Cultura e Spettacoli

‘Topucu’, cecchino notturno

Manca poco più di un mese al centenario dell’entrata in guerra dell’Italia nella prima guerra mondiale. E’ giusto strappare all’oblio la memoria dei tanti pugliesi che persero o rischiarono la vita sul fronte austriaco. Il Capitano Piero Bolognini, nato a Conversano il 27 settembre 1891, cadde in combattimento il 24 maggio 1917 a Pod-Koriti (fu decorato con due medaglie d’argento al valor militare). Della sua esperienza al fronte rimane testimonianza in un prezioso carteggio intercorso con lo zio Giuseppe Bolognini, un canonico-storico autore di ‘Storia di Conversano dai tempi remoti al 1865’. Dal volumetto che raccoglie quelle lettere estrapoliamo cose contenute nella missiva datata 1° novembre 1915. Il nostro Capitano è in ‘zona di guerra’ (la censura vietava qualunque informazione su luoghi e movimenti di truppa) dove ha avuto incarico di dirigere quattro squadre di posatubi esplosivi : “Gli Austriaci hanno una paura matta di essere attaccati di notte e cercano di premunirsi da ogni sorpresa. Fanno così ogni notte : Lanciano razzi luminosi per osservare il nemico e scrutarne i possibili movimenti. E poi pongono vedette numerose. Queste stanno davvero attentissime. Ce n’è una specialmente alla nostra destra di un’attività straordinaria. Ogni notte metodicamente e all’istessa ora comincia il suo tiro e continua così per ore e ore quasi meccanicamente sino al  mattino senza darsi un momento di riposo, senza mai ritardare la manovra metodica del fucile. E’ seccante, parola d’onore, specie quando si è in trincea e col sonno sulle palpebre. I soldati con la loro fantasia la chiamano ‘Topucu’. E Topucu è invulnerabile purtroppo! Una notte mi provai a tirargli qualche colpo per cercare d’individuare il suo posto. Ma Topucu, intelligente e furbo non si mosse e cessò di tirare. E poi quando io quasi credevo di averlo colpito e deposi il fucile, ricominciò a sparare con rabbia, come se volesse darmi la burletta. E dovetti zittire per forza”. Perché quei poveri fantaccini chiamavano così il cecchino nemico? Topucu ha una certa assonanza con Ta-pum, titolo di una delle più note canzoni della Grande Guerra, nata nelle nostre trincee. Ta-pum voleva essere onomatopea del rumore degli spari della fucileria austriaca. Forse il modello di arma in dotazione al nostro nemico aveva la caratteristica di fare molto rumore al momento del caricamento, operazione consistente con i vecchi fucili in un movimento in rotazione inversa da imprimere all’otturatore affinché questo si chiudesse e l’arma fosse pronta al tiro. Cioè : Ta! (fucile caricato) Pum! (colpo partito). Ma ‘topucu’?… Pronunciata accentando sulla prima U questa parola assume velocità e richiama un senso di eco… Che fosse un’arma di tipo diverso, un fucile di precisione?… Chissà, forse l’acustica del luogo di cui Bolognini dice (e non dice) imprimeva agli spari una sonorità diversa da quella di un comune moschetto.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 17 Aprile 2015

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio