Cronaca

“Scusi assessore Gentile, vuole spiegare cosa sta accadendo alla ‘Mater Dei’?”

Sanità barese sempre più nella bufera, proprio mentre continua a squillare l’allarme tra sindacati, lavoratori e parti sociali allo scopo di spingere per la convocazione di un vertice regionale con la Task Force per l’occupazione. Secondo quanto denunciato – in particolare- dai sindacati autonomi, la decisione dell’azienda privata Città di Bari Hospital di mettere per strada quasi quattrocento lavoratori, sarebbe legata alla necessità di sospendere i ricoveri nelle varie cliniche baresi in attesa dei lavori di completamento della struttura Mater Dei, dove, in base ad un accordo concluso con la Regione nei mesi scorsi, saranno concentrati 480 posti letto. “Per effetto di una legge regionale – ha spiegato tempo fa  Nicola Brescia segretario dell’Usppi – scadeva a dicembre scorso la proroga concessa al gruppo imprenditoriale per adeguarsi alle norme in materie di accreditamento in vigore da oltre otto anni. Non potendo più concedere altri rinvii, e consentire di proseguire l’attività in strutture non a norma, la Regione ha dato tre mesi per completare i lavori e le procedure amministrative per il rilascio delle autorizzazione per la nuova struttura”. La cassa integrazione riguarderebbe centoventi lavoratori in servizio presso la struttura Casa di cura Villa Bianca, 86 presso la Casa di cura Santa Rita, centoquindici unità presso la Casa di cura La Madonnina, una trentina di unità presso la Casa di cura Mater Dei e infine cinque presso la Casa di Cura Villa Luce. Ma i sindacati hanno già annunciato battaglia, e hanno chiesto l’intervento del governatore Vendola. “Non si possono scaricare sui lavoratori i ritardi della società. – attacca Brescia – Cbh sapeva da anni del trasferimento, ha sbagliato a ridursi all’ultimo momento” e chiede un tavolo negoziale in sede regionale, unitamente alla Task Force”. Il potenziamento della struttura Mater Dei è il frutto di un accordo concluso tra Regione e azienda concluso un anno fa, per scongiurare i 338 licenziamenti che la Cbh aveva annunciato ad agosto 2012. L’intesa prevedeva in sostanza il potenziamento della clinica Mater Dei, che diventerà un ospedale privato plurispecialistico, dotato anche di un Pronto Soccorso. La Regione aveva inoltre accordato a CBH l’accreditamento per l’attività del cyber knife, tecnica all’avanguardia per la radiochirurgia (la cui procedura, però, non è stata ancora completata, come emerso qualche mese fa dalla vicenda di una giovane mamma salernitana che aveva chiesto di poter essere operata a Bari). L’azienda inoltre attiverà una struttura di hospice per le cure ai malati terminali ed infine attiverà una struttura per l’interruzione volontaria di gravidanza. Ma ora arriva l’ex assessore e Rimani sempre aggiornato.Il Consigliere Regionale Nino Marmo, che è anche Vice-Presidente del Consiglio, che ha rotto gli indugi rivolgendo una interrogazione a risposta scritta al Presidente della Regione ed all’Assessore alle Politiche della Salute Elena Gentile. Marmo ha messo in primo piano che dal 23 dicembre scorso sono stati sospesi i ricoveri presso la clinica “Mater Dei” di Bari facente parte del Gruppo CBH a cui sono state accorpate le cliniche  “Villa Bianca”, “Santa Rita” e “La Madonnina”.”Per questo diventa quanto mai urgente sapere, escludendo di derogare sul rispetto delle regole e delle leggi in materia di sicurezza, agibilità, e quant’altro necessario alla definizione positiva dell’Accreditamento presso la Regione Puglia, a che punto è la concessione delle autorizzazioni regionali necessarie per la riapertura della struttura. Ma Vendola e la Gentile dovrebbero anche spiegare come si intendono tutelare gli oltre mille lavoratori (tra medici ed infermieri) a ri-accreditamento avvenuto e quali contratti saranno applicati per garantire anche la qualità e la continuità dei servizi, senza scordare quali sono gli interventi strutturali e burocratici necessari per rendere funzionale “il quarto Pronto Soccorso di Bari” ed i reparti di Radiologia (compresa la TAC), Cardiologia e Ginecologia che consentirebbe una ulteriore riduzione delle liste d’attesa delle altre strutture pubbliche e cessare il regime di “operatività transitoria”. Chissà se le questioni poste dall’ex Marmo saranno mai prese in considerazione da chi amministra la sanità in Puglia…

 

 

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 15 Marzo 2014

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