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Udc vs Vendola: va in scena la finta lite per “colpa” dei sondaggi

 

Le accuse lanciate durante la seduta dell’ultimo consiglio regionale dal governatore pugliese, Nichi Vendola, al partito centrista di Pierferdinando Casini sono i sintomi di un’insanabile contrasto politico tra Sel e Udc, oppure sono i primi passi di un copione ben orchestrato e concordato tra le parti, in vista delle prossime elezioni politiche? A porsi questo interrogativo non sono soltanto alcuni elettori, ma anche qualche addetto a lavori che non si mostra affatto sorpreso da quanto è accaduto martedì scorso nell’Aula di via Capruzzi, quando inaspettatamente l’Assemblea pugliese è diventata la cassa di risonanza dello scontro politico in atto a livello nazionale tra il leader di Sel, Vendola per l’appunto, e quello dell’Udc, Casini. Infatti, sia per l’argomento in discussione (la legge di riordino delle energie rinnovabili), sia per le modalità con cui si è aperta la diatriba politica tra il presidente Vendola ed il capogruppo dell’Udc, Salvatore Negro, ossia la richiesta da parte di quest’ultimo della verifica del numero legale, coloro che non credono alla casualità e spontaneità dello scontro innescatosi nell’Aula del consiglio regionale sostengono che l’apparente divorzio tra Vendola e l’Udc sarebbe una sorta di messa in scena, organizzata premeditatamente a soli fini elettorali, con l’obbiettivo per entrambi i partiti, Sel e Udc, di galvanizzare le rispettive basi elettorali ed eventualmente riconquistare quelle fasce tradizionali di rispettivo consenso che, secondo i sondaggi, non sarebbero più orientate a dargli il voto, dopo le vicende dello scorso agosto, quando sia Vendola che Casini si erano mostrati propensi a convergere in coalizione con il Pd, per le politiche del 2013. Dichiarazioni che, come è noto, suscitarono subito la reazione della maggioranza dei rispettivi elettori  che per diverse ragioni, non solo ideologiche ma anche programmatiche, ritengono inconciliabili i principi fondamentali che sono alla base delle posizioni di Sel ed Udc e, quindi, impropria una loro alleanza per il governo della nazione. O per lo meno tale dovrebbe essere, vista l’inconciliabilità di fondo che esisterebbe tra una forza cattolica e centrista, come l’Udc, ed una di sinistra radicale, come Sel. Ma evidentemente Casini e Vendola si erano illusi che lo zoccolo duro delle rispettive basi elettorali avrebbe potuto, forse, metabolizzare un’eventuale alleanza elettorale, giustificandola come necessaria per poter sconfiggere il blocco moderato di centrodestra. Sta di fatto, però, che molti di coloro che si riconoscono politicante in Sel non avevano gradito la convergenza con il partito di Casini ed altrettanto era avvenuto con molti degli elettori cattolici dell’Udc, che non avevano visto di buon occhio l’avvicinamento a Sel del loro partito.  Infatti, a detta di qualche bene informato, nei sondaggi effettuati subito dopo la ventilata convergenza Sel-Udc, entrambi questi partiti risultavano in caduta libera, con perdite in percentuale che oscillavano in una forbice compresa tra il due e il quattro per cento. Come dire che, nella migliore delle ipotesi, alle politiche l’Udc avrebbe rischiato di scendere a livello nazionale al di sotto del 4% ed il Sel di attestarsi appena al di sopra del 5%. Per Sel, in particolare, la perdita di consensi avrebbe beneficiato, sempre secondo gli stessi sondaggisti, in parte l’Idv di Antonio Di Pietro e per altro verso il movimento “Cinque stelle” di Beppe Grillo. In definitiva, potrebbe essere questo il motivo che ha indotto sia Vendola che Casini a rivedere la strategia politica dei rispettivi partiti e, quindi, a far finta di litigare. Se così fosse, allora si spiegherebbe pure come mai anche la Regione Puglia sia diventata improvvisamente un ”Teatro di guerra” per Vendola contro l’Udc e viceversa. D’altronde, non si spiegherebbe  come mai proprio in Puglia l’Udc, che nel 2010, da prima, facilitò la vittoria di Vendola e, successivamente, in consiglio ha fatto più volte da “ruota di scorta” alla maggioranza, ora invece apre un fronte anti-Vendola? Ipotesi e solo ipotesi, anche se però gli indizi non mancano. Ma se tali ipotesi sono attendibili, le dimostrazioni di certo non tarderanno ad arrivare, perché le tesi di Vendola e Casini già adesso non sembrano essere state affatto sufficientemente convincenti neppure a molti dei loro stessi elettori.

 

Giuseppe Palella           


Pubblicato il 6 Settembre 2012

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