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“Vorrei vedere una squadra con almeno un barese, ma mi ha molto impressionato Folorunsho”

Tra passato e presente e ieri prima dell’amichevole con il Pisa, è stato disputato dalla scuola Calcio Nicassio associata alla Footballlite Adelfia del presidente Giuseppe Battista, abbiamo intervistato in occasione di ‘Barimania Estate’ l’ex centrocampista degli anni Ottanta, del Bari di Catuzzi, ovvero mister Gigi Nicassio. Nel Bari ha giocato due stagioni collezionando diciotto presenze, nello specifico negli 1981/1982 e nel 1982/1983, prima di essere lanciato nei professionisti, con il Bari dei baresi ha sollevato la Coppa Italia Primavera, e dopo aver lasciato Bari e giocato a Rimini, Rondinella, Casertana, Alessandria ed Andria, ma soprattutto scopritore di due talenti, Gaetano Castrovilli e Cristian Galano.

Mister Gigi, partiamo proprio dal ricordo della Coppa Italia Primavera vinta con Catuzzi allenatore. In quel Bari giocavano: Cuccovillo, Pino Giusto, Caricola, Onofrio Loseto, Angelo Terracenere, Ronzani, Turi, ed altri baresi. Che ricordi hai di quella Coppa Italia Primavera e quella squadra giovanile ricca di talenti?

“Ricordo un Bari fortissimo! Ricordo che qualche volta abbiamo battuto la prima squadra che poi fu richiamata dai dirigenti. Giocavo in un Bari che forse avrebbe meritato in seguito di giocare in Europa, senza nulla togliere ad altre avversarie. Oltre a Catuzzi che mi portò in prima squadra, Regalia e Sgobba mi vollero fortemente nella prima squadra. Ho avuto la fortuna di giocare con Onofrio Loseto, De Trizio, Caricola, Iorio, giocatori da serie A”.

 

Mister con il Bari hai collezionato diciotto presenze in due stagioni, poi hai intrapreso una carriera lontano da Bari. Eri un giocatore duttile e di movimento. Il tuo esordio risale al primo novembre 1981, in un Verona-Bari 3-, partita pirotecnica, e quattro giorni dopo ricorreva il tuo ventesimo compleanno? Peraltro, sessantuno anni fa, il 24 luglio, c’era uno spareggio per andare in A, dove il Bari sconfisse il Verona grazie ad una doppietta di Paolo Erba?

“Tricella, Ronzai e il mitico Luigi De Rosa, mi ricordo i nostri marcatori. Certamente, che ‘si’ per un barese di Bari, giocare con la maglia della squadra della propria città, significa tantissimo. Negli ultimi anni, si è perso un po’ di senso di appartenenza e comunque in questo Bari che sta nascendo fortissimo, non c’è più neanche Turi. Quanto al mio esordio, non vedevo l’ora e quel giorno diedi l’anima, come d’altronde facevo in allenamento. C’erano, ripeto tanti campioni ed era un reparto con molta concorrenza quello mio. Io ero piccoletto ma avevo un controllo di palla notevole ed anche dopo Bari ho dimostrato il mio valore, daccapo con Catuzzi e Beppe Materazzi, tra i miei allenatori preferiti. Il Bari del 58’? In quel bari c’era forse uno dei più grandi portieri, Magnanini e poi che commento fare sul grandissimo Paolo Erba, un bomber che sapeva sempre dove metterla in rete. Erano anche i tempi dei primi ultras e dell’immenso Peppino Cusmai, come non dimenticare ancora quei cori e giocare al Della Vittoria” era paragonabile giocare allo stadio del ‘Grande Torino’ o al ‘Maracanà’. Bari è sempre stata una piazza calda che vive di calcio”.

Mister, l’ultima partita in biancorosso l’hai disputata contro il Como, il tuo Bari perse 2-1 ma era già retrocesso, come vivesti quella stagione in cui il Bari arrivò ultimo e soprattutto la tua cessione? Quanto ti è servito la tua esperienza da calciatore, successivamente da tecnico?

“Non bene, perché avrei voluto giocarmi le mie possibilità. Ma non rientravo nei piani del tecnico, ed il calcio è fatto anche di questo. Ricordo quella stagione travagliata, avevamo uno squadrone, solo che sbagliammo qualcosa come dodici rigori nel campionato, e nell’ultima partita il capitano Gianni Loseto, decise di andare lui dal dischetto, e sbagliò anche lui. C’è poco da dire, si vince e si perde di squadra. Quel Bari poi, fu in grado risalire e scrivere belle pagine, peccato non averne fatto parte. Sono tornato a Bari da allenatore dei Giovanissimi e ne sono stato felice perché ha fatto a parte del mio percorso di crescita da tecnico e ad oggi ho la mia Scuola Calcio con più di 250 ragazzini, un bel progetto che va di apri passo con il presidente e mio socio, Giuseppe Battista della FL Adelfia. Oltre alla soddisfazione di aver girato alla prima squadra e settore giovanile della Sly, alcuni nostri giocatori, come Fati ed il portiere Gatti”.

Subito dopo il Bari hai vissuto una stagione da protagonista con il Rimini, poi Rondinella, Alessandria e Casertana, prima di diventare soprattutto allenatore di successo con i giovani, hai rimpianti o se ci vuoi raccontare qualche aneddoto?

“No rimpianti non ne ho, sono contento della mia carriera ed anche dopo Bari, sia a rimini, a Casertana ho disputato stagioni ad alti livelli. Ho giocato col cugino di Schillaci, Maurizio, poi si perse, ma aveva un talento incredibile, e con altri giocatori da cui ho imparato tanto. C’è un particolare, nel Bari odierno c’è un giovanissimo, Andrea Feola, io ho giocato col padre, un gigante buono, molto generoso e uno che non tirava mai la gamba. Aneddoti? Posso affermare con orgoglio di aver scoperto io Gaetano Castrovilli e segnalato al Bari, vidi subito che come palleggiava e stava in campo, faceva la differenza. Ed anche Cristian Galano che all’epoca giocava con la Gioventù Foggia, in un amichevole col Bari, dove tra le cose simpatiche si stava battibeccando con Nicola Bellomo che già stava con noi, segnalai Cristian. Le cose assurde del calcio, ad oggi, nonostante il primo giochi nel Pescara e Nicola Bellomo sarà un prossimo avversario del Bari, giocando nella Reggina, sono come due fratelli e continuo a stimare tanto quei due miei ragazzi”.

Non posso esimermi dal farti una domanda sul Bari targato Giovanni Cornacchini, chi ti ha impressionato maggiormente dopo questi primi undici giorni di ritiro e dove collochi il Bari?

“Si, seguo sempre con attenzione il Bari e può essere che in un futuro non lontano con la mia Scuola Calcio si possa intraprendere un discorso di collaborazione, come già stanno facendo con molte società sportive dove si crede nei giovani, nei valori e ci sono anche ovviamente giocatori promettenti, noi pensiamo di averne i requisiti, ma sono discorsi che rimando a tempo debito. Penso che Cornacchini abbia meritato la riconferma ed il suo soprannome il Condor, o condottiero è azzeccato. Ha grinta e carisma e potrà fare bene. Da Antenucci, bomber di categoria, Pippo Costa un motorino, Kupisz e Folorunsho, con quest’ultimo che mi ha parlato molto bene il mio amico direttore sportivo Mimmo Fracchiolla perché l’ha avuto alla Virtus Francavilla, penso che il Bari possa fare un campionato a parte. Certamente, ci saranno Catania, Catanzaro, Reggina e sono felicissimo per il ripescaggio del Bisceglie. Nessuno ti regala nulla, specie in un campionato dove ci sono solo tre promozioni dirette ed hanno diminuito drasticamente il numero delle squadre partecipanti ai playoff. Auguro al Bari una pronta risalita e magari sogno di vedere un Bari con qualche barese in più”.

Marco Iusco

 


Pubblicato il 25 Luglio 2019

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