Cultura e Spettacoli

Il segreto di Pearl Harbour

I giapponesi a Pearl Harbour non colsero di sorpresa nessuno. Le forze navali USA furono deliberatamente tenute all’oscuro dell’avvicinarsi della minaccia nipponica poiché solo un attacco che apparisse proditorio (in realtà l’Impero del Sol Levante cadde in un’abile trappola) poteva giustificare l’ingresso in una guerra sgradita al popolo e graditissima invece alla grande industria che da quella sanguinosa avventura contava e non a torto di ricavare enormi profitti sia a breve che a lungo termine. E’ una tesi che si è fatta strada dopo l’attentato alle Torri Gemelle. Mario Romeo, barese classe cinquanta e autore di alcune pubblicazione che hanno per oggetto aspetti controversi della seconda guerra mondiale, lavora di fantasia intorno a questa tesi e firma ‘L’inganno dell’aquila pescatrice e la lezione del Principe’, uno libro edito quest’anno dalle Edizioni La Carmelina. E’ la vicenda di Art Kolby, un coraggioso cronista dello Chicago Tribune che casualmente viene in possesso di documenti segreti che svelano la pianificazione della strage di cui sopra. L’idea di far pubblicare quei documenti dalla testata su cui Kolby scrive si rivela irrealizzabile. Essendosi esposto, il giornalista deve darsi alla fuga insieme alla sua Lilli. La guerra poi scoppia senza che i documenti divengano di dominio pubblico. Romeo frange il suo lungo racconto (duecentoventuno pagine) in diciotto agili capitoli che agevolano la lettura e garantiscono un ritmo serrato. La scrittura di Romeo, asciutta, ricalca il modello statunitense che da noi spopolò a partire dagli anni sessanta con una fortunatissima collana di romanzi dedicati allo spionaggio edita da Mondadori : ‘Segretissimo’. Mentre un possibile riferimento cinematografico è il cinema noir del dopoguerra (la coppia Bogart-Bacall sarebbe stata ideale per vestire i panni di Kolby e Lilli). A proposito di donne, latita la figura femminile nell’opera di Romeo.  A parte Lilli e, in apertura, la conturbante Blondie, il campionario umano è rappresentato da soli uomini. Uomini non certo della pasta migliore, facilmente immaginabili con un panama in testa, collo della camicia sbottonato, nodo della cravatta pendente, cicca all’angolo della bocca, piedi allungati su qualche tavolo, sedie utilizzate con la spalliera al contrario e battuta greve  che scalpita sulle labbra in attesa dell’occasione d’essere sparata con arroganza o frivolezza stupida, entrambe in puro stile stelle e strisce. Qualche luogo comune in meno e qualche alleggerimento non avrebbero nuociuto ad un libro che comunque si legge con sufficiente piacere. Bella la copertina, meno felice la scelta dei caratteri tipografici.

Italo Interesse


Pubblicato il 29 Ottobre 2014

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