Cronaca

Senza casa: arrivano i contributi del Comune, ma bisogna fare di più

Le famiglie baresi che da tempo vivono sulla propria pelle la penuria di abitazioni, riunite nel Comitato “Baresi S.O.S.pesi”, da tempo chiedono al Sindaco di Bari di darsi da fare. E assumere ogni iniziativa, in qualunque sede, per risolvere il dramma di tanti cittadini privi di casa, costretti a sopravvivere in condizioni disumane. Nel frattempo l’altro ieri si è riunita la commissione incaricata della valutazione delle domande di accesso al contributo per la morosità incolpevole, i cui fondi a disposizione dell’amministrazione comunale ammontano complessivamente a 494.000 euro. Sono 28 le domande presentate, 15 delle quali beneficeranno di un contributo massimo pari a 8.000 euro. Le restanti 13, invece, sono state escluse per assenza dei requisiti previsti dall’avviso. “Stiamo lavorando con la Regione Puglia, l’Anci e il Governo nazionale – ha spiegato il vicesindaco e assessore al Patrimonio Vincenzo Brandi – per modificare i criteri, oggi troppo stringenti, che consentono a quanti ne hanno bisogno di accedere al contributo per la morosità incolpevole. Si tratta di un lavoro di squadra che dà modo alle istituzioni di andare incontro alle esigenze di tanti cittadini. Ovviamente i fondi eccedenti non andranno persi. Stiamo lavorando a stretto contatto con l’assessore regionale alle Politiche abitative Anna Maria Cucuruto per far sì che nel più breve tempo possibile possano essere utilizzati ulteriori fondi a sostegno delle famiglie colpite dall’incessante ondata di sfratti, che quotidianamente investe la città di Bari”. Così, mentre l’attuale sindaco Decaro ritiene di aiutare a risolvere elargendo contributi agli sfrattati, il suo predecessore insisteva con la proposta di trasferimento di trasferire venticinque famiglie a Taranto, così come predisposto per iscritto, con apposita nota, un bel po’ di tempo fa. Proprio per protestare contro questo genere di decisioni, il Comitato formato da Donato Cippone, Angela Perna e Alessandro Antonacci era sceso in piazza perfino coi sit-in dinanzi alla sede del Governo,  opponendosi al trasferimento di famiglie che non avevano alcun addentellato familiare, economico e sociale col capoluogo jonico. <> E allora, che fare per tutelare il diritto alla casa di questi nuclei famigliari disperati? Il comitato Baresi ‘Sos’pesi ha la sua ricetta, cominciando con l’accertare se all’interno degli enti non vi siano soluzioni abitative nella città di Bari, attingendo gli alloggi necessari, ad esempio, dall’apposita riserva prevista per situazioni di emergenza abitativa di cui all’art. 14 della Legge regionale, n. 54 del 20.12.1984, o da quelli disponibili presso lo IACP. Bisognerebbe anche non dimenticare di realizzare il censimento delle famiglie in difficoltà abitative, ovvero in procinto di essere sfrattate, costrette ad abitare in immobili fatiscenti. Ma facendo attenzione a non infilare negli elenchi degli aventi diritto degli alloggi popolari i tanti furbi, spesso parenti stretti di impiegati e funzionari comunali, che occupano box e sottoscala annessi ai palazzoni costruiti coi finanziamenti per l’edilizia popolare. Ma Comune e Istituto Autonomo Case Popolari di Bari potrebbero anche compiere la politica dei ‘piccoli passi’. Come? Per esempio, redigendo, divulgando e mettendo a disposizione moduli di domanda semplici e chiari per chi si trovi in emergenza abitativa, concludendo i procedimenti amministrativi con un provvedimento espresso. Un atto da comunicarsi agli interessati – ripetono Cippone, Perna e Antonacci nel loro lungo documento a difesa degli aventi diritto- insieme al responsabile del procedimento, entro e non oltre trenta giorni. Così come prevedono le ferree norme in vigore, ignorate e dimenticate da politici, amministratori e burocrati. Specie quando si tratta di tutelare i diritti di indigenti, poveri e diseredati…(adl)

 


Pubblicato il 24 Ottobre 2015

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