Cultura e Spettacoli

Le donne pregavano, lo Ionio rispondeva

Sono sette i comuni e le località pugliesi che presentano chiese consacrate al culto della Madonna della Neve : Copertino, Crispiano, Gallipoli, Neviano, Orsara e Strudà. A Gallipoli e Orsara le forme di devozione sono legate a note di colore  particolarmente vivaci. In ‘Roberto il Diavolo’, Giuseppe Castiglione (1804-1866) racconta che nel Quattrocento le mogli dei pescatori di Gallipoli si recavano nella cripta dell’antica chiesa (distrutta e ricostruita) di Maria  ad nives seu de Cassopo per venerarne l’icona e riceverne responsi sul ritorno dei mariti imbarcati : Nella cripta accanto all’icona vi era una finestrella che dava direttamente sul mare ; dal modo in cui esso si increspava appena dopo l’invocazione quelle donne avevano imparato a ‘leggere’ la  sorte del loro congiunto… A Orsara la continuità del culto della Madonna della Neve ha conosciuto un vuoto di 77 anni. A determinarlo non fu un calo del sentimento mariano bensì una sorta di ‘amnesia’ conseguente ad una grave misura cautelare. Leggiamo cosa scrive il registro parrocchiale della Chiesa della Madonna della Neve di Orsara : “A dì 6 agosto 1722 Girardo Miscia della terra di S. Agata di Puglia di anni 28 è morto in questa terra di Orsara con un colpo di spada in tempo che stava facendo orazione nella cappella di S. Maria della Neve giorno della di Lei festività, essendo stato insidiato il detto da mastro Felice de Finis per una parola quasi innocente detta dal sopradetto Girardo”. Una ricostruzione ad opera di Leonardo Cotugno getta luce sull’episodio : Durante quella festività era uso allestire la sacra rappresentazione di un episodio biblico con attori che, armati, percorrevano a cavallo  le vie del paese. Nel corso di una di queste esibizioni uno spettatore avvertì un attore che la cinghia della sella della sua cavalcatura si era allentata. Ora, siccome “la parola ‘cinghia’ era offensiva perché si dava a chi aveva una sorella di dubbia moralità… il cavaliere si scagliò contro lo spettatore inseguendolo fin nella chiesa e uccidendolo”. Chissà come andò a finire. Il cavaliere non dovette cavarsela a buon mercato, perché uccidere un uomo in chiesa, luogo dove anche il peggior criminale era al sicuro dalla Legge, costituiva colpa gravissima. L’eco del fattaccio spinse l’Autorità a sospendere le ‘sacre rappresentazioni’. Ne risentì il culto della Madonna che decadde fino al divieto di celebrazione. Settantasette anni dopo, però, ecco la stessa Madonna tornare in auge. Era successo che nel maggio del 1799 le campagne di Orsara erano afflitte da una siccità rovinosa. Ridotti alla disperazione gli Orsaresi ‘rispolverarono’ la loro Madonna, che portarono in processione. Ebbene, piovve finalmente e i raccolti furono abbondanti. Il 5 agosto dello stesso anno la ‘valorosa’ Madonna rientrava in ‘servizio’.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 25 Luglio 2018

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