Sport

Quei giovani e la fortuna avara

La popolarità sportiva è legata alla potenza che una nazione può esprimere in questa o quella disciplina. Per esempio in Italia dici calcio e ti vengono in mente trecento campioni. Con atletica, pugilato e ciclismo quel numero scende a trenta. Poi dici nuoto e i nomi si riducono a tre : Carlo Perdersoli, Novella Calligaris e Federica Pellegrini. Il futuro Bud Spencer, parliamo di Pedersoli, fu il primo nuotatore italiano a scendere sotto il minuto nei cento stile libero. La Calligaris, invece, fu la prima atleta italiana a vincere una medaglia olimpica e a stabilire un primato mondiale. Infine l’arcinota Pellegrini, primatista mondiale in carica sui 200 stile libero ed europea sui 400. E poi?… E’ vero, per tradizione l’Italia non è mai stata una potenza del nuoto, ma chissà come sarebbero andate le cose se un giorno un certo aereo non avesse avuto quel grave problema in fase di atterraggio… Oggi vogliamo ricordare sette promesse del nuoto azzurro : Bruno Bianchi, Dino Rora, Sergio De Gregorio, Amedeo Chimisso, Luciana Massenzi, Carmen Longo e Daniela Samuele. Nessuno di questi raggiunse le vette toccate dai tre campioni sopra citati. Semplicemente, mancò il tempo. Avevano una ventina d’anni quando morirono. Erano a bordo del Convair CV-440 della Lufthansa che il 28 gennaio 1966 precipitò sulla pista di Brema (46 morti, nessun superstite). Il pilota sbagliò manovra, l’aereo ebbe un cedimento strutturale? Non si è mai saputo. Quei sette ragazzi componevano una selezione della nazionale italiana di nuoto che a Brema doveva prendere parte a un prestigioso torneo ; con loro persero la vita anche l’allenatore Paolo Costoli e il giornalista Nico Sapio. Al danno umano si aggiunse quello sportivo : il disastro di Brema portò ad un calo della competitività – già scarsa – della nazionale che si protrasse fino ai primi anni settanta, quando emerse il talento della Calligaris. Nel cinquantenario della tragedia è giusto ricordare quei ragazzi senza fortuna. In loro memoria esiste a Roma nei pressi del Foro Italico una stele  (in sostituzione della precedente lapide in cristallo mandata in frantumi da vandali). A Como è stato eretto un tempio-sacrario degli sport acquatici e nautici. A Napoli il campo sortivo del quartiere Barra è intitolato ai ‘Caduti di Brema’. La Puglia non è assente in questo nobile esercizio di memoria : Ai ‘Caduti di Brema’ è dedicata una via a Cavallino, vicino Lecce. Ancora nel Salento, porta il nome di Carmen Longo il campo sportivo comunale di Guagnano, luogo d’origine dei genitori dell’atleta. Voglia qualche anima pia deporre oggi un mazzo di fiori in corrispondenza delle targhette di quella strada e di quell’impianto.

 Italo Interesse


Pubblicato il 28 Gennaio 2016

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