Cultura e Spettacoli

Un canale navigabile fra Taranto e Brindisi

Il progetto venne nuovamente e definitivamente abbandonato per i costi proibitivi e le ardue difficoltà tecniche. Il tracciato, infatti, avrebbe avuto un percorso tormentato invece che rettilineo

Il Canale di Panama non basta più. Pensato per navi di un certo tonnellaggio (venne inaugurato centodue anni fa), oggi quell’opera ardita non consente più il passaggio dei portacontainer di nuova generazione. E allora si sta riprendendo in considerazione un progetto antecedente e la cui fattibilità, addirittura, era stata presa in considerazione da Napoleone III: il Canale del Nicaragua. Il disegno prevede di risalire (allargandolo) uno dei corsi d’acqua che sfociano nell’Atlantico, raggiungere l’immenso Lago Nicaragua e di lì puntare sulla città di Rivas, collocata nel punto di minima distanza (dieci chilometri) tra lago e oceano Pacifico. Nel giugno 2013, il parlamento nicaraguense ha approvato un disegno di legge che attribuisce una concessione cinquantennale per la costruzione dell’opera alla Hong Kong Nicaragua Canal Development Investment Company (HKND)… Tanta ragionevole audacia ci riporta alla mente quanto scriveva Vincenzo Andriani un secolo fa nel suo ‘Brindisi e la prima guerra mondiale’ : Nell’imminenza dello scoppio del conflitto era stato riesumato un progetto che già molti anni prima era stato giudicato “inutile e pazzesco”. Un progetto che pretendeva d’essere di “grande utilità al progresso economico della regione”. L’idea, a suo tempo avanzata da Federico Di Palma, un giornalista e uomo politico nativo di Grottaglie (1869) e nel 1905 ribadita da uno studio di Luigi De Martino, consisteva in questo: un canale navigabile che congiungesse la due grandi basi pugliesi della Marina Militare. L’istmo avrebbe accorciato la rotta Taranto-Brindisi di un 300 km. Ma come realizzare il faraonico progetto? Si trattava di ‘raccordare’, allargandoli, i vari canali di scolo che percorrono il nostro territorio. Ma il progetto venne nuovamente e definitivamente abbandonato per i costi proibitivi e le ardue difficoltà tecniche. Il tracciato, infatti, avrebbe avuto un percorso tormentato invece che rettilineo. L’altissimo numero di curve bastava da solo ad escludere il transito anche delle più piccole unità (corvette, sommergibili e cacciatorpediniere). Più di un mas non sarebbe passato per quel budello serpeggiante; al più ne avrebbe tratto vantaggio un contenuto traffico di chiatte e barconi-passeggeri. Troppo poco per giustificare un investimento di quelle dimensioni, con buona pace del bracciantato locale che per una decina d’anni si sarebbe visto affrancato dall’aleatorietà del malpagato lavoro campestre. Chissà quanto sarebbe mutato il volto di quell’angolo di Puglia con la costruzione dell’istmo salentino. Si pensi a cose come un lungo-canale alla periferia di Grottaglie, un porto ‘fluviale’ a Francavilla o un punto di rifornimento nafta nell’agro di Latiano? Nella messe di novità consideriamo infine una nuova figura professionale: il traghettatore, lavoratore indispensabile con tantissimi tratturi interrotti e braccianti, mandrie in difficoltà, stante il numero limitato di ponti, ovviamente girevoli, e distanti fra loro anche molte miglia.

 

Italo Interesse


Pubblicato il 7 Giugno 2022

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