Cultura e Spettacoli

Per l’Italia irredenta, al Piccinni parole di fuoco

Cento anni fa, nel cortile del Castello del Buonconsiglio, a Trento, Cesare Battisti affrontava la morte. Dall’Austria-Ungheria non gli era stato perdonato allo scoppio della Grande Guerra di avere rinnegato gli Asburgo, dei quali era suddito per nascita e residenza, e d’essersi arruolato nell’esercito italiano (la stessa sorte di altri irredentisti come Guglielmo Oberdan, Damiano Chiesa, Nazario Sauro e Fabio Filzi, quest’ultimo messo a morte insieme a Battisti). Un anno e mezzo prima Battisti era stato in giro per l’Italia (un ‘tour’ di 78 piazze) perorando la causa dell’interventismo. Non sempre incontrò accoglienze trionfali : a Roma e Reggio Emilia lo fischiarono, a Viareggio non lo fecero nemmeno salire sul palco. Ma altrove fu trionfo, come a Bari, dove il 12 febbraio 1915 al teatro Piccinni tenne un infuocato discorso. Le cronache del tempo parlano della “vibrante risposta di una platea gremitissima”. Quali le ragioni del successo barese? Si può dire che Battisti trovò la piazza piuttosto bendisposta per via di due eventi che poche settimane prima avevano turbato l’opinione pubblica : Unità della marina militare asburgica avevano intercettato nelle acque internazionali dell’Adriatico navi della Società di Navigazione Puglia per controllare che quest’ultime non trasportassero “alcunché di nocivo agli interessi dell’Austria Ungheria”. Poi, mentre navigava nei pressi della penisola di San Cataldo, un peschereccio era saltato in aria (quattro morti). Nel primo caso si trattò di un abuso che diede vita ad una indignata protesta del nostro governo. Nel secondo poco mancò che la folla inferocita non assaltasse il consolato austriaco. Va detto però che nella circostanza si volle a tutti i costi vedere la mano del prossimo nemico benché fosse più ragionevole pensare ad un campo minato mal disposto dalla Regia Marina. L’acclamato discorso di Battisti trovò ideale seguito nella commemorazione in suo onore che ebbe luogo nel settembre del 1916 ancora all’interno del Piccinni e che registrò “un gran concorso di forze” (F. Grassi). A Cesare Battisti il capoluogo pugliese ha dedicato il giardino compreso fra l’Ateneo e l’ex Palazzo delle Poste. Il giardino, oggi totalmente rimodulato a seguito dello scavo per il discusso parcheggio sotterraneo, è arricchito da un busto in bronzo dell’irredentista trentino innalzato su un pesante basamento in pietra di Trani. L’opera fu realizzata nel 1922 da Leonardo De Candia, uno scultore molfettese (1878-1959) autore di numerosi monumenti dedicati a personaggi che recarono lustro alla Puglia, come Renato Imbriani, Salvatore Cognetti e Vito Fornari.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 12 Luglio 2016

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