Cultura e Spettacoli

Quando una dedica si fa “paideia”

Bambine, deliziosamente, belle e, soprattutto, simpaticissime. Ho con trepidazione Atteso la loro Nascita all’unisono con gli Zii, miei Amici da lunga pezza. In carne ed ossa non ho il Piacere (e, certamente, non ME NE sarà, giammai, Concessa la Ventura, in quanto le Fantoline sono “Lumbard” e IO, “Cozzalo – Terrone” della quarta età, Sopravvivo a oltre mille chilometri dalla, ormai, salviniana, non più bossiana “padania”) di ConoscerLe. Ho Seguito, Seguo i pochi anni, che sono trascorsi dalla loro Venuta al Mondo, la loro Crescita Fisica e, perché no!, Intellettuale, Visionando le ecografie, le foto, i ”video”, che le hanno Ritratte, Riprese sin da quando erano, vivacemente, nel Ventre Materno; che Le  Ritraggono, le Riprendono nei loro appassionati Tentativi di Comunicare “desiderata”, emozioni, bisogni impellenti da soddisfare, moti di simpatia, di antipatia nei confronti di rompiballe eventuali, che da loro si lascino riconoscere; nelle loro azioni, omissioni, quelle di cui possano essere protagoniste alla loro età. Cosa Posso, quindi, Augurare a GINEVRA, ARIANNA, ERICA ? Che, sempre, Godano ottima Salute; che nei 10 milioni di anni, in cui saranno Ospiti Gradite del Pianeta Terra, siano, ognora, Felicissime; che possano RealizzarSi secondo le Loro Vocazioni, Capacità Intellettuali, sin dalla Loro Stagione Primeva, Apparse Notevolissime. Voglio, dipoi, Sperare che i Genitori di GINEVRA, ARIANNA, ERICA  Si Mettano, sin da ora, a Distanza da Esse; che Le Sappiano Guardare, come Si Guarda un Quadro o una Scultura d’Autore, in quanto più Usiamo, Utilizziamo la Distanza dai/dal nostri/nostro “Objet”, cioè da Coloro che ci stanno/da ciò che ci sta di fronte, più l’Essenza Loro/di esso, latinamente, Si Rivela. Possiamo, così, Intraprendere con Loro, con esso il Dialogo, ScoprirNe i Margini di Miglioramento nella Scientifica ”Humanitas”, la pluridimensionalità semantica, valoriale di esso. L’identificazione  con l’”Objet”, impedisce il Dialogo, la Relazione con Esso, è la morte di tutto e di tutti. Se il Filosofare è il Percorso, per antonomasia, del Riflettere, senza la Relazione, il Rapporto, il Dialogo, si riflette sul niente, sul vuoto e ci priviamo del “Teorein”, cioè, del Contemplare l’”Idea” dei Valori, che Sta al Culmine di qualsiasi Processo Conoscitivo, Esperienziale del Mondo, nel Mondo, Commerciando col nostro Prossimo, con tutta l’oggettualità a noi prossima. Inoltre, voglio Sperare che i Genitori di GINEVRA, di ARIANNA, di ERICA Pretendano, a differenza dei milioni di genitorucoli italiettini, dagli insegnanti di Esse, dalla materna fino alla conclusione, con la Maturità Liceale o Tecnica, della scuola secondaria di secondo grado, la Valutazione, il più possibile obiettiva, dei processi psicologici, intellettuali, cognitivi delle loro Figlie; della loro, infine, autonoma Disponibilità a far uso del Sapere, della Conoscenza non per “avere”, possedere qualcosa in più da mercificare, ma per “Essere”, per mezzo di quel qualcosa in più. Rifiutino, in nome e per conto delle loro Figlie, i “10”, sin dal primo giorno di scuola, che insegnanti irresponsabili elargiscono a scolari della scuola dell’obbligo o a studenti (molto spesso da apostrofare con il punto interrogativo) delle superiori, con la medesima facilità e irresponsabilità con cui si donano o si danno in elemosina cioccolatini. L’abitudine alla lode, non faticata, crea dipendenza e, quindi, crisi di astinenza, quando, usciti dall’ambito famigliare, dalla scuola, dalla università, tipo famiglia, i giovani di oggi si trovano a dover fare i conti con una realtà sociale avara di gratificazioni, che costringe  la marea dei “lodati” a mettersi in competizione, a  mostrare che sotto la greca del massimo dei voti, molto spesso pretesi o rubati dalla/alla scuola secondaria di primo e secondo grado, dall’/all’università, c’è il niente. Ecco i drammi, ecco la disoccupazione pseudointelletuale, ecco il suicidio di un giovane nel giorno, in cui sto Scrivendo queste Note, a margine di una Dedica. I “10” sono il simbolo della Perfezione umana e intellettuale, propedeutica alla Perfezione dell’”Animale Politico”, Raggiungibile con lo Studio, con la Cultura, con il Sapere. Non dobbiamo, mai, Dimenticare che Compito prioritario della Scuola è la Formazione del “Civis”, preparatissimo nei diversi campi di sua Elezione. Questo Processo di Formazione Integrale del Cittadino, Elettore Attivo (che Esercita, consapevolmente, la sua briciola di Sovranità, prevista dalla Costituzione Italiana, per Concorrere all’Elezione dei Rappresentanti del Popolo nelle Istituzioni nazionali e periferiche, dopo aver valutato la fattibilità dei programmi, la teleologizzazione di essi al Bene Comune, dei vari Candidati agli scranni di Esse), del Cittadino, Elettore Passivo (di irreprensibile Onestà e di  provata Preparazione, Competenza, Eletto “a civibus”), che la Scuola, l’Università hanno l’Incarico di Secondare, deve, poi, Proseguire per tutta la Vita del Singolo o dei Singoli. Infatti, nessun Valore, la Libertà, la Verità, la Perfezione, ecc., ecc., ecc., si riesce, interamente, a Cogliere; possiamo solo Tentare di Avvicinarci ad Essi, sì che la Scuola e la Vita medesima hanno il Dovere di Praticare  l’“Epoché”, cioè, la Sospensione del Giudizio di Perfezione nei riguardi del singolo o dei singoli e, quindi, di Dichiarare l’impossibilità di attribuire ad essi il massimo della valutazione. Come i Genitori di GINEVRA, ARIANNA, ERICA sanno, non vi è sontuosa Costruzione che non abbia solide fondamenta. Così è per le superbe Cattedrali della Cultura. Tanto Sapeva Gramsci che aveva Affidato alla scuola dell’obbligo  l’Ufficio di Dotare gli scolari di un “Triplete” di Competenze: Leggere, Scrivere, Far di Conto. Gramsci Sapeva bene che una buona percentuale di codesti scolari non avrebbe proseguito gli studi, per motivazioni le più diverse, e, pertanto, Si Augurava che fossero licenziati da codesta scuola con un minimo di competenze culturali, di Passione,  di Interesse politico, che Permettessero loro di orientarsi, criticamente, nel ginepraio sociale e capirne le dinamiche, ché non si rivolgessero contro di loro. Gramsci, quindi, Anticipava gli Obbiettivi che doveva proporsi la scuola media unica, disegnata dal legislatore italiano all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso. Purtroppo, nessun obiettivo di tal fatta è stato raggiunto; ad onta della massiccia scolarizzazione di massa, l’analfabetismo è dilagante: il Leggere,  lo Scrivere, il Far di conto sono un “optional” nella scuola dell’obbligo, a vantaggio di progetti e progettini tra i più fantasiosi e dai contenuti più lontani dalle vere, reali necessità, urgenze didattiche, pedagogiche di scolari, in transito dalla preadolescenza all’adolescenza; a vantaggio della dispersione del tempo scolastico nella preponderante preparazione, a ciclo continuo, di cori, di spettacolini, di zecchini d’oro, che servono a gratificare la boria, la “sghezza” (nella Lingua bitontina: brama, voluttà) vanesia di visibilità di dirigentucoli, di insegnantucoli, lasciando gli scolari, completamente, privi di quegli strumenti che potessero, possano Permettere loro di Leggere il Mondo. di InterpretarLo, di DescriverLo, di Sognare di CambiarLo. Da questa Scuola non escono Uomini in “Fieri”, ma “animalia”, cioè esseri solo vegetanti, nemmeno viventi, ché il Vivere Esige non la dualità cartesiana della “res extensa” e della “res cogitans”, ma la dissoluzione nella “res extensa” della “res cogitans”, cioè, Corpi segnati da razionali Passioni, da Ideali, ingentiliti dall’Esercitarsi nel Contemplare la Bellezza della Natura e Quella, di cui è “Artiferx” l’Uomo. Codesti ragazzi non sono, neanche, “animalia da salotto”, si fa per dire, ma educati da genitori incolti, incapaci, da insegnanti, senza alcuna preparazione culturale, didattica, pedagogica, dalle diavolerie della “rete”, per la loro rozzezza, conservano una rabbiosa violenza che, non di rado, li porta ad atti di “bullismo”, vandalizzante “persone” e cose, con cui si scontrano nel loro raggio di distruzione. Pasolini, con la Preveggenza del Vate, oltre 40 anni fa, aveva, inascoltato, Tuonato: “Aboliamo la scuola media”. IO ho, ognora, Pensato che una scuola che premi l’Impegno nello Studio, che, di contro, ne punisca il disimpegno non è Scuola. La Lberazione dalle secolari catene dell’ignoranza dovrebbe essere un’Esigenza disinteressata dell’Uomo, ché l’ignoranza dà la stura a coloro che si sono appropriati della Cultura e delle Verità, sia pure provvisorie, della Scienza di schiavizzare coloro che Ne sono privi e non sentono, non capiscono l’importanza di “approvvigionarseNe”. Brecht Diceva che chi è situato nel cerchio magico delle classi al potere, perché è nel cerchio magico della ricchezza e del possesso dei beni di produzione, potrebbe fare, anche, a meno di Studiare, mettiamola così, in quanto ha a disposizione un esercito di scribi, ai quali affida il mandato di infinocchiare le classi popolari, senza potere, senza voce in capitolo, col manzoniano “latinorum”, da sempre, sinonimo di strumento di oppressione politica su coloro che ne sono sprovvisti. Cosa, quindi, è avvenuto nell’italietta ? S’è approntata la scolarizzazione  e l’accademizzazione universitaria di massa, progettata come area di parcheggio per una moltitudine di giovani, destinati a rimanere per molto tempo o per tutta la vita disoccupati, grazie, si fa per dire, alla computerizzazione o alla cibernetizzazione dei processi produttivi e dei servizi, abbassando in essa il livello di quella virile Autorevolezza, della Fascinazione della Parola dei Grandi del passato, che Machiavelli Capitalizzava per Essere un raffinato Analista delle cause e delle conseguenze di ciò che, effettualmente, era avvenuto nella Storia e nella cronaca avveniva e superbo Scrittore. Scolarizzazione senza Scuola, quindi, contenuti culturali, vieppiù, annacquati, razzisticamente, adeguati, specialmente, in quella dell’obbligo, ai rampolli delle classi popolari, inette, si pensava, a, mentalmente, sostenere il Rigore razionale delle Lingue e delle Letterature Classiche, l’Arditezza concettuale della Filosofia Classica, Moderna, Contemporanea che, se in Profondità Dipanate, avrebbero Costituito l’ineludibile Cornice della Formazione di una nuova Generazione di Italiani, non più, eternamente, servi di qualcuno o di qualcosa. Pasolini Lamentava il nuovo fascismo della telecrazia; oggi si parla del fascismo della retecrazia.”En passant”, 6oo docenti universitari hanno denunciato che nell’ italietta c’è un analfabetismo di ritorno, sì che, anche,  i laureati, non sanno esprimersi, commettono orrori di ortografia, non sanno usare i congiuntivi (vedere: il vicepresidente del senato, tal di majo), non sanno decrittare un testo. Ebbene, tanto di tragicomico dipende dalla, nei fatti, messa in mora, anche nei licei classici, delle Lingue Classiche, Genitrici della lingua, ormai, italiettina, e qualcuno parla della sua tendenza a scomparire. Se tanto ci dà tanto, ne consegue: “Todos caballeros”, ma analfabeti, disoccupati e qualcuno, pure, suicida. In Conclusione, i Genitori di GINEVRA, di ARIANNA, di ERICA sono, vivamente, Pregati di non fidarsi, assolutamente, dello stato della scuola italiettina, anzi, poiché essa non è più scuola, ma una specie di luogo di trattenimento o di intrattenimento di minori, da genitori, per lo più impegnati entrambi nel mattutino lavoro, affidati ad adulti, tra l’altro, mal pagati, costretti dallo stato a firmare,”a gratis”, promozioni e diplomi, inservibili, specie, come carta igienica, se non vogliono destinare le loro Figlie a un futuro di modesto momento e spessore, devono attrezzarsi ché ciò che nella scuola di stato e, anche, in quella privata accreditata non imparano, Esse Imparino in qualsiasi altro modo, che Essi Riterranno opportuno, magari, anche, scegliendo, una Scuola in paesi, dal punto di vista dell’Istruzione, più seri dell’italietta. Umberto Eco, nel suo “Diario minimo” Scriveva che Egli usava la scuola pubblica per dare il crisma dell’ufficialità alle promozioni e ai diplomi, conseguiti dai suoi figli; per quanto, invece, riguardava la “Polpa”, che quei diplomi avrebbero dovuto contenere, beh, Essa non poteva non essere di sua esclusiva Cura. Ancora, i Genitori di GINEVRA, di ARIANNA, di ERICA Capiscano ciò che non è facile Capire: le Bambine non sono bambole, non cose ma, poiché hanno Occhi, hanno, già, un’Anima, che Va Sollecitata a Guardare le stelle e a SentirSi Gratificate dalla/della Bellezza del Creato, tanto da non avere più bisogno di altro o di altre gratificazioni. E, poi, il Sogno, l’Immaginazione, il Fantasticare sono gli Stigma della umana Dignità e della nostra possibile Libertà. Il reale fiasco umano al fondo della strada di ognuno di noi sta nell’essere schiavi delle cose, anche se facciamo di tutto per indossare la maschera di individui liberi.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano          


Pubblicato il 10 Febbraio 2017

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