Cultura e Spettacoli

Maxi fuga senza fortuna

Oggi la parola d’ordine nella gestione del servizio pubblico è “una sola, categorica e impegnativa per tutti” : tagliare e accorpare. Chiudono i piccoli ospedali, i Dirigenti Scolastici si trovano a gestire più plessi, si aboliscono le Province… Anche la Giustizia sta risentendo del fenomeno. Se in passato era possibile trovare una Pretura anche nei centri più piccoli, adesso è impensabile. Neanche gli Istituti di pena sfuggono alla regola. Siccome gestire mille detenuti, anche a costo di stivarli nelle celle come passeggeri su un bus all’ora di punta, costa meno che gestirne cento, ecco sopravvivere solo le grandi strutture (il super carcere di Trani, per esempio). Le vecchie, ‘gloriose’ piccole carceri sono oggi un ricordo. Per dirne una, c’era una volta il carcere persino a Serracapriola, un comune del Foggiano di 4mila anime che si leva al confine col Molise a 270 m. d’altezza e a pochi chilometri dal mare. La struttura è rimasta operativa come casa Circondariale sino al 1992. Quando quel fabbricato venne destinato a luogo di espiazione? Agli inizi del secolo scorso la Prigione di Strada Grande, oggi via Bovio, era in funzione, stando a un breve saggio di Stanislao Ricci. E’ possibile che quel carcere risalga ai primordi della neo nata Italia, ma non si può escluderne l’istituzione da parte dei Borbone. Un carcere non certo ‘sicuro’, giudicando le cose con i parametri di oggi, visto il gran numero di evasioni andate a segno nel corso di una storia probabilmente bi-centenaria. Clamorosa la fuga collettiva della notte tra il 18 e il 19 ottobre del 1900. Protagonisti, nove detenuti provenienti dalla colonia penale delle Tremiti e in attesa d’essere trasferiti a Lucera davanti alla cui Superiore Magistratura dovevano rispondere di non si sa quali reati loro ascritti. Fu una fuga della più classiche : un buco nella “muraglia esterna della camerata” e la discesa per mezzo di una corda di lenzuola annodate. Si calarono così sul “Giro Esterno Occidentale” (la via che costeggiava la prigione dalla parte della campagna). Ma una sentinella, appena “percepita” la fuga, diede l’allarme con ripetuti “colpi di fucile in aria”. Gli spari richiamarono l’attenzione dei Reali Carabinieri la cui caserma distava dalla Prigione “trentasei metri”.  Braccati dall’Arma, gli evasi si diedero a una fuga disordinata che per quattro di essi fu fatale : Ingannati dal buio, precipitarono in una scarpata in fondo alla quale poco dopo vennero catturati, malconci. Quanto agli altri cinque, potettero godere solo di qualche ora di libertà in più : Furono acciuffati alla stazione di Poggio Imperiale dove erano in attesa di salire sul primo treno.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 5 Agosto 2014

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