Cultura e Spettacoli

San Sabino sta ancora aspettando

La mattina del 14 luglio 1902 (alle 09:50) una gigantesca fenditura si apriva nel fianco del Campanile di San Marco diffondendo “un cupo rumore di rovine e di schianti”. Qualche secondo dopo l’enorme pinnacolo della torre campanaria  cominciava a dondolare torcendo gli archi di sostegno e poi spezzandoli. A quel punto “il colosso si accascia su sé stesso… la terra traballa, si eleva una gigantesca nube di polvere che…si rovescia per tutto come la cenere d’un’eruzione vulcanica e acceca la gente terrorizzata che si disperde”. Un crollo annunciato. Nella primavera dello stesso anno, in seguito ad alcuni interventi sul paramento murario esterno, effettuati in maniera improvvida e a insaputa del Priore della Basilica, si erano manifestati segnali preoccupanti sotto forma di screpolature e di una fenditura sul lato settentrionale che andò via via allargandosi. Ma sopralluoghi tecnici esclusero la presenza di problemi strutturali seri. Tuttavia il 12 luglio si rilevò una copiosa caduta di calcinacci. La sera del 13 luglio, poi, poco prima del suo inizio, era stato interrotto un concerto del  reggimento di Fanteria che avrebbe dovuto tenersi nella piazza. Infine, alle 09:30 del giorno 14, pochi minuti prima del crollo una squadra di tecnici che aveva poggiato una scala su un fianco delle costruzione per monitorarne il degrado fu costretta ad allontanarsi precipitosamente riuscendo a far sgomberare l’area circostante. Si deve a questa tempestività l’assenza di vittime. L’anniversario di quella mancata strage richiama alla memoria altra sfiorata tragedia. Erano le 18:00 del 29 novembre 1614 quando veniva giù uno dei due campanili della Cattedrale di Bari (il moncone, ‘ingentilito’, è ancora visibile a destra della facciata). Anche qui, una “cascata” abbondantemente prevista, Già nel 1590 questo campanile, già “percosso dalla saetta…e per lo continuo uso di tante campane” presentava “un’apertura considerabile” su uno dei fianchi. Per reperire i fondi necessari al costosissimo restauro del campanile “periclitante” venne imposta “una tassa sulle gabelle sui forni”. Non ci fu modo però di utilizzare quel denaro. Unica consolazione, nel cadere la costruzione non uccise gente (“non ha offeso persona vivente, sebbene ha fatto danno alla parete sinistra del brazzo di detta chiesa e alle case vicine”). Conclusione, il campanile non venne più riedificato e l’odiosa tassa rimase. mentre a Venezia, la sera stessa del crollo il Consiglio comunale. riunito d’urgenza, deliberò la ricostruzione con uno stanziamento di 500mila lire. La prima pietra fu posata il 25 aprile 1903, giorno di San Marco. L’inaugurazione avvenne nove anni dopo, ancora nel giorno di San Marco. Restando in tema di Santi, il ‘nostro’ San Sabino (cui è dedicata la cattedrale barese), attende ancora.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 14 Luglio 2016

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio