Cultura e Spettacoli

La grotta del prete-brigante

La Murgia Tarantina è un complesso collinare di natura carsica che si distingue per il numero particolarmente elevato di anfratti. Molti di questi in età classica furono importanti sedi cultuali. E’ il caso delle grotte di Monte Sant’Angelo (a Statte), Di Buccito, di Monte Fellone, di Monte Orimini, di Monte Vicoli e di Papa Ciro. Tramontata l’era pagana, alcune di queste caverne sono state utilizzate diversamente, anche in contrasto col passato religioso. Quando non hanno dato ricovero a greggi, vagabondi e animali selvatici, queste cavità hanno difeso la latitanza di molti fuorilegge. E’ il caso della grotta di Papa Ciro, che si apre alle pendici dell’omonima altura (352 s.l.d.m.) nel territorio di Grottaglie. Si tratta di una cavità (vedi immagine) a sviluppo orizzontale, larga 6 metri, alta in media 2 e profonda 35; ma attraverso cunicoli che conducono ad altre cavernette terminali lo sviluppo complessivo raggiunge i 52 metri. Si stima potesse ospitare una quindicina di persone ed altrettanti cavalli. Considerando che due secoli fa essa trovava posto all’interno di una selva così intricata da poter essere percorsa senza rischio di smarrirsi solo da pochissime persone e che il suo ingresso era quasi totalmente ostruito dalla vegetazione, la grotta di Papa Ciro rappresentava un nascondiglio perfetto per una banda di briganti. E briganti ospitò, tra il 1803 e il 1817, tutti agli ordini del più efferato criminale della storia di Puglia. Prima di essere giustiziato Papa Ciro confessò di aver ucciso personalmente settanta persone. Tanta efferatezza si spiega anche col fatto che i latifondisti della zona usarono l’Annicchiarico per compiere vendette personali e altri fatti illeciti, il tutto allo scopo di mantenere sottomessa la popolazione, in cui sempre più si andavano diffondendo gli ideali di uguaglianza diffusi dall’avvento della Repubblica Partenopea. Quando il cosiddetto prete-brigante morì – Ciro Annicchiarico aveva vestito l’abito talare prima di darsi alla macchia, travolto da una vicenda che di religioso aveva ben poco -il popolino (sempre incline a travisare ed enfatizzare e che già aveva parteggiato per lui durante il periodo della latitanza) lo elevò a campione dei diritti negati. In realtà l’Annicchiarico non fu alcune eroe, incarnando invece il prototipo del fuorilegge per indole, anziché per scelta politica. Come tale, nulla ebbe a che spartire con tutti gli uomini dell’ex Regno Duosiciliano i quali all’indomani dell’Unità insorsero contro le forze del neonato Regno d’Italia e che una sbrigativa lettura della storia continua a bollarli come briganti invece di chiamarli Insorti o Soldati Liberatori.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 7 Febbraio 2019

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