Cronaca

Settori alimentari in subbuglio: aiuti per il Covid-19 e ‘sit-in’ per il contratto

“Arrivano i fondi della mia legge sugli aiuti al settore lattiero-caseario a fronte della crisi per il Covid-19: è stato pubblicato, infatti, il bando regionale per accedere alle misure previste. È il risultato di un lavoro di dialogo e confronto con il settore, che ho portato avanti incessantemente durante il lockdown che ha inferto colpi durissimi alle nostre imprese”, canta vittoria il non riconfermato consigliere regionale Domenico Damascelli. La dotazione finanziaria prevista nella sua proposta, approvata dal Consiglio regionale, è di due milioni di euro per tutti gli attori della filiera latte. Dopo l’assegnazione di un milione per gli allevatori, è stata destinata la somma di 800mila euro per i trasformatori. “E qui casca l’asino: dove sono finiti gli ulteriori 200mila euro deliberati all’unanimità dal Consiglio?”, si chiede ancora Damascelli. Infatti nella determinazione regionale è richiamato il punto 22 della Comunicazione della Commissione Europea del 19 marzo 2020 sui sostegni Covid, secondo cui l’aiuto non deve superare 800mila euro per singola impresa. Ma non per l’intero comparto. Ergo, poiché nessuno può violare una legge approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, e poiché chiunque in Regione ricopra ruoli di responsabilità, politici o amministrativi, deve assolutamente osservare le leggi, adesso occorre porre rimedio utilizzando gli ulteriori 200mila euro stanziati, mettendoli a disposizione del comparto lattiero caseario. È un risultato vitale per la zootecnia e Damascelli continuerà, oggi e in futuro, a seguire passo dopo passo ogni aspetto, affinché sia eseguita la volontà della massima assise regionale che ha approvato la sua proposta. Ma ieri è stata una giornata movimentata anche per gli alimentaristi pugliesi, in presidio davanti alla sede di Confindustria Puglia.  Infatti, le Segreterie Regionali di Fai, Flai e Uila, per la mancata firma del rinnovo del CCNL dell’Industria alimentare siglato il 31 luglio scorso da una decina di associazioni su tredici aderenti a Federalimentare, hanno indetto per domani, venerdì 9 ottobre a partire dalle ore 9:30 sino alle ore 11:30 una manifestazione di protesta presso il Piazzale antistante la sede della Confindustria Puglia, in Via Amendola 172 in Bari. Al sit-in prenderanno parte almeno una quarantina di lavoratori e militanti in rappresentanza dei lavoratori del settore. Ma andiamo per ordine; il 31 Luglio è stato sottoscritto il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro industria alimentare tra Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil e tre associazioni di riferimento (Unionfood, Ancit e Assobirre). Tuttavia la trattativa non ha visto l’adesione di altre associazioni appartenenti a Federalimentare nonostante gli accordi iniziali e le mediazioni raggiunte nel tempo tra le parti. “Un rinnovo che interessa in Italia circa 400mila lavoratori – spiegano Paolo Frascella Segretario Generale FAI CISL Puglia, Antonio Gagliardi Segretario Generale FLAI CGIL Puglia e Pietro Buongiorno, Segretario Generale UILA UIL Puglia – nonostante le iniziative di lotta sindacale, quali il blocco delle flessibilità, degli straordinari e delle prestazioni aggiuntive, ad oggi permangono numerose aziende anche nel nostro territorio che non hanno aderito all’accordo sottoscritto lo scorso 31 luglio”. Le associazioni datoriali, hanno chiosato ancora i rappresentanti dei lavoratori, si sono tirate indietro proprio nel momento in cui andavano ripagati i sacrifici di quei lavoratori che, soprattutto nel periodo di lockdown, hanno offerto il proprio contributo affinché ci fossero approvvigionamenti di derrate alimentare nelle comunità di riferimento. Tutto ciò mettendo a rischio la propria salute e quella dei loro cari. E così domani sono state proclamate quattro ore di sciopero in tutti i luoghi di lavoro dove il rinnovo del contratto non trova ancora applicazione, mentre una delegazione sindacale presiederà con un sit-in la sede di Confindustria Puglia per manifestare contro la <<miopia>> di chi pensa che il lavoro non vada riconosciuto in diritti e salario. In ballo l’aumento salariale di 119 euro a regime, ma sarebbe bene ricordare i punti qualificanti del rinnovo: l’introduzione di specifici piani di formazione pre-assunzione, l’obbligo di garantire l’accesso alla formazione a tutti i lavoratori, il rafforzamento della collaborazione tra imprese e mondo della scuola e dell’Università, il recepimento dei contenuti del Patto della Fabbrica su partecipazione e coinvolgimento dei lavoratori, l’obbligo, da parte dell’azienda, in caso di mancata iscrizione al sistema di welfare, a versare 20 euro mensili in busta paga. Adesso per equilibrare una situazione di forte disparità all’interno del comparto tra i lavoratori cui viene applicato il nuovo contratto e i lavoratori ‘tagliati fuori’ continueranno a protestare, così come già avvenuto negli ultimi mesi.

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 8 Ottobre 2020

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