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Rincari in vista per l’olio d’oliva, ma sono a rischio anche le aziende produttrici

Il previsto calo di produzione nazionale delle olive per l’annata produttiva che in Puglia avrà inizio il prossimo mese di ottobre sta già facendo salire il prezzo dell’olio al dettaglio sugli scaffali. Un aumento che, nella ormai imminente campagna olivicola, per l’olio extra vergine “made in Italy” non sarà determinato soltanto dalla contrazione di produzione delle olive (ndr – in Puglia le stime prevedono circa il 40/50% in meno rispetto allo scorso anno), ma soprattutto dall’esplosione dei costi di produzione generati dal conflitto in Ucraina, che hanno già causato nelle aziende olivicole aumentati di costi, nella coltivazione degli ulivi, in media del 50% rispetto alla precedente annata. E questo è ciò che emerge dal report “2022, la guerra dell’olio Made in Italy” di Coldiretti e Unaprol diffuso in occasione dell’imminente avvio lungo la nostra Penisola della raccolta delle olive 2022/2023, in un anno profondamente segnato dai cambiamenti climatici e dai rincari di energia e materie prime che pesano su aziende e famiglie. A Roma, in via XXIV Maggio 43, presso la sede nazionale di Palazzo Rospigliosi della Coldiretti, sono state spremute dal vivo, in un vero frantoio, le prime olive di quest’anno alla presenza del Presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, e del Presidente di Unaprol (ossia l’associazione degli olivicoltori collaterale all’associazione agricola fondata da Bonomo), David Granieri. Ed in occasione di tale manifestazione dimostrativa Coldiretti ed Unaprol hanno fatto presente che a pesare sull’aumento delle confezioni di olio sono, in particolare, i rincari diretti e indiretti determinati dall’energia che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio nelle campagne. Mentre i confezionatori devono sostenere per il vetro un aumento di oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica ed i frantoiani sono costretti a fronteggiare l’incremento di prezzo per il funzionamento degli impianti di trasformazione si trovano con un costo dell’elettricità che è quintuplicato rispetto alle precedenti annate. Quindi, se i costi di produzione crescono, anche per l’olio extravergine d’oliva i rincari sugli scaffali, con l’arrivo delle nuove produzioni, saranno inevitabili. La prossima raccolta olivicola – hanno riferito Coldiretti e Unaprol – specialmente in Puglia, cuore dell’olivicoltura italiana, rischia una flessione fino al 50% di prodotto rispetto allo scorso anno nella nostra regione, prima a causa delle gelate fuori stagione, nella scorsa primavera, e poi della siccità; mentre continua a perdere la produttività di olive il Salento, distrutto – come è noto – dalla Xylella, che ha bruciato un potenziale pari al 10% della produzione nazionale di olive. Pertanto, per Prandini e Granieri, non è più rinviabile un piano strategico nazionale dell’olivicoltura che metta al centro le aziende che sono sul mercato, producono reddito e occupazione, oltre al recupero dei tanti uliveti abbandonati che devono essere rinnovati per ridare ossigeno e speranze ai territori. Ma, per Coldiretti e Unaprol, è necessario anche proseguire a livello internazionale la battaglia per tutelare la qualità del nostro olio extravergine d’oliva, cercando di cambiare anche alcuni parametri che penalizzano i nostri agricoltori, già vessati dal cambiamento climatico e dai recenti e sconsiderato aumenti dei costi energetici. Quindi, “il futuro dell’olio italiano – hanno concluso Prandini e Granieri – passa da questi interventi fondamentali per tutelare un prodotto simbolo del Made in Italy”. Invece, a chiedere al governo Draghi – prima della scadenza del mandato – un nuovo urgente intervento in favore del settore rurale, sulla base delle risorse finanziarie dell’extra-gettito fiscale di luglio e agosto e degli extra-profitti delle società energetiche, è il presidente di Cia-agricoltori italiani, Cristiano Fini, che dopo l’approvazione del “Decreto aiuti bis” sollecita un nuovo provvedimento contro il caro bollette. Infatti, ha affermato Fini: “Il caro energia continua a flagellare le nostre aziende agricole, è necessaria una corsa contro il tempo per un nuovo provvedimento che contrasti gli effetti drammatici del caro bollette”. Secondo il presidente di Cia-agricoltori italiani, le principali direttive di interventi devono riguardare le agevolazioni fiscali, gli indennizzi per agricoltori colpiti dalla siccità e la liquidità per le aziende. Sul primo fronte, per Cia è prioritaria l’estensione del credito d’imposta per il gasolio agricolo al secondo e quarto trimestre del 2022, attualmente esclusi dalle agevolazioni vigenti. La misura, inoltre, deve comprendere anche il carburante per il riscaldamento delle coltivazioni protette in serra. Cia reputa anche sostanziale l’estensione del credito d’imposta per l’acquisto di energia elettrica a tutte le aziende agricole, anche a quelle che non rientrano nelle categorie di energivore e gasivore. Mentre per risarcire gli agricoltori che hanno subito danni pesantissimi dalla persistente siccità, Cia ritiene necessario il rifinanziamento del Fondo di Solidarietà Nazionale, con l’introduzione di semplificazioni per una rapida erogazione degli indennizzi. Cia, infine, chiede al Governo interventi per garantire liquidità al settore, come fu per l’emergenza Covid, attraverso la sospensione delle rate dei mutui e di tutti gli altri finanziamenti. Però, il rischio è che le richieste avanzate innanzi da Coldiretti ed Unaprol da un lato e Cia-agricoltori italiani dall’altro non trovino risposte immediate da parte di un Governo dimissionario, qual è per l’appunto quello del premier Mario Draghi, che – come è noto – è alle prese sul fronte europeo, per fissare un tetto al prezzo del gas, e su quello internazionale per tentare di mitigare sul nostro Paese tutti gli effetti di una crisi geo politica conseguente al conflitto russo-ucraino. Perciò non è difficile ipotizzare che anche la “patata” bollente dei problemi agricoli nazionali finiranno sul tavolo del nuovo Governo che uscirà col voto del prossimo 25 settembre.

 

Giuseppe Palella

 

 


Pubblicato il 14 Settembre 2022

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