Cultura e Spettacoli

Mencia e lo spagnolo, l’amor proibito

La (speriamo momentanea) messa fuori servizio della versione italiana di Wikipedia va a tutto vantaggio di blog, forum e siti dove sono di casa l’esagerazione, il prendere asso per figura e persino la menzogna spudorata. La storia delle ‘apparizioni’ nel Castello di Sannicandro, di cui in Rete abbiamo trovato traccia, vera o falsa che sia, è suffragata da qualche documento? La nostra idea è che si tratti di un semplice ‘sospetto’ che, raccolto in tempi remoti da popolani creduloni e da questi diffuso, abbia lentamente dato origine ad una storia definita. Martedì, quando abbiamo messo piede in quella fortezza federiciana per assistere a ‘Uomini di carta’, uno eccellente spettacolo di Skèné diretto da Michele Bia, non ci illudevamo di imbatterci in alcuno spettro, che difatti non si è palesato a noi. Speravamo solo che gli abitanti del borgo antico ne sapessero qualcosa. Invece nulla, salvo reminiscenze vaghe a proposito di due anime in pena, orribili a vedersi, un uomo e una donna protagonisti di una storia torbida… Ma come giustamente ha osservato un passante catturato dalla conversazione che in quel momento stavamo avendo con un’anziana, esiste un castello in qualunque parte del mondo immune da grevi apparizioni, conseguenza di tresche e morti violente? In effetti la storia di Mencia e del suo sfortunato ed innominato amante è di quelle che si potrebbero ambientare tanto a Castel Sant’Angelo che nel maniero sforzesco di Milano o in quello normanno svevo di Bari. Ma veniamo a quello che la Rete riporta. Dunque, questa Mencia è una nobildonna (e te pareva, può far presa la storia del fantasma di una qualunque popolana?). Nel Cinquecento – una fonte azzarda una data : 1545 – costei, definita donna “passionale”, s’innamorò di un ufficiale spagnolo, col quale fuggì “dopo aver preso denaro che non le apparteneva”. Viene da pensare che i due fossero di casa in quel maniero, forse lei in qualità di figlia del Comandante di guarnigione e lui di primo ufficiale. Lo schema si va delineando : Lei è promessa ad un partito migliore, ma l’amore è più forte di ogni cosa, sicché… Sicché ci pare il caso d’immaginare una rocambolesca fuga notturna col luna piena obbligatoria, un solo cavallo, un mantellaccio in due, lei i lunghi capelli al vento e un cofanetto di tintinnanti zecchini stretto al petto. Ma gli sgherri sguinzagliati dal padre-padrone-comandante riconducono prontamente all’ovile le due pecorelle smarrite. Per una non esiste pietà, per l’altra sì. Impiccato l’ufficiale traditore, per Mencia non resta che il matrimonio riparatore con persona gradita allo sdegnato Comandante. Solo che la fama della ragazza è compromessa, Mencia deve contentarsi di un partito mediocre, “un uomo meschino che si divertiva ad alzare le mani su di lei”. Alla fine, esasperata, la giovane donna la fa finita avvelenandosi. Da quel giorno, stando ai testimoni (?), sono cominciate le apparizioni. Lui – uno di media statura – si manifesta in camicia, pantaloni e stivali (forse ciò che aveva addosso quando venne appeso) ; sul collo sono evidenti i segni lasciati dalla corda ; “avanza gemendo con passo incerto”. Mencia invece si aggira “leggiadra” per le stanze del Castello vestita d’un elegantissimo abito “di panno”. Il suo volto è “cereo”, le orbite sono così scure da far credere che le abbiano cavato gli occhi…
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Pubblicato il 7 Ottobre 2011

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