Cultura e Spettacoli

La donna aveva le stimmate, profetava …

In origine il cilicio era una veste particolarmente ruvida e resistente che i soldati romani interponevano fra l’armatura e l’indumento intimo. Con l’avvento del cristianesimo gli anacoreti cominciarono a indossare il cilicio sulla nuda pelle per fare penitenza. Questo strumento di auto mortificazione restò in uso in alcuni ordini religiosi. Il cilicio è poi andato incontro a una ‘evoluzione’ che lo ha portato ben lontano dall’originale indumento, pur conservandone il nome. Il ‘moderno’ cilicio consiste in una larga cintura in maglia di ferro spinato da stringere intorno alla vita o alla coscia in modo da provocare un dolore costante ma sostenibile. Gli ultimi ‘cultori’ del cilicio (ma chissà che nell’era globale qualche fanatico non lo impieghi ancora) risalgono all’Ottocento. Sappiamo per certo che una religiosa pugliese vissuta a Oria tra il 1825 e il 1888 indossò a lungo il cilicio. Maria Palma Mattarelli nel 1848 rimase vedova dopo sei anni di matrimonio e dopo aver messo al mondo tre figli,  scomparsi prematuramente. Da quel momento questa donna analfabeta e di umilissime origini si dedicò a una vita di preghiera e di ascesi. Nel 1858 ricevette le stimmate. In seguito rivette altri ‘doni’ :  profetare, avere visioni e andare in estasi. Il clamore che si sollevò intorno a lei attrasse devoti, curiosi e scienziati. Preoccupata dalla piega che le cose stavano prendendo, l’Autorità religiosa confinò la donna presso l’Orfanotrofio San Domenico, un ospizio per fanciulle. Lì Maria Palma rimase pressoché segregata sino a quando la Chiesa dichiarò “non autentici” i fenomeni mistici che le venivano attribuiti (osserviamo en passant che a tutt’oggi non è stata avviata alcuna causa di canonizzazione in favore di Maria Palma d’Oria). Finalmente libera di abbandonare l’ospizio, Maria Palma trovò accoglienza nella casa di un suo devoto, Federigo Marsella, dove morì nel 1888. Torniamo ora alle mortificazioni che la Beata si inflisse sino al 1868, anno in cui i suoi confessori riuscirono a convincerla a desistere dal tormentare ulteriormente un corpo già abbastanza provato. Una relazione stilata in proposito dai suoi confessori parla di “due cilici a punte e a maglie di ferro filato ed una funicella di canapa a nodi e tutti e tre son della vita. Un cilicio a punte e a maglia di ferro filato per le cosce e questo gliele aveva dato Maria SS. quando stava tra le monache di S. Domenico ed un altro per il costato di simil fatta, in certuni punti bruciato. Una disciplina di ferro filato a cinque fila, in ciascuna delle quali vi sono due ordini di cinque stellette di ferro e se non si osserva intrisa di sangue si è perché usava l’industria di lavarla per non scoprirsi”. Si ritiene assai probabile che qualcuno di questi cilici sia stato donato da Padre Annibale di Francia, il sacerdote che Palma incontrò due volte ad Oria e al quale profetizzò che avrebbe fondato le congregazioni dei Rogazionisti del Cuore di Gesù e della Figlie del Divino Zelo.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 4 Febbraio 2016

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