Cronaca

Spiagge libere, cominciamo bene: quella buca-killer e poi lo spazio ‘skate’ da rifare

L’ultima protesta riguarda la rampa da della spiaggia di Torre Quetta a Bari, rimossa perché dichiarata abusiva dopo che, per più di due anni, i privati che l’hanno installata hanno provato a regolarizzarla: “Smantellata in estate, privando i giovani di uno spazio di divertimento, – afferma sconcertato Fabio Leli, attivista del Movimento 5 Stelle a Bari – l’amministrazione barese intende adesso installarne una nuova a spese dei cittadini quando ce n’era già una a costo zero, un bene comune. Ma quanti casi di abusivismo conosciamo e meritano ben più attenzione di una rampa? Troppi! Sembrerebbe quindi uno di quei casi dove viene creato il problema per poi risolverlo e ringraziare col cappello in mano il politico di turno. Seguiremo l’evolversi della situazione.” E non è finita. Andare in spiaggia da queste parti è sempre stato di una difficoltà estrema. Il litorale barese è occupato soprattutto da spiagge libere: dal cosiddetto “Canalone” fino alla spiaggia di Torre Quetta, ma l’estensione della zona balneabile non è stata proporzionale allo sforzo, sia in termini di personale sia in termini economici, che il Comune –…specie con le ultime giunte di Emiliano e Decaro, anche se il loro predecessore puntò molti dei suoi sforzi su Pane e Pomodoro- ha affrontato per assicurare a tutti i baresi un ambiente  pulito. Certo è indiscutibile il dovere di tutti di rispettare le spiagge, premurandosi di non brutalizzarle, vandalizzarle, sporcarle ma Bari questo non succede quasi mai. La Spiaggia di Torre Quetta, in particolare, è spesso stata soggetto di atti di vandalismo e di degrado. La sporcizia diffusa a Torre Quetta è sotto gli occhi di tutti. Passeggiando in bicicletta, lungo la pista ciclabile che porta nella zona surf, è inevitabile destreggiarsi tra sacchetti dei rifiuti, piante malridotte che versano sulla pista in condizioni disperate, chiodi arrugginiti, blocchi di pietra di panchine oramai completamente distrutte. Ci sarebbe da chiedersi cosa ne sia stato dell’aumento del 30% sulla Tarsu, ma sarebbero solo domande retoriche.  Dunque, non è necessario arrivare fino a San Giorgio per trovarsi immersi in uno scenario di degrado ambientale e di abbandono totale, basta superare Pane e Pomodoro per trovarsi di fronte ad uno scenario disonorevole per la città di Bari. Inquinamento dentro e fuori dal mare, ci sarebbe da dire, vista la notizia di qualche giorno fa, quando numerosi piccoli granchi sono usciti dall’acqua, perché troppo inquinata e hanno trascorso i loro ultimi giorni di vita, al di fuori del loro ambiente naturale, per poi essere divorati dalle formiche. Una lunga odissea quella riguardante la spiaggia barese, seconda per fama, dall’amianto agli inutili frangiflutti, dal divieto di balneazione ai granchi moribondi. Ed ora anche questo. Sacchetti carichi di rifiuti di ogni genere, panchine semidistrutte e chiodi arrugginiti molto pericolosi per i passanti, specialmente per i più piccoli.  Il sentimento che prevale guardando tutto ciò è quello della tristezza. Tristezza nel vedere che quando un bidone della spazzatura è pieno, si decide di lasciare i rifiuti in spiaggia senza portarli in un altro bidone. Tristezza nel vedere che se si fa una festa in spiaggia, si lasciano le bottiglie abbandonate. E che dire di quella buca-killer di fronte al campetto sabbioso di calcio vicino all’ingresso di Pane e Pomodoro, un vero omicidio tentato o almeno una gamba rotta di sicuro, se qualche bagnante della domenica ci casca dentro, specie col favore delle ore serotine. Certo, il Comune e l’Amiu avranno certamente le loro colpe, ma più colpevoli di tutti siamo noi baresi che non sappiamo nemmeno conservare decentemente quel po’ di spiaggia e di verde che questa città ha a disposizione.

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 7 Luglio 2015

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio