Cronaca

Referendum o non referendum, l’Acquedotto è ancora una SpA

A che servono i referendum, le belle parole e la partecipazione popolare, se poi il secondo quesito referendario non è stato attuato e le tariffe non sono state ridotte? Il Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune” prende spunto dalle recenti affermazioni del Capogruppo del Partito Democratico alla Regione Puglia, Antonio Decaro il quale insiste sulla necessità di dare reale attuazione all´esito referendario che “impone l´obbligo di una rideterminazione della tariffa con l´esclusione della quota, pari al 7%, relativa alla `remunerazione del capitale investito”, sollecitando tutte le forze politiche che siedono nel Consiglio Regionale ad adoperarsi, senza tentennamenti, per la piena attuazione della volontà così chiaramente espressa dai cittadini con i ‘Si’ ai referendum. E all´Assessore Amati – che respinge la richiesta del suo capogruppo affermando “non è percorribile ogni richiesta di riduzione della tariffa del servizio idrico integrato, compresa la riduzione del 7% di remunerazione del capitale investito, che è per noi un costo” comitati e cittadini ricordano che la “remunerazione del capitale investito” non è un costo come del resto ben sa l´AATO che, nel documento di  “RIMODULAZIONE PIANO D´AMBITO 2010-2018 (CAPITOLO)”-, afferma che “La remunerazione del capitale investito rappresenta il ristoro economico e l´incentivo riconosciuto al soggetto gestore per il finanziamento degli interventi mediante l´impiego di mezzi propri”. Allo stesso tempo si fa presente all´Assessore Amati – che nella stessa nota afferma che “L’unica attività consentita in futuro all’Autorità Idrica Pugliese sarà quella di rimodulazione tariffaria sulla capacità reddituale dei Cittadini, senza modificare il piano degli investimenti […]” – che la remunerazione del capitale non incide sul piano degli investimenti che, peraltro viene “recuperato” in tariffa attraverso l´ammortamento e che, comunque, non potrebbe essere imposta da un soggetto di diritto pubblico nel quale l´acquedotto pugliese dovrebbe trasformarsi. Insomma, cittadini e utenti sono ancora in trepida attesa che trovi concretizzazione l´impegno assunto dal Capogruppo del partito Sinistra e Libertà alla Regione che, in un comunicato del luglio scorso, aveva annunciato di volersi adoperare “per ricollegare le attese del Comitato e dei referendari all´azione della Giunta regionale”. In questa fase così drammatica della nostra Nazione, nella quale, indifferente alle esigenze espresse dai cittadini, la politica sembra sempre più arroccata a difendere i propri privilegi e sembra incapace di costruire un vero dialogo con le persone, cittadini e politici piu’ sensibili ai problemi dei servizi pubblici chiedono con forza e determinazione che sia ripreso il percorso per la ripubblicizzazione dell´Acquedotto Pugliese. Dopo quasi sette anni di mandato legislativo della attuale maggioranza di governo regionale – che con Vendola e compagni per ben due campagne elettorali ha fatto della ripubblicizzazione del servizio idrico integrato in Puglia il proprio cavallo di battaglia – l´Ente Acquedotto Pugliese sia ancora una Società per Azioni. “Continuiamo e continueremo con inflessibile fermezza a chiedere, a nome degli elettori pugliesi – che in stragrande maggioranza hanno dimostrato adesione al SI all´acqua pubblica –  che gli impegni e le dichiarazioni di principio si traducano in atti concreti”, si legge nei comunicati del comitato che si batte per il Bene Comune. Comitato che s’associa all´auspicio del Prof. Alberto Lucarelli affinché “dalla Puglia, prima paladina dell’acqua pubblica in Italia, arrivi un ulteriore segnale di sostegno alla volontà degli oltre 27 milioni di italiani che hanno votato per il referendum, ad esempio, riproponendo i contenuti della legge elaborati dal tavolo tecnico”.
adl
 


Pubblicato il 26 Ottobre 2011

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