Cultura e Spettacoli

Il tenero Enrico, ferro e velluto

E’ stato più volte ribadito che senza essere toccato dalla follia della moglie Pirandello non avrebbe mai elaborato, e nei termini che hanno fatto di lui un gigante del teatro, il tema dell’equilibrismo tra follia e assurdo. Volendo rappresentare questo sentimento, quali modalità adottare? Ettore Catalano opta per quelle più ragionevoli e perciò compone un ideale Prologo che, pur se pensato in riferimento a un determinato testo, a nostro avviso ha un po’ il sapore dell’introduzione ‘ad ampio spettro’ alla drammaturgia di Pirandello. Venerdì scorso al Castello era di scena “Enrico IV”, ultima produzione dell’Abeliano. In apertura, diciamo così, un Pirandello tenero e paziente, un po’ smarrito deve tenere testa ad un’indemoniata Antonietta che, fulminata dalla caratura delle donne che popolano il teatro del marito, prende per vere queste “fimminazze” e dà la stura ad una sapidissima scena di gelosia. Teatro nel teatro, proprio alla Pirandello, la breve performance conferma il talento della nostra Antonella Genga e di Antonio Salines, uno dei pochi mostri sacri del teatro italiano rimasti in attività. Salines, poi, si spoglia dei panni del Maestro e veste quelli del borghese romano che si finge pazzo per mangiare freddo il piatto della vendetta. Panni nei quali egli assume un colore serafico, candido e inerme, quasi un bimbo (opportunamente ‘Io se che a me bambino’ è il sottotitolo della messinscena). La sua parola non è mai tagliente, nei suoi doppi sensi, nelle allusioni, nelle cose lasciate a metà manca l’acredine, la malcelata furbizia. Attenzione però, c’è ferro sotto il velluto del guanto… Bravo Salines nel rendere poco ‘teatrale’ il suo Enrico poiché ciò ne fa un assassino credibile, appunto perché imprevedibile. Il resto è un solenne valzer di figure che la regia di Vito Signorile ben adegua ai limiti e alle seduzioni della doppia scalinata del maniero federiciano. Ma la novità più grande è stata la serie di proiezioni che avendo per schermo la muraglia ha accompagnato il lavoro dall’inizio alla fine. Proiezioni pertinenti e grandiose (visual : Mario Cristofaro e Luca Ruzza – tecnico : Michele Masotti). Applausi convinti della folta platea per Tina tempesta, Alfredo Vasco, Enzo Vacca, Mino Decataldo, Stefania Bove, Marcantonio Gallo, Francesco Lamacchia, Patrizio Altieri. Una volta di più l’Abeliano c’è. Signorile e compagni l’hanno gridato forte nel pozzo nero della coscienza di un Potere stupido prim’ancora che dannoso. L’hanno fatto senza mettere fiori nei cannoni, incatenarsi o digiunare. Continueranno a farlo nel modo a loro più congeniale e, in fondo, più ragionevole, cioè facendo teatro di qualità e utilizzando in prevalenza le gran belle risorse che il territorio mette a disposizione.
Italo Interesse


Pubblicato il 6 Giugno 2012

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio