Cronaca

Ultimatum di Emiliano all’Udc: “Dicano da che parte vogliono stare”

Nella Babele della politica barese la campagna elettorale delle prossime amministrative incombe e qualche schiarita comincia a profilarsi all’orizzonte delle coalizioni, non solo per la scelta del rispettivo candidato da proporre a sindaco di Bari, ma anche per la possibile composizione delle alleanze. Infatti, il presidente della Provincia di Bari, Francesco Schittulli, ha ritirato la propria candidatura, chiarendo che, pur rimanendo della partita, non intende correre per la poltrona di Primo cittadino. Vale a dire che Schittulli presenterà una propria lista di sostegno al candidato sindaco indicato dal centrodestra, ma per i troppi impegni professionali assunti non intende lui giocare la partita per conquistare la poltrona più alta di Palazzo di Città. Per la verità, fino qualche settimana fa Schittulli aveva sempre dato la propria disponibilità alla candidatura a sindaco di Bari, a patto che gli fosse stato chiesto e che gli fossero state date precise garanzie, sia sulla non effettuazione di primarie nella coalizione per la scelta del suo nome che, soprattutto, sulla compattezza dell’intera coalizione di centrodestra introno alla sua persona. Ora, però, non si capisce bene da cosa si sia ritirato Schittulli, visto che non si è mai candidato a sindaco, avendo dato soltanto la disponibilità. E, quindi, il suo recente ritiro al più riguarderebbe soltanto una sua indisponibilità a candidarsi. Una indisponibilità motivata da impegni professionali sopravvenuti, ma che non sono neppure improvvisi, poiché erano probabilmente già presenti quando il presidente Schittulli dichiarava di essere disponibile a correre per la poltrona di Primo cittadino. Ad ogni modo, con il ritiro nel centrodestra del Presidente della Provincia dalla competizione a sindaco per il Comune del capoluogo, lo scenario politico cittadino almeno in uno schieramento sembra semplificarsi, poiché l’assenza dalla corsa di Schittulli spiana la strada ad un sostegno del centrodestra a Domenico Di Paola, che sabato scorso ha ufficializzato la sua discesa in campo alla testa del proprio movimento civico “Impegno civile”, politicamente presente sulla scena barese già da un paio di mesi. Ed è bastata questa semplificazione nel quadro politico del centrodestra barese a far decidere al sindaco uscente di centrosinistra, Michele Emiliano, di rimpiazzare i due posti assessorili vacanti da oltre tre mesi in giunta e di dare l’ultimatum all’Udc per la scelta di campo delle prossime comunali. Infatti, ieri il sindaco Emiliano ha nominato l’imprenditrice Simona Bernard come assessore al Personale e la docente universitaria Sabrina Spallini come assessore al Patrimonio e società partecipate. La delega al Bilancio e tributi è stata passata nelle mani del vice sindaco, Alfonsino Pisicchio, a cui però Emiliano ha sottratto quella sulle società partecipate, affidata per l’appunto alla Spallini. Nella giornata di ieri, però, il Primo cittadino non si è limitato soltanto a completare l’organigramma di giunta, incompleto da tempo, ma si è anche affettato a lanciare messaggi politici ultimativi, oltre che al partito di Pierferdinando Casini, anche a qualche suo assessore che vorrebbe competere alle primarie di scelta del candidato sindaco del centrosinistra in contrapposizione alla candidatura del suo pupillo, Antonio Decaro. O, ancora peggio, a qualche assessore che pensa di candidarsi a sindaco comunque, come il suo vice Pisicchio, che ha già fatto presente di voler correre comunque da candidato sindaco del proprio partito, ossia di “Centro democratico”. In altri termini Emiliano, ora che la figura del candidato sindaco del centrodestra sembra profilarsi all’orizzonte con Di Paola, ha fretta di serrare le fila della sua coalizione e non tollererebbe defezioni. Infatti, Emiliano ha subito invitato gli assessori che intendono candidarsi come sindaco a lasciare la giunta, mentre ha invitato l’Udc ha chiarire entro una settimana con chi intendono allearsi alle prossime amministrative. A questo punto è evidente che il sindaco Emiliano comincia a preoccuparsi di possibili sfilacciamenti nelle forze politiche della sua coalizione e, forse, persino con qualche esponente del suo stesso partito, il Pd, che non condividerebbe la scelta di Decaro. Sfaldature che se dovessero verificarsi, potrebbero compromettere seriamente le possibilità di vittoria del centrosinistra alle prossime amministrative baresi ed Emiliano, ora che è riuscito ad ottenere la nomina di un suo uomo, Ubaldo Pagano, a capo della segreteria provinciale del Pd, sarebbe sicuramente additato come il maggior responsabile della sconfitta. Una battuta d’arresto che, se si verificasse per il centrosinistra barese, verosimilmente significherebbe anche la messa in fuori gioco nel 2015 della candidatura di Emiliano alla presidenza della Regione. Ed è per questo forse il sindaco di Bari ora vuole “tolleranza zero” per assessori e partiti che non si adeguano alle sue strategie politiche personali. Intolleranza che potrebbe essere accettata dai suoi assessori che, pur di non perdere indennità e posto in giunta, probabilmente si piegheranno ai desiderata di Emiliano. Però difficilmente sarà accettata dall’Udc, considerato sia che ora il partito a livello nazionale è su posizioni differenti da quella pretesa da Emiliano, sia che la candidatura a sindaco dell’ex manager della società Aeroporti di Puglia potrebbe essere più  vicina alle posizioni di Lorenzo Cesa e Casini di quanto non lo è quella di Decaro. E ciò significherebbe che per l’esponente dell’Udc nella giunta Emiliano, Filippo Barattolo, potrebbe essere cominciato il conto alla rovescia per l’uscita. A meno che Emiliano, che sa bene come stanno i fatti nell’Udc barese e nazionale, con il suo ultimatum a quel partito non abbia voluto, come suole dirsi, parlare a suocera perché nuora intenda. Ovvero a Baratto, per invitarlo a chiarire da che parte sta. Come dire, sempre a Barattolo, che è giunta l’ora di scoprire il gioco e, quindi, fare la sua scelta. E la scelta di Barattolo non potrà essere che una soltanto. Quella dell’indennità; Casini, o Emiliano, permettendo. Ed in quest’ultimo caso, forse, con grande gioia di molti militanti ed esponenti locali e nazionali dell’Udc, che così si vedrebbero sollevati di una presenza ingombrante che ha ridotto lo scudocrociato barese a percentuali da prefisso telefonico.       

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 13 Novembre 2013

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