Cultura e Spettacoli

Scrittura e lettura, illusione e realtà

Gli organizzatori della quindicesima edizione di ‘Il libro possibile’, il festival che si è tenuto a Polignano fra il 6 e l’8 luglio scorsi, gonfiano il petto ostentando cifre importanti : più di 300 ospiti, 101 autori, 153 personaggi del mondo dello spettacolo… Avranno anche ragione di farlo da momento che si calcola in circa 100mila unità il movimento ‘turistico’ innescato dall’evento, ma il problema resta : si legge sempre meno, a fronte di una produzione editoriale sterminata  e di scadente qualità. Di chi le colpe? Il processo, più volte celebrato nel corso di ripetuti appelli, ha individuato ogni volta gli stessi colpevoli : la cattiva qualità di certa tv e di certo cinema, nonché l’uso peggiore che si fa delle immense possibilità offerte dalla Rete. Ma vogliamo mettere in conto anche le responsabilità di stampatori che di punto in bianco s’improvvisano editori? Sono loro i primi responsabili di una mancata selezione che consente a qualunque cialtrone di fregiarsi del titolo di poeta o romanziere. L’immissione nel mercato di ciarpame inquina quel quasi nulla di originale che ancora si produce. Fatalmente il fango viene promosso con maggiore energia della scrittura di qualità e le vetrine delle librerie si riempiono di volumi giunti primi a premi letterari di dubbio prestigio. Peraltro, neanche l’affermazione nei pochi concorsi di tradizione mette al sicuro da sospetti pesanti (cardinali, onorevoli e massoni possono molto anche in questo campo). Unica consolazione è che,  a differenza che in passato, quando l’unità di misura della stampa di un libro era di un migliaio di unità, oggi è possibile editare una novità in un numero limitato di copie, anche quaranta, cinquanta e vedere che succede. Quanto meno, lo spreco forestale non ha più dimensioni industriali. Ha invece dimensioni industriali l’illusione che il polverizzato mondo dell’editoria regala a un popolo di grafomani. Si pensi a cose come il Salone Internazionale del Libro di Torino, che passa per essere la vetta di tutte le ‘fiere’ del libro di cui si fa ovunque abuso. Di fatto, a Torino può arrivare chiunque. Ma potrà dirsi ‘arrivato’ solo a condizione di negare la realtà, ovvero l’essere letteralmente una goccia in un oceano, peraltro non da ‘bandiera blu’… Di buona o cattiva caratura che sia, l’autore ostinato non ha che un ripiego : mettersi il libro sotto braccio e battere circoli, librerie, scuole, posti di lavoro, luoghi di dopolavoro… Una strada sfiancante, frustrante, persino umiliante (è dura presentare un libro davanti a sette persone). Una strada che nel migliore dei casi regala pochi e acerbi frutti in fine carriera e un posticino a margine della grande letteratura, proprio quella che con ever-green come la Recherche, Don Chisciotte, Cent’anni di solitudine o Morte a Venezia continua a tenere in vita le librerie.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 14 Luglio 2016

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