Cronaca

Tassa di soggiorno a Bari? Occhio ai colossi del soggiorno ‘mordi e fuggi’

Prime reazioni dopo la novità dell’imposizione della tassa di soggiorno anche ad alberghi e B&b baresi, coi dati del solo anno in corso che confermano, purtroppo, lo scandaloso fenomeno dell’abusivismo ricettivo. Eppure la Corte di Giustizia Europea obbliga i comuni a riscuotere la cedolare secca, tanto che il Sindaco di Bari Decaro -come detto – ha già annunciato la tassa di soggiorno, nonostante un abusivismo attestatosi secondo ricerche delle associazioni di categoria circa all’ottanta per cento. E infatti Federalberghi già parla di “imposta iniqua e inopportuna, applicata senza alcuna strategia ne’ programmazione turistica>>. E infatti Airbnb, gigante multinazionale dell’affitto breve, ha pubblicato anche per Bari i primi dati riferiti a Bari nel 2022, con ben 1.886 annunci e notevole impatto economico sulla città (+60% rispetto al 2018), secondo una rilevazione del Centro Studi di Federalberghi. E a ben guardare per l’economia turistica della città, questi numeri non hanno portato posti di lavoro, registrando, invece, un consistente mancato gettito Iva, evasione fiscale (Irpef, Tarsu, canone Rai, ecc.) e perfino concorrenza sleale e turbativa di mercato.
Insomma, a fronte di una situazione che registra una notevolissima incidenza dell’abusivismo ricettivo sull’intera economia turistica cittadina, il Comune di Bari non ha altra risposta che annunciare l’imposizione della tassa di soggiorno, a partire dalla primavera prossima. Una decisione iniqua e poco opportuna per gli addetti ai lavori, che penalizzerà le strutture alberghiere ed extralberghiere legali, provocando veri e propri effetti distorsivi sull’economia turistica della nostra città. Senza contare che sarà molto difficile recuperare la tassa di soggiorno da chi soggiornerà nel segmento ‘affitti brevi’: sull’intero territorio della Puglia, nel 2022 Airbnb ha pubblicato 41.573 annunci, con l’immissione sul mercato di più di 170mila camere che hanno prodotto il fatturato maggioritario (50/60%) dell’intera economia turistica pugliese. «Le rilevazioni del nostro Centro Studi – spiega Francesco Caizzi, vice presidente nazionale Federalberghi – confermano ancora una volta che Airbnb e compagni non sono le anime candide autori dei ‘trend’ turistici alla moda, ma generatori di fatturati miliardari che sfuggono in gran parte all’area legale. Ora è arrivata una sentenza importante dalla Corte di Giustizia Europea che impone al colosso mondiale dell’affitto breve di riscuotere e versare alla Stato italiano la cedolare secca (21%) su ogni prenotazione online. Ritengo che questa pronuncia sia un passo in avanti verso la trasparenza e il contrasto all’evasione fiscale. Non posso, però, non sottolineare che i dati pubblicati siano vergognosi e ci riportino a un’amara realtà, quella di un segmento importante per Bari e la Puglia che subisce la piaga dell’abusivismo ricettivo. A Bari Airbnb ha pubblicato nel 2022 ben 1.886 annunci con un notevole impatto economico sulla città (+60% rispetto al 2018). In città si registra un’incidenza dell’abusivismo ricettivo di oltre l’80% sull’intera economia turistica>>. Ma andando più a fondo, si può parlare di numeri che non hanno portato posti di lavoro, registrando, di contro, un forte mancato gettito Iva, evasione fiscale (Irpef, Tarsu, canone Rai, ecc.), ma anche concorrenza sleale e turbativa di mercato.  Ho provveduto a recapitare la rilevazione completa ai soggetti istituzionali dedicati repressione dei fenomeni di abusivismo ricettivo. «A fronte di questa cruda realtà – incalza Caizzi – il Sindaco Decaro sembra sprovvisto di mezzi per governare un turismo cittadino sempre più in crescita (quasi un milione di presenze nel 2022), con scarsa capacità di analisi e nessuna vera strategia turistica per la città. Pensa bene, così, di annunciare l’introduzione della tassa di soggiorno, un tributo iniquo e odioso che, nel contesto dato, sarà difficile incassare almeno dall’80% della platea prevista, che opera tra le pieghe del “nero” e dell’illegale. Per definizione, qualunque sistema di imposte deve rispettare due fondamentali criteri di giustizia impositiva: quello della neutralità e quello dell’equità. Nel caso dell’imposta barese, non sarebbe neutrale perché provocherebbe effetti distorsivi sull’economia turistica (l’imposta graverebbe solo sulle aziende ricettive legali), non equa perché non riserverebbe un “trattamento uguale ai contribuenti che si trovano nella stessa condizione economica”, visto che gli utenti dell’affitto breve non pagherebbero l’imposta». E infatti i dati della Federalberghi mettono a nudo le criticità dell’house/sharing che, da fenomeno di costume, s’è trasformato in vero e proprio segmento economico alternativo nel turismo della Puglia, provocando concorrenza sleale e distorsione del mercato. Tanto per dirne un paio: non è vero che si tratta di attività occasionali: la maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno. E non è manco vero che si tratta di forme integrative del reddito, ma attività economiche a tutti gli effetti, con moltissimi inserzionisti che gestiscono più di un alloggio, con alloggi concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali. In Puglia, infatti, sono in maggior numero nelle località di mare e nelle città capoluogo di Provincia.

Francesco De Martino


Pubblicato il 24 Dicembre 2022

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