Cultura e Spettacoli

Mario, l’ultimo ciottolo

Alcuni anni fa Alessandro Langiu, giovane  autore e interprete tarantino, stupiva tutti col suo ‘Venticinquemila granelli di sabbia’, dedicato al caso Ilva. Mai, almeno da noi, si era visto portato in scena il tema ambientale. Adesso arriva ‘Altrove’, un atto unico scritto (bene) da Alessandra Lanzilotti liberamente ispirato a ‘Pane e amianto’, romanzo del collega Giuseppe Armenise edito da Poiesis lo scorso anno e che ha per oggetto la tragedia barese della Fibronit. Sta emergendo un filone ‘verde’ nella drammaturgia pugliese? Sembrerebbe di sì. Un filone che si annuncia ricco considerando i danni arrecati dall’Enichem di Manfredonia e dal petrolchimico di Brindisi, cui sono da aggiungere quelli in corso e perciò non ancora ben quantificabili prodotti dalla centrale a carbone di Cerano e dalle tante segrete discariche di rifiuti tossici. ‘Altrove’, che mercoledì scorso ha debuttato al Bravò, è il monologo di Mario, ex operaio Fibronit. La sua storia è la stessa di tanti altri ‘micro-emigranti’ pugliesi, povera gente dell’entroterra barese esausta della precarietà del bracciantato e in fuga verso il capoluogo, verso il sogno del posto fisso, povera gente accecata dall’orgoglio di sapersi al servizio di un colosso industriale. All’illusione però consegue il disincanto. Mezzo litro di latte al giorno non basta a contrastare il guasti irrimediabili prodotti dalla polvere d’amianto e le battaglie sindacali si traducono in vittorie di Pirro. C’è chi comincia a star male, così male da ritrovarsi malato terminale, seduto in solitudine a rimuginare sulla fine di un sogno. E questo rimuginare assume i connotati dell’autoconfessione o della confessione rivolta alla prima persona capitata a tiro, un passante disposto ad ascoltare. Su una panchina, unico elemento della essenziale messinscena curata dalla Lanzilotti, si snoda il racconto struggente di Mario. La sua voce, costantemente affettuosa nonostante il sentore dell’abisso, dà vita a una galleria di uomini di buona volontà e segnati da poca fortuna, galleria che è un amarcord pieno di gratitudine verso l’Italietta fessacchiotta e piccolo borghese del miracolo economico degli anni sessanta. A interpretare Mario è un Mino Decataldo giunto a definitiva maturazione, un attore versatile e misurato, ricco di personalità. Toccante l’azione conclusiva, quella in cui Mario rievoca i compagni di lavoro perduti cavando dalla tasca e disponendo sullo schienale della panchina piccoli sassi levigateli e tondi, di quelli utili al gioco del rimbalzello. L’ultimo ciottolo è per sé : ancora un rimbalzo sul pelo dell’acqua liscia, infine un tonfo smorzato prima di andare a fondo. Per sempre. – Organizzazione : Maria Pia Verriello. Una produzione Legambiente Puglia e Teatri di Pace.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 1 Luglio 2014

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