Cultura e Spettacoli

Industria e indignazione

Giustamente attaccati dalla moderna pedagogia, i Grimm, almeno fino agli anni settanta, hanno trovato sostegno nell’industria del cartone animato statunitense. In mano alle furbe rielaborazioni disneyane le asprezze sanguinarie e il cinismo disinvolto dei protagonisti delle fiabe della tradizione popolare tedesca  (fiabe che i due fratelli di Hanau raccolsero e rielaborarono) passano per innocenti necessità in vista del solito, mieloso finale, pensato per ribadire rassicuranti e ‘formativi’ valori piccolo borghesi. Contro una scuola di pensiero ancora dura a morire si scagliano Ricci e Forte, dell’omonima compagnia teatrale, con ‘Grimmless’. Lo spettacolo, diretto da Stefano Ricci e interpretato da Anna Gualdo, Valentina Beotti, Andrea Pizzalis, Giuseppe Sartori e Anna Terio, è andato in scena al Kismet fra sabato e domenica scorsi. Una messinscena esuberante, però eccessiva, che al termine ha raccolto grandi acclamazioni. ‘Grimmless’ ha certamente il pregio di denunciare con intelligenza la malizia con cui la peggiore informazione ‘tratta’ quegli stessi spunti di cronaca che agli Antichi permisero di macinare miti, fiabe e leggende. Per fare questo, però, si spalanca inutilmente a 360° annacquando il messaggio ; lo spettacolo allora scivola nel non senso, si compiace dell’incomprensibile, scade nel gratuito. E’ vero che la dimensione teatrale di Ricci e Forte contempla un senso ‘pirotecnico’ della drammaturgia, tuttavia spiace vedere un così felice motivo di riflessione smarrire i propri connotati a favore di un desiderio di stupire che spesso appare fine a sé stesso. –  Non è stato un gran fine settimana al teatro di Strada San Giorgio. Trenta minuti dopo ‘Grimmless’ era in cartellone ‘InFactory’ di Matteo Latino, per la regia e l’interpretazione dello stesso autore in coppia con Fortunato Leccese. Anche qui uno spunto brillante trova uno svolgimento inopportuno. ‘InFactory’ riflette su altra e anche peggiore industria, quella della macellazione. Due vitelli condividono la fatale attesa dentro un mattatoio. Poi, per un ‘deragliamento’ della coscienza a confrontarsi si ritrovano due uomini. Il tema della macellazione ‘sociale’, così, si mette in parallelo a quello della catena di montaggio che nel nome della Bibbia mette polli e bovini al servizio della nostra tavola. Come già detto, lo sviluppo tradisce le premesse. ‘InFactory’ è messinscena buia , cupa, impenetrabile, affatto amica dello spettacolo. Ugualmente buona, ancora una volta, l’accoglienza della platea. – Prossimo appuntamento al Kismet, sabato 27 e domenica 28 aprile con ‘DAB_Danza A Bari’.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 18 Aprile 2013

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