveri candidati. Ma in realtà ci sono altre nuvole all’orizzonte. E considerato che oramai siamo al tramonto del secondo mandato del sindaco-magistrato e che, dopo le promesse scoppiettanti e qualche deliberazione adottata pro-forma, ancora non trapela alcuna notizia circa l’avviamento al lavoro dei disoccupati interessati al bando per questo benedetto salario d’ingresso, non c’è da preoccuparsi: dopo l’ingresso dalla porta principale, il salario s’è subito avviato verso l’uscita secondaria di Palazzo di Città, senza dare troppo nell’occhio…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 12 Dicembre 2012

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