Cronaca

Paura in ospedale: sempre più rischio le infezioni in corsia

Si entra per curarsi e guarire e in molti casi, al contrario, si è dimessi con qualche altro acciacco, se non peggio. E’ veramente allarme rosso per le malattie contratte dalle infezioni ospedaliere: stando ai numeri ufficiali diffusi qualche tempo fa si è passati addirittura dai 18.668 decessi del 2003 a 49.301 del 2016. E l’Italia conta il 30% di tutte le morti per sepsi nei 28 Paesi Ue, cifre che fanno davvero spavento. I dati emergono dal Rapporto Osservasalute 2018 che rappresenta il quadro fosco di una vera strage in corso: migliaia di persone muoiono ogni giorno per infezioni ospedaliere, ma il fenomeno viene sottovalutato, come se si trattasse di fatti ineluttabili. Dunque, le infezioni contratte in ospedale aumentano a vista d’occhio, sia per gli uomini che per le donne. L’aumento del fenomeno è stato osservato in tutte le fasce d’età, ma in particolar modo per gli individui dai 75 anni in su. I tassi regionali, in ogni caso, presentano un’alta variabilità geografica, con valori più elevati nel Centro e nel Nord e valori più bassi nelle regioni meridionali: fino a un paio di anni fa per gli uomini i valori più alti sono stati registrati in Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, i più bassi in Campania e Sicilia. Per quanto riguarda le donne, i più alti sono in Emilia Romagna e Liguria e livelli minori in Campania e Sicilia come per gli uomini. Del rischio infezioni parliamo con Augusto Cernò, sessantacinque anni, dottore commercialista “prestato” alla Sanità dal lontano 1985. Ha lavorato nel settore del marketing farmaceutico e da allora ha sempre spaziato nel mondo delle vendite e locazione di apparecchiature ad alto contenuto tecnologico, fino a quello dei dispositivi medici di elevato standard qualitativo.

 

Allora, dottor Cernò, fanno davvero spavento le infezioni in reparti e corsie d’ospedale?

 

<<Da oltre un anno ho affrontato le problematiche relative alle ICA, ovvero alle infezioni correlate all’assistenza. Guardi, sembra incredibile, eppure in Italia si muore più per infezioni ospedaliere che per incidenti stradali: i morti per strada sono circa 3mila a fronte degli 8mila deceduti per infezioni contratte durante il ricovero, ovvero immediatamente dopo. I costi che ne conseguono sono stratosferici, si parla di diversi miliardi di euro. Costi generati da uno smodato uso di antibiotici, giornate aggiuntive di degenza, ma anche cause legali intentate dai pazienti o dai familiari del paziente deceduto. Non è affatto da sottovalutare la resistenza di certi batteri anche ai pià moderni antibiotici. Un recente studio americano ha dimostrato che l’utilizzo continuo di Clorexidina ( disinfettante tanto “caro” ai farmacisti/e ospedalieri…) favorirebbe lo sviluppo di ‘Klebsiella Pneumonie’ resistente anche alla ‘Colistina’, che è un antibiotico di ultima generazione>>.

 

Eppure l’unico rimedio efficace rimane sempre e solo la maggiore cura dell’igiene, o no?

 

<<Certo, la maggior parte dei disinfettanti utilizzata ad oggi negli ospedali è a base di cloro e ammoniaca, si utilizzano anche sostanze come l’acido peracetico, il perossido di ossigeno. Tutti prodotti su base chimica,aggressiva e tossici per gli operatori. Nel 2016 un team di ricercatori americani affiancati dal professor Giovanni Mastrovito dell’Università di Napoli, ha realizzato un prodotto innovativo ed unico sul mercato. si tratta del Substrato Metabolico Antimicrobico, col nome commerciale di Bioakt. Ebbene, questo dispositivo medico ha superato severissimi test negli USA, test che sono molto più restrittivi di quelli europei. In pratica hanno stabilizzato gli ioni di argento con l’acido citrico. I batteri sono attratti dall’acido citrico in quanto ritengo un alimento per loro, ignari che lo ione di argento provvederà alla loro distruzione in tempi brevissimi ( da 60 secondi a due minuti ). Insomma, parliamo d’un prodotto veramente ‘green’, rispettoso degli operatori in quanto questi non dovranno più utilizzare i DPI ( dispositivi di protezione individuale ) e può essere utilizzato in presenza dei pazienti, non intacca alcun tipo di materiale (acciaio, gomma, plastica, vetro, ottone), e può essere smaltito in acque chiare, non richiedendo contenitori dedicati. Eppure sa una cosa? Aziende sanitarie locali e aziende ospedaliere continuano ad acquistare clorexidina, ammoniaca, perossido di ossigeno eccetera…che dice?, qualche domanda non sarebbe d’obbligo?>>

 

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 25 Luglio 2019

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