Cronaca

L’assenteismo di Decaro alla Camera e la provocazione morale degli amici di Di Paola

Alla polemica sulle mancate dimissioni da deputato di Antonio Decaro (Pd), scaturita dopo la sua candidatura a sindaco, come d’altronde prevede lo statuto del Pd e, soprattutto, come ha fatto il suo collega toscano Dario Nardella (anch’egli deputato del Pd), che alle amministrative del 25 maggio prossimo sarà candidato a sindaco di Firenze al posto di Matteo Renzi diventato recentemente premier, si è aggiunta ora anche quella, forse più interessante, sullo stipendio da parlamentare incassato da Decaro per il mese di febbraio senza che abbia partecipato ad alcuna delle 368 votazioni svoltesi a Montecitorio nello stesso periodo. In altri termini il deputato barese del Pd nello scorso febbraio si è assentato per tutto il mese dall’Aula della Camera, evidentemente per impegni legati alla sua candidatura a sindaco, però ha regolarmente percepito lo stipendio che gli compete come deputato. Ed anche se ciò da un punto di vista normativo è perfettamente legale, sotto l’aspetto etico non è sicuramente tollerabile ad un politico che si propone per la guida del Comune di Bari all’insegna dell’efficientismo e della novità. Anzi, è uno dei peggiori biglietti da visita che un giovane politico possa offrire, perché richiama alla mente dei cittadini comuni uno dei tanti odiosi privilegi di cui gode classe politica italiana, che a prescindere dall’impegno profuso e dall’effettiva attività svolta percepisce lo stipendio relativo alla carica, come nel caso di Decaro innanzi accennato, pur non avendone svolte effettivamente le funzioni, essendo stato assente perché impegnato nella propria campagna elettorale a sindaco di Bari. A sollevare il caso, e quindi la polemica, questa volta non è stato né uno degli altri candidati in corsa con Decaro per l’elezione a Primo cittadino, come è avvenuto in precedenza da parte di Desirèe Digeronimo per le mancate dimissioni di Decaro da deputato (e quindi del fatto che si tiene comunque un “paracadute” in caso di mancata elezione a sindaco), né alcuni esponenti stessi del Pd che avrebbero interesse alle dimissioni di Decaro per fargli subentrare in Parlamento un “dalemiano doc”, l’avvocato leccese Friz Massa, ma i responsabili di una nuova lista civica, “Lavoro per Bari”, che alle prossime amministrative appoggerà la candidatura a sindaco di Mimmo Di Paola. E trattandosi comunque di soggetti interessati a screditare il candidato sindaco del centrosinistra, nel comunicato di denuncia politica vanno giù pesante con le critiche e per questo, tra l’altro, rilevano: “Non per malattia, non per missione, no in aspettativa. E quindi migliaia di euro  di stipendio pagati dai contribuenti regolarmente accreditati sul conto corrente dell’Onorevole”. E, proseguendo con lo stesso tono, rincarano pure la dose contro il deputato barese assenteista per impegni legati alla candidatura a sindaco: “Onorevole che a febbraio è andato in giro per le strade di Bari a farsi campagna elettorale”. Ma la nota dei responsabili di “Lavoro per Bari” non si ferma solo alla denuncia, perché prosegue anche passando all’ironia: “E passi che non risponde alle domande scomode di un avversario politico quale siamo. E passi anche che vada in giro dicendo che sarà diverso e migliore da chi ha governato la città negli ultimi 10 anni, dimenticando che lui ha amministrato, insieme ad Emiliano, la città di Bari proprio negli ultimi 10 anni. Ma che continui a percepire lo stipendio da parlamentare nonostante negli ultimi mesi abbia prodotto 0 (zero) alla Camera dei Deputati (come risulta dall’estratto del sito web di Montecitorio, a fianco pubblicato,  di riepilogo del mese di febbraio scorso delle partecipazioni alle votazioni) perché impegnato a fare campagna elettorale, No”. Per concludere, poi, la nota con una proposta provocatoria, che è anche una sorta di sfida morale a Decaro: “Se non vuole dimettersi da parlamentare come altri del Pd hanno fatto, almeno restituisca lo stipendio di febbraio”. Ed inoltre spigano, ironizzando ancora: “Se un dipendente qualunque si assenta dal lavoro senza giustificazione, può essere sanzionato e anche licenziato. Ma lui non è un dipendente qualunque. Lui è Antonio Decaro”. E con tale retorica precisazione si conclude il comunicato-denuncia della civica “Lavoro per Bari”. Peccato però – rilevano dalla controparte alcuni sostenitori del parlamentare Pd assenteista per ragioni di campagna elettorale – che a sollevare questa polemica siano i responsabili di una nuova lista civica civetta, di cui non si conoscono ancora i nomi che la compongono, ma solo gli ispiratori di detta civica. E neppure tutti Infatti, sarebbe sicuramente interessante conoscere, come suole dirsi anche in politica, da che pulpito viene effettivamente la predica, per capire se trattasi solo di gossip da campagna elettorale oppure se ad ispirare la polemica c’è qualcuno della casta parlamentare pugliese che può davvero fare la morale al collega Decaro. Ora, difatti, per essere realmente credibili agli occhi dei cittadini sfiduciati dei politici forse non bastano più le sole sigle, ma servirebbe probabilmente metterci anche la faccia. E quantomeno il nome. Anche nei comunicati.

     

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 18 Marzo 2014

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