Cultura e Spettacoli

La guerra e l’amore epistolare

La figura della ‘madrina di guerra’ nacque in Francia durante la Grande Guerra. Il fenomeno poi divenne virale in tutte le nazioni coinvolte in quella carneficina. Nacque per iniziativa dell’Alto Comando francese, giustamente preoccupato che i rovesci iniziali e il prolungarsi del conflitto potessero far crollare il morale di quei soldati che non ricevevano corrispondenza. Si cominciò allora a chiedere a ragazze in età da marito di candidarsi per corrispondere, previo sorteggio, con i militari che avessero fatto richiesta di questo ‘servizio’. A individuare le madrine ammesse al sorteggio (modalità che impediva qualunque arbitraria ‘assegnazione’) provvedevano cappellani militari, sindaci e parroci. Avevano così inizio carteggi da cui talora prendevano vita storie d’amore, alcune elle quali evolute in  matrimonio a guerra finita. Al tema è stato dedicato un film, girato in Puglia, a Taranto. ‘La nave bianca’ (1941) segna l’esordio alla regia di Roberto Rossellini. Questo ‘racconto navale’, come fu definito dal Centro Cinematografico della Marina che lo produsse, venne realizzato col contributo di attori non professionisti, tra cui molti elementi degli equipaggi delle due unità coinvolte : la Littorio (nave da battaglia) e la Arno, una nave ospedale (quella ‘bianca’). A parte poche scene girate a terra (il ponte girevole, la stazione ferroviaria), il film è interamente ambientato a bordo delle due navi. In ‘La nave bianca’ tutto trova  inizio e fine a Taranto, dove germoglia e poi sboccia la toccante storia d’amore tra il marò fuochista Augusto Basso imbarcato sulla Littorio e Elena Fondi, sua ‘madrina di guerra’, una giovanissima maestra di scuola elementare. Dopo mesi di corrispondenza, Augusto ed Elena decidono d’incontrarsi. L’appuntamento è alla stazione ferroviaria (vedi immagine). Ma quando lui sta per lasciare la nave, giunge l’ordine di imbarco. Non sapendo come avvisare Elena, Augusto torna desolato al posto di combattimento. Intanto Elena, dopo un’inutile attesa alla stazione, intuisce tutto e corre verso il Ponte Girevole. Arriva appena in tempo per assistere al passaggio sontuoso dell’immensa unità. Scandita da un motivo epico, la scena – la più celebre di tutta la pellicola – si fa apprezzare per l’intensità dello sguardo di lei e il felice montaggio. La storia ha poi uno sviluppo avventuroso : Durante uno scontro a fuoco, Augusto resta gravemente ferito. Viene perciò trasferito a bordo della nave ospedale Arno, dove ora presto servizio Elena, che intanto si è arruolata nel corpo delle crocerossine volontarie. Elena riconosce Augusto ma per non turbarne la difficile degenza decide di non svelare la sua identità. tanto più che Augusto, al pari degli altri feriti, è preoccupato per la sorte della loro nave che non ha ancora fatto ritorno in porto. Elena si fa dettare da Augusto una lettera indirizzata a se stessa e gli scrive una lettera di risposta. Dopo avergliela letta, Augusto la riconosce. La nave rientra finalmente in porto, tutti i compagni di Augusto escono sul ponte per salutarla mentre lui è ancora immobilizzato a letto. Con l’aiuto di Elena che lo abbraccia e lo solleva, anche Augusto riesce a vedere il passaggio della nave attraverso l’oblò… Benché film ‘di regime’,’La nave bianca’ ottenne i migliori riconoscimenti a guerra finita. Significativo il giudizio di Gian Piero Brunetta nel suo ‘Cinema italiano dal sonoro a Salò’, (vol. III, Einaudi, Torino, 2000, p. 355.) : “ Rossellini mette subito in luce le sue capacità di raccontare cercando di aggirare con tutti i mezzi il ricorso a figure retoriche forti. Il suo cattolicesimo lo fa porre al di là di un’ottica coinvolta nella contingente ideologia bellicista, così come le sue scelte antispettacolari sono forse scelte di etica a cui resterà per sempre legato. Lo stile dimesso, l’immediatezza della costruzione dell’inquadratura non risultano affatto centrifughe rispetto alle direttive del regime, ma neppure ne esaltano la vis guerresca”.

 

Italo Interesse

 

 

 


Pubblicato il 3 Agosto 2019

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