Taitù, l’altra bisbetica
Taitù nome regale. Dal 1889 al 1913 Taitù Batùl Zehetiopia Berehan, consorte del negus Menelik II, fu imperatrice d’Etiopia. All’indomani della sconfitta di Adua (1896), che arrestò per molti anni le ambizioni italiane in Africa, quella donna assurse da noi a mito femminile negativo. Descritta con cattiveria dalle cronache del tempo (dominava il marito, che osava contraddire in pubblico), Taitù divenne presto il prototipo della donna che, favorita dalle circostanze, si comporta in modo superbo e dispotico. Nacquero così modi di dire come ‘crede d’essere la regina Taitù’ oppure ‘sembra il marito della regina Taitù’ per definire donne risibilmente vanitose o uomini sottomessi. Taitù divenne anche la protagonista di numerose filastrocche e canzoni da osteria, composte sulla falsariga dei successi musicali dell’epoca. Particolarmente popolare fu la canzone ‘Milan’, parodia della romanza verdiana ‘Celeste aida’che faceva il verso a lei e al suo succube consorte. Il caso della boriosa moglie del Negus ci è venuto in mente sabato scorso all’Abeliano, dove era di scena l’ultima produzione dell’omonimo e storico Gruppo. Tratto da una fiaba di Vito Signorile, ‘La Regina Taitù’ vagamente ricorda lo schema de ‘La bisbetica domata’. Anche qui un padre paziente (sua maestà, re Capafresca) sospira e si affanna per evitare che una figlia indomabile resti ‘vacantina’, ancorché meravigliosa. Meno male, c’è di mezzo la saggia Porzia (la fida fantesca) e soprattutto il futuro sposo (Capacalda) ha pazienza da vendere, sennò… Davide Ceddia, cantante dei Camillorè, compone cose gradevoli che, cantate degli interpreti, intervallano l’azione in un clima da commedia in musica. Betty Lusito è una Taitù vezzosa al punto giusto. Le fanno giusta cornice Roberto Corradino (gustoso nella veste di un’improbabile Porzia), Enzo Vacca (bravo nel disegnare la parte di un re più ‘povero a lui’ che dalla ‘capa fresca’) e infine Michele Stella il quale con sicurezza si cala nei panni di un pretendente sornione e implacabile. Degno di nota anche il lavoro sui costumi di Francesco Capece. Signorile imprime alla messinscena la dovuta leggerezza ; piccole stasi e momenti lenti non pregiudicano un lavoro che è in via di rodaggio (sabato, è stato il giorno d’esordio) ; impianto scenico di Michele Iannone, aiuto regia : Roberto Corradino. – Prossimo appuntamento in cartellone al Nuovo Abeliano : giovedì 16 gennaio con ‘Celestine’, un testo di Mario Moretti e Mimmo Mongelli (regia di quest’ultimo), tratto da ‘Diario di una cameriera’ di Octave Mirbeau, e interpretato da Antonella Maddalena.
Italo Interesse
Pubblicato il 9 Gennaio 2014