Cronaca

Solo un elettore su tre sa chi è il suo candidato

Una legge elettorale astrusa, un abisso tra elettori e candidati ed ecco servito il cocktail micidiale che vedrà una vera e propria ‘moria’ di schede valide alle elezioni di domenica prossima, durante lo scrutinio. Indipendentemente dal risultato, inoltre, la campagna elettorale del 2018 verrà certamente ricordata come una delle più fredde della storia repubblicana italiana e non certo per colpa degli elettori. Certo, al bar, in qualche circolo o negli uffici qualcuno che tenta di avviare un discorso sulla battaglia tra cinque stelle e centrodestra c’è, ma in Città e volendo allargare il discorso nel Paese non si avverte la tensione che in passato ha accompagnato le precedenti tornate elettorali. <<Io credo che oltre la metà degli italiani non conosca il meccanismo base della nuova legge elettorale, ovvero che il proporzionale e maggioritario è concentrato in un voto solo>>, ha già fatto sapere Antonio Noto di una conosciuta impresa sui sondaggi. E a proposito di maggioritario, vale a dire dell’elezione di 232 deputati sui 630 e di 116 senatori su 315 è stata la notisima SWG a far sapere che il sessantacinque per cento degli elettori non conosce i nomi dei candidati dei principali partiti (non parliamo di quelli minori….) del proprio collegio. Solo tre su dieci, sempre secondo queste stime sa bene chi voterà e siamo ad appena due gioni dal 4 marzo, giorno fatidico delle votazioni politiche. Eppure votare sarà semplicissimo: basterà fare una sola croce. Sulla scheda leggeremo i nomi dei candidati nel nostro collegio maggioritario (che viene assegnato a chi prende più voti) al quale saranno collegati uno o più simboli di partiti (che invece competono per i seggi proporzionali). Si può barrare il nome del candidato del collegio. In questo caso il voto andrà anche ai partiti ad esso collegati in base ai consensi da essi ottenuti nelle sezioni elettorali di quel collegio. Si può barrare il simbolo di un partito. In questo caso il voto andrà anche al candidato del collegio maggioritario ad esso collegato. Si possono barrare anche il nome di un candidato e il simbolo di un partito ad esso collegato. Quello che non si può fare è barrare il nome di un candidato e il simbolo di un partito legato ad un altro candidato. In questo caso il voto è nullo perché la legge Rosato vieta il cosiddetto voto disgiunto. Per le politiche è anche bene sapere che non ci sono preferenze. A lato dei simboli dei partiti sono presenti elenchi di candidati al proporzionale che saranno eletti in base all’ordine di presentazione se il partito avrà diritto a seggi in quella circoscrizione. Le schede elettorali (e il voto)  sono identiche sia per la Camera che per il Senato e forse non tutti sanno che solo gli elettori con più di 25 anni potranno votare anche per il Senato. Questo significa che gli elettori al di sopra di questa soglia nel Lazio e in Lombardia riceveranno tre schede: Senato, Camera e Regione. Gli elettori fra 18 e 25 anni avranno solo la scheda della Camera e della Regione. Ma ci sono realtà ancora più preoccupanti. Ne parlano in pochi, ma è il vero protagonista della campagna elettorale sarà l’astensionismo, ancora maggiormente in espansione secondo i sondaggisti ed esperti. In crescita da anni, ormai può vantare 15 milioni di militanti. Stando ai sondaggi più accreditati ha raggiunto la soglia del 34 per cento. Numeri alla mano non ce n’è per nessuno: il partito dell’astensione ha già vinto le elezioni. Ruba voti a destra e sinistra, persino ai Cinque Stelle. Ha conquistato un italiano su tre. Come se non bastasse, nelle prossime settimane rischia di aumentare ancora il proprio consenso. Tutto merito degli avversari: ogni volta che un leader si lancia in una promessa insostenibile, nuovi elettori, sempre più disorientati, scelgono di disertare le urne. Il fenomeno è ampio e poco omogeneo. Tra gli italiani che hanno smesso di votare si riconoscono diversi profili. Gli arrabbiati, i delusi, gli irrecuperabili. Anche a Bari c’è chi non ha mai ritirato il certificato elettorale e chi non sa neppure che il 4 marzo ci saranno le Politiche. Altri vorrebbero schierarsi, ma non hanno ancora trovato il partito adatto. Intanto l’onda astensionista cresce di volume: ormai rappresenta il primo partito italiani. E nessuno dice niente in questi giorni di presunta campagna elettorale, tolta la solita ed asfissiante tv…

 

Antonio De Luigi

 


Pubblicato il 1 Marzo 2018

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio