Ma sono solo gli infermieri fuori posto al ‘Di Venere’?
Tempo di rientro dalla vacanze estive con gli ospedali che, come fabbriche, aziende e uffici, tornano a riempirsi di lavoratori e dipendenti. Eppure a Bari fa ancora discutere il caos che puntuale s’è scatenato nelle corsie di grandi ospedali come Policlinico e San Paolo, ma soprattutto Di Venere. Ed è proprio sul nosocomio di Ceglie-Carbonara che si puntano gli occhi di Giuseppe Monno, segretario provinciale della Funzione Pubblica Cgil-Sanità. “E’ da anni che la nostra organizzazione sindacale evidenzia con forza tutte le problematiche inerenti l’organizzazione del lavoro (la cui rilevanza sino ad oggi è stata ignorata sia dai dirigenti che si sono succeduti nel tempo ai vertici delle amministrazioni sia da taluni sindacati che grazie al caos hanno potuto manovrare pro domo loro) sollecitando ancora una volta le amministrazioni sanitarie della provincia di Bari ad aprire un tavolo negoziale che affronti complessivamente questa materia. Come? Individuando modelli organizzativi, recependo leggi e i conseguenti protocolli e procedure condivise, ma soprattutto facendo chiarezza sulla distribuzione dei carichi di lavoro a cui sono sottoposti tutti i dipendenti”
Tutte belle intenzioni, ma in concreto?
“Bisogna affrontare una volta per tutte e definitivamente la questione dei cosiddetti “imboscati” che evidentemente non puo’ riguardare solo gli infermieri, come se fossero loro i colpevoli i tutto al Di Venere come negli altri ospedali, quando ci sono problemi. Se esiste disorganizzazione, questa coinvolge tutte le figure sanitarie,tecniche e amministrative, compresi i dirigenti. Insomma, è necessario partire da un serio progetto complessivo che si ponga come obiettivo il miglioramento dei servizi a tutela della salute dei cittadini e la difesa della sanita’ pubblica dai continui attacchi di una classe politica miope, che attuando unicamente provvedimenti basati su tagli di risorse sta depauperando un patrimonio di esperienze e grandi professionalita’. Come Fp/Cgil riteniamo che il personale rappresenti la prima risorsa e che di conseguenza occorra investire su di esso al fine di utilizzarne a pieno le competenze e le potenzialità, occorre puntare sulla formazione e sulle nuove tecnologie. non e’ piu’ rinviabile l’istituzione del servizio infermieristico, tecnico e riabilitativo. bisogna uscire dal “caos organizzativo” o si continuera’ a svalorizzare e demotivare la maggioranza dei lavoratori responsabili e capaci che con dedizione e sacrifici manda avanti gli ospedali e i servizi, e a scaricare i disservizi e le disfunzioni sui cittadini utenti, oltre che sui lavoratori”.
E quindi?
“Beh, siamo assolutamente certi che il personale non medico e medico nei plessi ospedalieri e nei territori sia notevolmente al di sotto degli standards, considerando che gli ospedali, soprattutto quelli di riferimento per l’emergenza di secondo livello, devono funzionare in maniera appropriata, erogare servizi continuativi nelle 24 ore e gestire nei tempi e nei modi idonei le emergenze e le urgenze, garantendo l’apertura dei servizi territoriali per almeno dodici ore. In altri termini bisogna avere il coraggio di riconoscere che l’attuale disorganizzazione/organizzazione risulta caratterizzata da continua instabilità e precarietà in quanto basata per la maggior parte su personale precario al quale continueremo a dare tutto il nostro sostegno nella battaglia sulla stabilizzazione. Tornando al tema “Di venere” possiamo affermare che da anni si assiste ad una mancanza di progettualita’ del management, le cui disastrose conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, per cui risulta necessario procedere alla costruzione di una nuova ed efficace cultura di direzione, in particolare sanitaria. E allora archiviamo le futili polemiche sull’attribuzione di “responsabilita vecchie e nuove” che certamente ci porterebbero indietro negli anni, risultando comunque inutili alla risoluzione dei problemi. d’altronde se qualcuno e’ a conoscenza di fatti illeciti li denunci e si assuma le proprie responsabilita’ senza sparare nel mucchio . la Cgil considera improduttiva la criminalizzazione generalizzata del personale, mentre, come sempre affermato, da’ la massima disponibilità a fare la propria parte nel tentativo di collegare le esigenze del paziente al riconoscimento e alla valorizzazione delle professionalita’ dei lavoratori”. A questo punto scontato per il dottor Monno chiedere al direttore del Di Venbere Altomare di proseguire nel lavoro di ricognizione del personale. “E’ arrivato il momento di fare chiarezza e giustizia, tenendo conto della necessità di condivisione degli obiettivi, e restiamo in attesa di conoscere lo stato della situazione e l’apertura, quanto prima, della discussione al tavolo negoziale”. (fdm)
Pubblicato il 2 Settembre 2011