Cultura e Spettacoli

Nuovo Abeliano, più che mai Amleto ci può stare

 
 
Il Padreterno ci mise meno di una settimana per completare la sua opera e giustificare la domenica. Invece Vito Signorile e compagni hanno dovuto sgobbare per settantaquattro giorni prima di gridare al mondo : Et voilà! peraltro senza poter tirare il fiato giacché l’inizio della stagione di prosa è alle porte (l’esordio è fissato – salvo novità- per  il 17 di questo mese con un testo di Vito Maurogiovanni, ‘Re Borbone e tre barboni’). Allora,  è coraggio, temerarietà o follia in giorni come questi aprire un teatro (vero) a Bari? Chissà in quanti avranno domandato al maturo teatrante barese il perché di tanto ostinarsi ad un passo dalla pensione nel restituire un futuro al ‘vecchio’ Abeliano, piuttosto che lasciarne la memoria relegata in un cantuccio della storia. Un interrogativo che Signorile, nei molti momenti di scoramento si sarà ripetutamente posto. Una volta ad un celebre alpinista che si stava preparando alla scalata dell’Everest un cronista domandò che senso avesse rischiare la vita per avere ragione di quella montagna. Il nostra collega si sentì rispondere : ‘Perché sta là’. Sotto la buccia della banalità la risposta fa da spartiacque fra l’uomo comune e l’Uomo Nobile. Il primo rinvia la morte, aborrisce curiosità, fantasia e rischio. Il secondo, più semplicemente, vive, nella consapevolezza del relativo e iniquo prezzo. Se adattare ai bisogni dell’arte scenica un garage, un capannone o un opificio è già impresa ardua a Bari, costruire un teatro ex novo non è meno complicato che arrivare sulla cima più alta dell’Himalaya. E torniamo al quesito di partenza : Perché tanta briga, tanto veleno?… La risposta che alla fine Signorile ha dato a sé stesso e al prossimo è stata diversa nell’enfasi, non nella sostanza. Venerdì scorso, in sede di inaugurazione della nuova struttura di via Padre Kolbe, benché confuso da quel tourbillon di gente, ancora incredulo, stanco ma felice come un bimbo cui una Befana provvida abbia regalato la madre di tutti i giocattoli, Signorile non ha trovato di meglio che tirare in mezzo l’Amleto del terzo atto, scena prima. In effetti, gira gira, è questione di essere o non essere, ovvero : E’ più nobile sopportare i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna o prendere l’armi contro un mare di guai e, opponendosi, annientarli? Possiamo dire che il buon Vito dopo aver patito con stoica dignità l’oltraggio dello scippo di via Della Costituente ha saputo vestire i panni del guerriero, immergersi nella più stremante pugna e al termine riemergere vincente tra la gioia di molti (e lo scorno di moltissimi). Ma già la stessa oltraggiosa fortuna lo chiama a riprendere le armi ‘ché nuovi colpi di fionda e dardi fioccano (l’agibilità è a rischio…). Più che mai Amleto ci può stare.
Italo Interesse
 
 
 
 


Pubblicato il 7 Febbraio 2012

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