Cultura e Spettacoli

La rivolta del pane, 116 anni fa

Il 7 maggio 1898, dunque esattamente 116 anni fa, a Milano il generale Bava Beccaris ordinava all’esercito di sparare sulla folla che manifestava per l’aumento del prezzo del pane. Il numero dei morti è rimasto imprecisato : 80 secondo il Governo, oltre 300 secondo l’opposizione. “L’esercito italiano, scrive Romano Bracalini in ‘Brandelli d’Italia’,  riportava sempre splendide vittorie quando doveva combattere contro la folla disarmata” (Bava Beccaris venne insignito da Re Umberto ‘per i servigi resi all’umanità’). Il fattaccio di Milano aveva avuto gravi precedenti in Romagna, in Toscana e in Puglia. Da noi i primi disordini ebbero luogo a Bari il 27 aprile. Una torma di popolani inferociti devastò il Municipio e gli uffici della Guardia Municipale, della Pubblica Sicurezza e dell’Esattoria Fondiaria. A guidare la folla era tale Anna Quintavalle, detta poi La Portapannera (la portabandiera), “una megera” venuta fuori da “un tugurio” sventolando “una bandiera del Montenegro” (La Sorsa). La clamorosa protesta non produsse alcuno spargimento di sangue, al contrario di quanto accadde a Molfetta e Minervino Murge il 1° maggio. A Molfetta l’esercito sparò sul popolo che aveva attaccato l’Ufficio Centrale del Dazio-Consumo. Pesantissimo il bilancio : sei morti e undici feriti. I tumulti di Minervino furono ancora più gravi, anche se causarono un numero inferiore di morti (‘appena’ tre). A distinguerli da quelli di Bari e Molfetta fu la novità dell’assalto alle case dei più ricchi. I saccheggi più gravi riguardarono le case del dottor Brandi e del mugnaio Barletta. Brandi provò a difendersi sparando sugli assalitori ; ne uccise uno ma il gesto non bastò a disperdere la folla che dopo un attimo di disorientamento tornò all’attacco (il povero Brandi venne linciato). Ancora più drammatici i disordini sotto casa dell’odiatissimo Barletta, accusato d’essere intercettatore di grano e usuraio. Per placare gli animi il Barletta gettò denaro dal balcone (circa sessantamila lire) ma i  tumultuanti glielo rigettarono gridando che volevano solo la sua pelle e, abbattuto il portone, lo raggiunsero sul tetto dove si era rifugiato e lo ammazzarono. Ristabilita la calma, a Bari, Molfetta e Minervino numerose persone si ritrovarono sul banco degli imputati. A Bari il Tribunale Militare giudicò con prevedibile severità. Andò meglio per gli accusati a Molfetta e Minervino dove a giudicare fu l’ordinaria magistratura. A Molfetta 19 persone se la cavarono con pene detentive che andavano da uno a tre  anni, mentre altri 53 furono assolti per “inesistenza di reato”. A Minervino in tredici furono condannati a 21 ani di carcere per l’omicidio Brandi, mentre per l’omicidio del Barletta una decina di persone venne spedita in carcere per dieci anni.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 7 Maggio 2014

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