Cultura e Spettacoli

Odore di mare, non di epica

Chiamatemi Ismaele. E’ questo l’incipit della più famosa ‘storia per tutti’. La duttilità del capolavoro di Melville, cioè questa capacità, dimostrata anche nell’era globale, di ‘prendere’ indifferentemente grandi e bambini, ne fa un punto di riferimento della cultura universale. Come tale, ‘Moby Dick’ costituisce un importante motivo di ispirazione per altre espressioni artistiche. Il duello tra Achab e la balena bianca ha ispirato legioni di poeti e pittori, di scultori e musicisti. Meno che mai i teatranti potevano restare indifferenti. Così, Antonello Antonante riduce l’opera di Melville e ne cava un personale ‘Moby Dick’ che affida all’interpretazione di Maurizio Stammati. Lo spettacolo è stato in cartellone al Nuovo Abeliano la settimana scorsa. Il disegno scenico di Dora Ricca privilegia il bianco, nel quale sono avvolti Ismaele, Achab, Starbuck, Queequeg e gli altri marinai. Nel bianco brilla il candore delle vele del Pequod, brilla l’anomala livrea del Leviatano più famoso del mondo. Molti oggetti, incluso il modellino di un veliero sostengono l’azione (anche musicale) dell’interprete. Azione che si rivela particolarmente felice nell’incipit, almeno fino all’apparizione di Achab. Più che farcelo vedere, il bravo Stammati ce lo fa sentire. Cupi colpi di bastone sul pavimento richiamano il sinistro battere dell’osso di capodoglio che fa da protesi all’amputato e livido comandante. Ora che, buon ultimo, si è presentato pure Achab, manca solo lei, questo prodigio della natura, questa espressione di olimpica ingiustizia, vedendo le cose con gli occhi di Achab, contro cui guidare una spedizione di Titani ovviamente destinata a fallire. Ma Moby Dick è apparizione vaga. Eppure Antonante e Stammati ce la mettono tutta. Il momento del grande duello vede Achab giocare d’equilibrismo su un cerchio oscillante, colmo di veli di cellophan. Armato del bastone-fiocina, l’irriducibile infilza questi stracci bianchi e li innalza, li agita, svolgendoli vaporosi, come al ralenti. Ma siano essi brani della candida carne della balena sollevati dalla furia dell’arpione, siano spruzzi di schiuma dell’Oceano ribollente del gran duello, manca la cattiveria. Dov’è l’odio reciproco che divide (e avvicina) i due grandi nemici? Se non manca l’odore del mare, latita invece quello dell’epica. – Hanno collaborato : Lindo Nudo e Maurizio Stammati (voci registrate), Eros Leale (allestimento scenografico e foto di scena), Geppino Canonaco (audio e luci), Angelo Gallo (immagini), Carlo Antonante Bulgari e Marialuisa Garofalo (amministrazione). Produzione Centro Rat Teatro dell’Acquario.

Italo Interesse


Pubblicato il 16 Aprile 2013

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