Cultura e Spettacoli

Una,giustamente, pepata risposta

Chiarissima professora,

avevamo Deciso, dopo aver letto il vostro giudizio (si fa per dire) sul nostro Elzeviro 34, di lasciarvi perdere, di non dare seguito a polemica alcuna con voi, che si sarebbe, ahiNOI, protratta per giorni, se non per mesi, se non per anni, se non per millenni, quindi, “ad aeternum”. NOI, dovete farvene una ragione, siamo Diversi da voi, non vogliamo Dire, per non offendervi, Migliori. La nostra è la Diversità di Chi, pericolosamente, E’ in Compagnia delle Eccezioni rispetto alle interminate moltitudini che, massivamente, brancolano nei cori. C’è uno iato, una frattura tra le rare Prime e le consuete, normali seconde, che la Storia non ha sanato. Non si tratta di possesso di doni, di qualità speciali, in modo privilegiato elargiti  da metafisiche entità alle Prime, semmai di mondana Lontananza Psichica, Intellettuale, Culturale, Costruita, Costituita dalle Prime, annosa, faticosa, che rende impossibile qualsiasi Intendimento con le seconde. Sartre Lamentava che Si possono Persuadere i già Persuasi, volendo Ribadire che, se non c’è una robusta Consustanzialità tra i Dialoganti, impossibile è qualsiasi Dialogo. Purtroppo, “Virorum Voces Clamaverunt in deserto” e i tempi, i luoghi del mondo si riempirono di ciechi, di sordi, di monchi di spirito! Orbene, Ci siamo Indotti, non senza qualche stanchezza, fastidio, consapevoli dell’inutilità dell’Impegno, ad Attendere a una Risposta a voi, presi dall’imbecille (“Confitemur, Confitemur!”) timore che la vostra temerarietà a tal punto ascendesse da giudicarCI incapaci di “Tenervi Botta”, cioè di Parare i vostri colpi, che, ognora, sono, poi, risultati a salve. Voi blaterate che la questione delle terre incolte, ad esempio, le petraie murgiane, assegnate a chissisia (il divino Totò avrebbe ghignato ”a chicche e sia”), fu una concausa di altre cause, che configuravano scenari carenti di Etica Politica, Economica, Sociale, che determinarono il fallimento della fanfaniana “riforma agraria”. Allora, “statim”, Ci siamo messi “in postura” di curiosa lettura, scorsa delle vostre scritte elucubrazioni per conoscere la reale gravità delle altre cause della “débacle”, testé citata, ricordata. Ovviamente, non potevamo non restarne delusi: dalla montagna sortì il topolino! Ecco, infatti, le cause da voi sbandierate: le terre furono assegnate a coloro che, secondo la “vox populi” o i “rumors” captati dai “fedelissimi al potere nei secoli” e da essi trasmessi alle orecchie periferiche dell’aretino, facevano professione di fede non solo democattolica,”sed”  democattolica fanfaniana, ché la d.c. è, sempre, stata una scristianizzata federazione di correnti, alla gavezza dei cosiddetti “cavalli di razza”: cioè dei moro, degli andreotti, dei fanfani, dei donat cattin, dei de mita, ecc., ecc., tenute insieme dalla fregola di dividersi l’insediamento nei palazzi romani. Inoltre, poiché l’assegnazione di terre veniva disegnata, operata, secondo criteri nepotistici, manco a dirlo, i più degli assegnatari erano ignari di competenze, di problemi legati all’ agricoltura. Gentile professora, non possiamo non “zoomare” il fatto che voi, essendovi occupata di estimo, disciplinucola che studia la quantità di merda di vacca (secondo alcuni buddisti, impregnata di divino che si espande in tutto ciò che è creato e, quindi, esiste) da mettere nel bilancio di un’intrapresa agricola, come concime, ché si abbia una determinata quantità di raccolto in, altrettanto, determinati ettari di terra, non sapete o vi sfugge l’esistenza di una “figura retorica” nomata “ellissi” (in una espressione o in una frase, omissione di una o più parole che si possono intuire dal contesto. Per es. “A ciascuno il suo”, con ellissi del verbo; “carro merci”, carro adibito al trasporto di merci. Si può, anche, intendere l’ ”ellissi” come l’arte del condensare, del sottintendere ciò che non è necessario). Ora, chi non sa che l’italietta è la patria del nepotismo? Avrebbe, mai, potuto la fanfaniana “riforma agraria” ad esso sottrarsi e non distribuire, mafiosamente, papal – rinascimentalmente, borgianamente e non solo, terre agli amici degli amici ? Chi non sa che a capo dei ministeri italiettini e di strategici enti pubblici sono posti raccomandati che non sanno cosa amministrare e gestire ? Sarebbe, mai, potuto mancare alla fanfaniana “riforma agraria” l’inquinamento gestionale, manageriale di essa, al vertice e alla base, da parte di fanghiglie d’incompetenti ? Pertanto, NOI non siamo stati imprecisi, Ci siamo fidati che una lettrice, come voi, ad onta, ripetiamo, del vostro esservi occupata, essenzialmente, di estimo, avesse la Perspicacia di Intuire che in ogni Buona Scrittura, come c’Insegna il Foscolo de “I Sepolcri”, si mettono in rilievo le “Idee Cardinali” e si Affida ai Lettori, agli Interlocutori il Compito di Dissotterrare le idee di contorno ad Esse. Gentile Professora, voi dovete capire che nel nostro Elzeviro 34 non potevano dilungarCI (anche perché il “leit motiv” di Esso, era una specie di raffronto tra il “rieccolittismo” di fanfani e quello, ancora, da “epifanarsi” di berlusconi) in noiose questioni, meramente, tecniche. Se andiamo al sodo, al netto di tutto, il Discorso Si sintetizza, Riflettendo sul fatto che i terreni frazionati dalla “riforma agraria” erano, assolutamente, inadeguati ad accogliere aziende agricole, pur di ridotte dimensioni, che avevano bisogno di supporti tecnici e finanziari per la loro fioritura e sviluppo. NOI non abbiamo omesso di Affermare nel nostro Discorrere che, anche, i deserti possono diventare giardini, ma sono necessari i dollari, che i coloni ebrei ricevettero dai massoni ebrei statunitensi, che, di “contra”, gli assegnatari, pupilli di fanfani, non si sognarono, giammai , di ricevere. Poiché voi avete sospettato un nostro indebito usurpare il campo delle vostre competenze, avete colto la palla al balzo, rinfacciandoCI che non avremmo potuto non essere imprecisi. ”Tamen”, non siete stata in grado di percepire che NOI abbiamo Fatto una Chiacchierata Politica, lasciando a voi l’onore e l’onere di definire i dettagli tecnici del fiasco della “riforma agraria” del montanelliano ”rieccolo”. Voi pretendete di avere la medesima gelosa, superba, altera esclusività delle vostre competenze di un nostro cognato medico che, per fortuna, da oltre 10 anni si occupa di curare lucifero e i fedeli suoi angeli. “Vae!” (Guai!), inconsapevolmente, magari, ad entrare nei confini della medicina! Erano, immantinente, offese di un fanatico schizoide  cultore del “latinorum” medico. Certo, voi non approdate alle esagerazioni del nostro parente, ma in quanto ad offendere con il vostro farisaico modo “soft”, da nobildonna decaduta, non scherzate e tanta “mischinità” alla siciliana del, nel vostro agire CI rompe i maroni cosiddetti, che costringe i vostri animati ”objet”, cioè coloro vi stanno di fronte, a mettervi un “po’ di pepe ind o mazz”, come Recita una simpatica, icastica Locuzione della Lingua Napoletana.

 

 

PietroAretino, già detto Avena Gaetano

pietroaretino38@alice.it   


Pubblicato il 29 Luglio 2014

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