Cultura e Spettacoli

Una creativa estrosa Titti: dall’arte del tatuaggio alle ceramiche tribali

Una nomade dei nostri tempi?  E’ Titti D’Alessandro. Napoletana d’origine e barese d’adozione, è approdata nella città di San Nicola quando aveva appena tre anni. E a Bari, dopo aver trascorso un’infanzia felice ed un’adolescenza altrettanto spensierata, ha conseguito la maturità artistica per la sua particolare passione per l’Arte. Poi , sempre più irrefrenabile, è diventato il suo desiderio di viaggiare, di conoscere nuovi luoghi, di entrare in contatto con persone di altre latitudini. Di qui il primo viaggio in Inghilterra, precisamente a Londra, dove per oltre un anno perfeziona il suo inglese. Quindi, fa di nuovo le valige per catapultarsi in Venezuela dove lavora nel campo della moda. Conclusa questa nuova esperienza torna in Italia dove viene incuriosita dall’antica arte del tatuaggio. E per apprendere tutti i segreti non esita a raggiungere Parigi per andare a lezione da un maestro che le insegna i trucchi del mestiere, nuove tecniche comprese. E così nei primi anni Novanta è di nuovo a Bari e nella città di adozione apre un “tatto studio”. Una professione che aderisce come una seconda pelle alla sua proteiforme personalità. Come noto, il tatuaggio era in auge in numerose culture e rappresentava sia una sorta di carta d’identità,un rito di passaggio all’età adulta. Tatuaggi terapeutici, ad esempio, sono stati ritrovati nel 1991 sulla mummia del Similaun (3300 a.C.) sulle Alpi italiane. Tra le civiltà antiche in cui si sviluppò tale arte spiccano l’Egitto e l’antica Roma, dove venne vietata dall’imperatore Costantino a seguito della sua conversione al Cristianesimo. Anche nel Medioevo era in auge l’usanza dei pellegrini di tatuarsi con simboli religiosi dei santuari visitati. Ma i tatuaggi permanenti furono osteggiati dalla religione ebraica e da quella musulmana. E oggi? Mentre i tatuaggi sono tornati di moda, come attestano le adesioni crescenti di personaggi dello spettacolo, della moda e del mondo artistico, la nostra effervescente Titti ha intrapreso un nuovo percorso artistico: si è data anima e corpo alla ceramica sulla quale dipinge decorazioni che in certo qual modo richiamano il mondo tribale. Di qui la nascita di “tazze “mug”, piattini e coppette che stanno ottenendo un enorme successo di pubblico come bomboniere. Talvolta, il disegno accenna alla fauna africana, in particolare al mantello delle zebre, oppure al regno vegetale, in particolare al beneaugurante quadrifoglio. Una scelta, quest’ultima, che esprime in pieno la sua ascendenza napoletana; un’ascendenza che le fa privilegiare gli oggetti scaramantici. In linea con il pensiero di Peppino De Filippo: “Non è vero ma ci credo!”.(m.v.c.)


Pubblicato il 21 Maggio 2011

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