Cultura e Spettacoli

L’umanità non è ancora finita

La famiglia si adegua ai tempi e muta pelle. E’ bene farsene una ragione e regolarsi di conseguenza. Se la famiglia di tradizione ha chiuso il suo ciclo, si faccia largo a quella di fatto, questo microcosmo più vario, meno prevedibile e soprattutto flessibile, perciò meno esposto al rischio di spezzarsi quando potenti forze contrarie premono contro. In altri tempi la considerazione sopraesposta avrebbe potuto essere assunta a ‘morale della favola’ di ‘Una famiglia’, spettacolo scritto, diretto e (co)interpretato da Claudia Lerro. Prodotta da Teatri Di.Versi, questa messinscena della compagnia Teatrificio 22, ha debuttato e con grande successo domenica scorsa al Nuovo Abeliano. E’ la storia di tre  adulti, Vittorio, Teresa e Claudia, e della figlia di quest’ultima, Michela. Quattro persone lontanissime nel carattere e nel vissuto, ciascuna sola a suo modo, che un caso malizioso fa avvicinare e amalgamare, inizialmente a fatica. L’avvicinamento slitta per forza di cose nella convivenza, nel corso della quale, dai e dai, ciascuno finisce col vuotare il sacco, a fare l’inventario delle proprie miserie  in mezzo a incomprensioni, frecciate e screzi. Ma tanto, invece che disgregare l’esile microcosmo, lo fortifica. Ecco allora prendere vita un famiglia nuova ed ‘altra’, finalmente autentica, solida soprattutto, depurata d’ipocrisia e calcolo. Claudia Lerro compone una drammaturgia toccante, dura e pragmatica, non di meno intrisa di speranza. Basta quest’ultimo pregio per fare del testo della Lerro una cosa in controtendenza  (tanto più che qui il lieto fine ritrova diritto di cittadinanza) a dimostrazione del livello di cupezza e pessimismo toccato dal teatro contemporaneo. Immersa in una scena essenziale e distribuita lungo un lasso temporale abbastanza lungo, l’azione è efficacemente fratta in episodi intervallati da colpi di buio. A stemperare il magone, provvedono oasi di verve : si accennano passi di danza, si ride, si canta alla chitarra, si ascolta musica italiana anni sessanta, ci si cambia spesso d’abito… Ben disegnati, i quattro personaggi interagiscono in un rapporto di perenne compensazione : Alla verve sanguigna e volgaruccia di Claudia (la Lerro), questa donna ridotta alle pezze, invadente ed arrabbiata e dai sapidi acuti comici, si oppone la bonomia sfiduciata ed elegante di Vittorio (Vito Signorile), avvocato in pensione. A spegnere gli attriti s’interpone la dolcezza sospirosa di Teresa (Giusy Frallonardo), scrittrice e sposa mancata, cui è sempre mancata una figlia come Michela (la tredicenne e promettentissima Michela Masciavé) … Un cast assortito come meglio non si poteva. Da tempo in teatro non si sentiva gente tirare su col naso, con tutto che questa non è una ‘commedia’ strappalacrime. Il dettaglio è sensore di vitalità : Vive ancora il teatro. E l’umanità non è ancora finita. Mica poco in tempi come questi.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 23 Marzo 2022

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