Cultura e Spettacoli

‘Acquare’ e sanzioni per una città pulita

Ci si lamenta delle condizioni igieniche della nostra città : marciapiedi invasi da cartacce e deiezioni canine, rifiuti ingombranti bellamente abbandonati accanto ai cassonetti… Niente di che, comunque, a confronto di quanto si respirava in città allora che Bari si esauriva nell’abbraccio dell’antica cinta muraria. A Bari vecchia una volta non esistevano le fogne. A parte i canteri che venivano vuotati dentro pozzi neri o dentro apposite botti che giravano per le viuzze a bordo di carretti, l’immondizia veniva gettata per strada. E per strada una quantità di animali da traino deponeva quotidianamente quintali di sterco che attiravano mosche, ratti…. Ancora per strada si usava gettare l’acqua usata per fare pulizia. C’era poi chi non si degnava di scendere in strada a liberarsi dell’acqua sporca : la gettava direttamente dalla finestra, dal balcone, dal terrazzo. Qualche passante finiva con l’esserne bagnato e allora apriti cielo. Il malvezzo era così diffuso che il 7 giugno 1583 fu necessario emettere una delibera decurionale ad hoc : “la Magnifica Università stabilisce che per levare  la cattiva usanza di buttare l’acqua dalle finestre della città, per la quale cosa si fa tanta lordura, per cui si potrebbe infettare l’aria e affinché la città sia sempre purgata e netta, i cittadini et abitanti nelle proprie case si facciano fare detta acquara per buttare dentro l’acqua et altre lordure. Sono stati eletti dalla parte dei nobili i magnifici Colantonio Pausitano e Vincenzo Gianino. A questi la Magnifica Università dà potestà che vogliano darsi pensiero e che tutti i cittadini et abitanti facciano dette acquare e che quelli che fossero renitenti siano costretti dall’Illustrissimo Governatore presente e futuro”. Le acquare a cui qui si fa riferimento consistevano in botti, botticelle, orci, tinozze e quant’altro utile a contenere l’acqua di scarto. Acqua che andava smaltita con le stesse modalità previste per canteri o pitali. Quanto alla costrizione da parte del Governatore a carico dei ‘renitenti’ possiamo  immaginare che Guardie Decurionali avessero facoltà di entrare in qualunque casa a controllare il rispetto di quell’obbligo, applicando salate ammende per i contravventori. Un aspetto delle cose, quest’ultimo, al quale i baresi del Cinquecento avevano fatto il callo, vivendo la città, in quel periodo in mano agli esosi Spagnoli, un momento di aspra pressione fiscale. Ogni famiglia doveva pagare il ‘focatico’ (tassa inversamente proporzionale al numero dei componenti il nucleo abitativo). Poi c’era il ‘testatico’, un’altra imposta a carico del capo famiglia e di tutti i figli maschi superiori ai quindici anni. Non meno invisi erano altri tributi come la ‘gabella’ sulla cottura del pane, quella su cereali e legumi (detta ‘giummella’) e infine quello sullo ‘scannaggio’ (per cui bisognava pagare 25 grana per ogni capo bovino macellato, 15 per ogni capo suino, 10 per ogni capo ovino).

Italo Interesse

 


Pubblicato il 16 Aprile 2015

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