Cultura e Spettacoli

L’istmo salentino, quel sogno nel cassetto

Nel suo ‘Brindisi durante la prima guerra mondiale’ Giuseppe Andriani riporta che nell’imminenza dello scoppio del conflitto venne “riesumato” un progetto che già molti anni prima era stato giudicato “inutile e pazzesco”. Un progetto che si sarebbe rivelato di “grande utilità al progresso economico della regione” ma destinato ad essere nuovamente accantonato per i costi proibitivi e le ardue difficoltà tecniche. L’idea, già a suo tempo avanzata da Federico Di Palma, un giornalista e uomo politico nativo di Grottaglie (1869) e nel 1905 ribadita da uno studio di Luigi De Martino, consisteva in questo : un canale navigabile che congiungesse la due grandi basi pugliesi della Marina Militare. In sostanza, sul modello del Canale di Kiel che tagliando la penisola dello Jutland congiunge Mar Baltico e Mare del Nord con un risparmio di 280 miglia nautiche, l’istmo salentino avrebbe accorciato la rotta Taranto-Brindisi di un 300 km. Ma come realizzare il faraonico progetto? Si trattava di ‘raccordare’, allargandoli, i vari canali di scolo che percorrono il nostro territorio. Ciò significa che il percorso della via d’acqua artificiale avrebbe avuto un percorso tormentato invece che rettilineo. L’altissimo numero di curve bastava da solo ad escludere il transito anche delle più piccole unità (corvette, sommergibili e cacciatorpediniere). Più di un mas non sarebbe passato per quel budello serpeggiante ; al più ne avrebbe tratto vantaggio un contenuto traffico di chiatte e barconi-passeggeri. Troppo poco per giustificare un investimento di quelle dimensioni, con buona pace del bracciantato locale che per una decina d’anni si sarebbe visto affrancato dall’aleatorietà del malpagato lavoro campestre. Chissà quanto sarebbe mutato il volto di quell’angolo di Puglia con la costruzione dell’istmo salentino. Si pensi a cose come un lungo-canale alla periferia di Grottaglie, un porto ‘fluviale’ a Francavilla, un punto di rifornimento nafta nell’agro di Latiano. E tutti quei ponti ovviamente girevoli…? Ne avrebbe risentito, chissà se in positivo o meno, anche la fauna. Poi in quelle acque si sarebbe pescato, e non solo orate o spigole ; interferendo gli scavi con le falde, l’acqua del canale divenuta salmastra avrebbe ospitato numerose anguille. Nella messe di novità consideriamo pure una nuova figura professionale : il traghettatore, lavoratore indispensabile con tantissimi tratturi interrotti e braccianti, mandrie in difficoltà nel raggiungere ponti distanti fra loro per forza di cose anche molte miglia. Infine, con quel gratuito colpo di bisturi sulla carne del territorio, dinanzi a quella frontiera di fatto s’immagini quanto (nefasto) vigore avrebbe assunto il pan-salentinismo, quel senso snobistico di grandeur con cui nel leccese ora si guarda alla Puglia.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 8 Gennaio 2014

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