Cultura e Spettacoli

Minima moralia (Meditazioni sulla Vita Offesa. T. Adorno) (23)

L’epopea falsa, bugiarda, mentitrice del risorgimento dell’italietta finisce nel programma della de filippi, nomato ”celbritieses”. Da quello che ho capito, incontrando, per caso, facendo “zapping” con il telecomando, il parto catodico della donna di costanzo, di cui sopra, si tratterebbe di una competizione tra gente celebre (ecco “celebrities”, appunto!), tra “vips”, o tali presunti, che si esibirebbero in una delle discipline, di seguito elencate: canto, danza, recitazione, etc., etc., per la quale nutrono una grande passione. Questo, se non tale appunto,  l’essenza o la sintesi dello spettacolo, si fa per dire, condotto dalla signora della tv commerciale del berluska. A dire il vero, dall’elenco dei nomi, sciorinati dalla curatrice del”format” più volgare di tutte le tv planetarie e, cioè, “uomini e donne”, altro che celebrità farebbero parte di“celebrities”: un branco di “carneade”, di manzoniana memoria, e carneade sarebbe, uno di loro, dal momento che arte non ha, non ebbe, non avrà, né parte, se non si chiamasse emanuele filiberto di savoia, un tipo (quale, quanto pericolo abbiamo corso! A dire il vero, non è che gli uomini degli oltre 70 anni del regime democratico si siano dimostrati migliori di quello che di peggio avrebbe potuto combinare il rampollo dei savoia, se fosse arrivato al trono, se è vero che, letteralmente, “in mutande” è la situazione economica, sociale, politica, culturale dell’talietta,  c’è, però, la consolazione che i gronchi, i saragat, i segni, i leone, i cossiga, i napolitano, se non fossero morti, sarebbero stati surrogati da altri migliori o peggiori di loro, altri, in ogni caso. Mentre manuelino saremmo stati obbligati a sorbircelo , finché morte non lo avesse costretto a fare, eventualmente, il male agli insetti della sua tomba, come ogni comune mortale) che, se i savoia non fossero stati cacciati dall’italia, con il “referendum” istituzionale, per scegliere tra monarchia e repubblica del 2-3 giugno del 1946, oggi sarebbe l’erede al trono del regno dell’italietta. Nel percepire codesto figurino di magnanimi lombi (a Dire il Vero, se andiamo nel remoto, i lombi degli antenati di manuelino perderebbero l’aggettivo qualificativo di magnanimi, in quanto nel medio evo i suoi maggiori altro non erano che prezzolati mercenari, capitani di ventura, gratificati da imperatori e principi, per qualche bellico servigio, con borse di denaro o con qualche zolla dei loro territori, sui quali, volta a volta, divennero  varvassori, duchi, re, sino ad approdare al “regno di sardegna”, con la “sciont”, nella lingua di bitonto, con l’”aggiunta” del “piemonte), schierato in mezzo a una decina di illustri sconosciuti, MI sono vergognato di essere stato suddito per 8 anni (essendo nato nel 1938) del bisnonno, vittorio emanuele III, e del nonno, umberto II, del mancato re dell’italietta, emanuele filiberto, oggi concorrente nelle scemate televisive defilippiane. C’è un simpatico modo di Dire nella Lingua di bitonto, che recita, in conseguenza dei fallimenti sociali di un figlio, di un erede di una famiglia, borghesemente, distinta: ”Mou aver alzeu la cheup uatteun (dal francese: d’antan),  u nunun, u tataran – Se il padre, se il nonno, insomma se gli avi di costui fossero in grado di svegliarsi, di alzare la testa, si stupirebbero della fine che ha fatto il sangue del loro sangue. Il fatto è che emanuele filiberto non potrebbe, non meriterebbe, affatto, di sorbirsi le geremiadi con rimproveri dei suoi famigliari prossimi, meno prossimi e remoti, in quanto nessuno di loro può scagliare, evangelicamente, la prima pietra. Dei remoti ho Detto che furono mercenari al soldo di questo o di quello. Il padre (sarebbe stato un vittorio emanuele IV, se i savoia non fossero stati costretti a sloggiare, finalmente, dall’italietta), se non erro, in affari con lo scià di persia fino alla detronizzazione di costui; assassino di un giovane che, pare, si trovasse sulla sua barca senza alcuna giustificazione; ospite, per questo omicidio, delle carceri francesi per qualche tempo; ospite per qualche settimana delle carceri basilische, ché accusato di favoreggiamento della prostituzione. Vogliamo dire del nonno, cioè, del ”re di maggio”, umberto II? Nato a napoli (i “rumors” favoleggiano, ma IO non ci credo, che sia stato il padre naturale di un politico napoletano. MI astengo dal Precisare, qualificando il tale importante o meno importante, di destra o di sinistra, ma posso AllargarMI, Ammettendo, che più il politico italiettino invecchia, più si fa somigliante al probabile padre. Infatti, è, secondo molti, per i guai che ha combinato all’italietta, purtroppo,  ancora, in vita!), poiché, come generale, capo, inadeguato, disastroso, di corpo d’armata sul fronte francese all’inizio della seconda guerra mondiale, non aveva, assolutamente, genio, si distinse nel transumanare, nelle passeggiate “post prandium”, dalla compagnia, dicono sempre i “rumors”, di quirinalizi corazzieri a quella di donne nobili  e meno nobili, lasciando la moglie, maria josè, figlia del leopoldo belgico, altra bella razza di ladrone colonialista, o in gramaglie o a sorbirsi le menate, spesso, impoetiche di d’annunzio. Fu luogotenente del regno dell’italietta per meno di un anno e di esso re per il solo mese di maggio del 1946. Vogliamo dire del bisnonno, cioè,  di vittorio emanuele III? A parte la passione del collezionista di francobolli, gli piaceva molto, accompagnato da una folta schiera di cortigiani e di generali corrotti e fannulloni, fare  colazione al sacco, a qualche chilometro dalle trincee, e assistere alla carneficina dei giovani meridionali (la truppa degli eserciti italiettini era costituita al 90% di giovani italiettini meridionali) nelle due guerre mondiali, da lui  volute o patrocinate. Firmò, senza opposizione, senza battere ciglio, le hitleriane, mussoliniane, infami “leggi razziali”.  Vogliamo dire del trisnonno, cioè, di  umberto 1°? Che insignì di una medaglia d’oro il generale bava beccaris (una importante strada di milano è, ancora, a lui intitolata!!!), un criminale, reo di  avere ordinato ai suo scherani di disperdere a cannonate  nel 1896 la folla degli ultimi, che manifestava per l’aumento del prezzo del pane . Marito di una margherita, amata alla follia dal repubblicano carducci, ma, forse, (IO non c’ero), trombata dall’ammiraglio persano che, nonostante non fosse degno di fare neanche  il mozzo su un barchino (fu responsabile della dolorosa sconfitta della flotta italiettina da parte di quella austriaca nella “battaglia navale di lissa” in solido col suo vicecapo, l’ammiraglio bitontino,  francesco vacca, al quale, pur  il suo ”curriculum” sporco di un disastro navale di proporzioni immani, bitonto, simpatizzante dei suoi figli peggiori o senza particolari meriti, dedicò una strada),  grazie alla sua avvenenza e fama di “ tombeur des femmes”, che ammaliava la regina, fu elevato alla soglia di capo di stato maggiore della regia marina. Che dire, infine, di quel simpaticone , il tarchiatello  vittorio emanuele II ? Che divenne ”padre della patria”italiettina, suo malgrado, ché se non fosse stato per quel rompicoglioni di cavour, egli si sarebbe accontentato di fare il reuccio del piemonte, di parlare in dialetto piemontese o nelle “cene eleganti” di esprimersi nell’amato francese, per lui la madre lingua, di trascorrere le giornate a caccia o alcovato con la “bela contadinella rosin”, poi, diventata sua moglie morganatica. Ho Tentato di Riassumere la Storia dell’italietta dal 1861, anno della sua unità, ancora, traballante, culturalmente, spiritualmente  (Leggevo da qualche parte, qualche giorno fa, che i non studenti di una scuoletta nordista in coro hanno ribadito di non volere essere scolari di insegnanti meridionali. Pur se falsa tale notizia, è, comunque, certo che i sentimenti “in pectore” di molta plebe,  da est ad ovest  del nord dell’italietta, sono di assoluta disaffezione, se non di immotivata disistima, nei confronti dei meridionali),  politicamente, economicamente (la forbice dello sviluppo economico tra il nord e il sud della penisola si è viepiù allargata), al 1946, anno della definitiva cancellazione del regime monarchico nella dinamica politica e istituzionale dell’italietta. 80 anni di  vicende di corruzione, di cocenti sconfitte militari, di macerie in seguito a due guerre mondiali, di morti in seguito alla dolorosa guerra di Liberazione dal fascismo, incoraggiato, voluto, per arginare  le Consapevoli Richieste di Giustizia Sociale da parte delle Classi Popolari, dai poteri forti dell’economia italiettina, gli industriali del nord e gli agrari del nord e del sud, e dai savoia, che regnavano in tutta l’italia, ché i loro padrini avevano interesse che essi regnassero, senza, però, azzardarsi a mettersi di traverso nei confronti dei loro interessi e deliberazioni. Casa regnante, certamente,  la più retrograda tra quante in europa regnavano:  incolta, guerrafondaia, cattolicamente, parruccona, sì che un Intellettuale, un Poeta, come l’Alfieri Vittorio, fu costretto ad AutoesiliarSi dal piemonte, dai savoia, secondo le sue Accuse, trasformato in una immensa caserma. Come poté una ciurma di pigri lazzaroni, come i savoia, impadronirsi dell’italietta? Al nord era, già, in atto  l’industrializzazione, che profittava dei redditi di un’ agricoltura, resa fiorente da insistite innovazioni tecnologiche; al sud, invece, i baroni, i latifondisti, gli agrari erano alle prese con i movimenti di protesta di masse bracciantili, stufe del lavoro, ad esse offerto, che le condannava ad una vita di miseria inenarrabile. Ecco, allora, il patto, da Gramsci Denunciato, tra  i mallevadori  della nascente industria del nord e i custodi dell’eterna preistoria sociale, economica, della servitù della gleba del sud, che si facevano tali, in quanto l’industrializzazione del nord, sarebbe stata tanto, più velocemente, adeguata allo sviluppo industriale della francia, dell’austria, dell’inghilterra, etc., etc., quanto più fosse stata sollecitata,incentivata l’emigrazione al nord di braccia sudiste, a bassissimo costo, affamate dalla stasi economica, che doveva essere, e continua ad essere, funzionale alla ricchezza, alla prosperità del nord. Ecco, l’infame, bugiarda retorica risorgimentale della patria unica  e i savoia, scelti dai padroni delle ferriere, tra tanti regnanti nei tanti staterelli peninsulari, per la loro insipienza politica, per la loro possibile, probabile, tacita accondiscendenza a qualsiasi turpitudine istituzionale si rendesse, fosse necessaria o compatibile alla/per la salvaguardia dei loro loschi interessi, che diventano i loro burattini, che formalizzano,  che danno una veste legale, costituzionale (secondo lo “statuto albertino”) alle loro cruente scelleratezze. Povero manuelino, nel vederlo così, piccoloborghesemente, schierato tra una decina di nessuno,   umilmente, disposto ad essere, malamente, giudicato, per le sue scadenti esibizioni canore, se non maltrattato,  da platinette, dalla carambanata ornella vanoni, addirittura, o da qualche altro giudice nel libro paga di un ragioniere berlusconiano, non MI fa pena, né pietà, sebbene MI Induce: a Spargere  nella mia Solitudine qualche pudica Lacrima, Sperando che i miei 25 Lettori non giudichino patetica la mia Confessione, sul destino di migliaia di Giovani, che gli avi del principe, ora abusivo, mandarono nelle trincee a soffrire e a morire, senza che Essi sapessero  perché o  senza che fossero  convinti del perché; a considerare che la “Nemesi Storica” non dimentica  i malfattori  e, a volte, non potendo rifarsi su di essi, ai nepoti di essi rivolge la sua giustiziera attenzione, non licenziando altro sangue, ma, nell’esporli, pubblicamente, nel permettere loro  di partecipare ad uno spettacolo televisivo, gradito alla plebaglia,  forzandoli all’Invito degli Uomini di Buona Volontà, Vicini o Lontani, ad Essere Coscienti, che la loro groppa non è la custodia delle loro ali, per Parafrasare il Grande Giacomo, ma la sacca che conserva, come Reliquia, il Fluido di Forza, di Energia, di Vitalità, di Animo, di Coraggio, che i loro avi, per avidità di potere, tra l’altro destinata al fallimento, vollero che si disperdesse sui campi di battaglia, mentre poteva e doveva Continuare a Scorrere nelle Vene e nei Polsi di Tanta Giovane Umanità, per Essere Utile al Bene e alla Felicità dell’Umanità Intera.

 

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano


Pubblicato il 1 Ottobre 2019

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