Cultura e Spettacoli

La scomoda penna di Leogrande

Taranto non si arrende e in tutti i modi studia come ripartire, una volta gettato alle spalle il disastro industriale. In questo fermento di rinascita s’inserisce un progetto di riqualificazione urbana che interessa anche la Biblioteca Comunale Pietro Acclavio. In attesa della riapertura, che si annuncia prossima (si parla del mese prossimo), una parete esterna della biblioteca è stata impreziosita da un murale firmato da Cosimo Caiaffa. L’opera riproduce il volto di Alessandro Leogrande, uno dei migliori figli della Taranto del secondo Novecento, nato nel 1977 e precocemente scomparso all’età di quarant’anni. Asciugare questa figura nei termini di un affermato scrittore e giornalista è riduttivo. Per quanto certe espressioni abbiano fatto il loro tempo, Leogrande esemplificò il concetto di ‘paladino degli oppressi’. Ogni sua parola fu “in difesa degli ultimi e dei ferocemente sfruttati nei più diversi contesti : nell’ambito del caporalato, degli immigrati, dei desaparecidos in Argentina, e ovunque ci sia stato un sopruso”. Persino quando si occupò di calcio (‘Il pallone è tondo’, ‘Ogni maledetta domenica’) colse il destro per denunciare le mafie che inquinano questo sport.  Taranto gli si è manifestata riconoscente : Oltre il murale di cui prima, gli ha dedicato un tratto delle sue passeggiate a mare. Altrettanto riconoscente si è manifestata Tirana, che due anni fa a Leogrande ha dedicato una via. L’omaggio albanese è legato ad uno dei tanti libri inchiesta dell’intellettuale e attivista tarantino : ‘Il naufragio, Morte nel Mediterraneo’ (Milano, Feltrinelli 2011). L’opera si occupa della tragedia del Venerdì Santo del 1997, giorno in cui nel canale d’Otranto andò a fondo la Katër i Radës. In origine era questa una motosilurante di produzione sovietica ceduta insieme ad altre dieci gemelle alla Marina albanese tra il 1957 e il 1960. Il 28 marzo del ’97, nell’ambito del disordine dell’Albania post-comunista in quel momento in balia di una grave crisi finanziaria, l’imbarcazione (che intanto era stata trasformata in motovedetta) venne rubata nel porto di Saranda da gruppi criminali che gestivano il traffico di immigrati clandestini. Carica di 120 persone dirette in Italia, la Katër i Radës venne intercettata nel Canale d’Otranto dalla corvetta Sibilla. Nella fase più convulsa della navigazione (la Sibilla manovrava per impedire l’accesso alle acque territoriale alla della nave albanese, che a sua volta cercava di forzare il blocco), le due imbarcazioni entrarono in collisione. Nell’incidente ebbe la peggio la  Katër i Radës che andò a fondo. Il bilancio fu 81 morti e 24 dispersi. Successivamente recuperata, la motovedetta albanese avrebbe dovuto essere demolita. Venne invece salvata ed affidata al comune di Otranto, che ne ha fatto un monumento alla memoria di tutti i migranti morti. Quanto alla Sibilla,  è stata radiata il 14 maggio 2017.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 23 Settembre 2020

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