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Amgas, daccapo sul mercato l’azienda che produce utili?

Di nuovo nervi tesi nell’Amgas Srl, la società municipalizzata che eroga il gas e che ciclicamente finisce sommersa dalle voci di chi sventola la volontà di “svendere” i circa 110mila clienti che compongono il suo portafoglio. Portafoglio che coi sui utili milionari fa parecchio gola, soprattutto sul mercato privato. E allora, senza stare a girarci troppo attorno, l’incarico che avrebbero ricevuto i plenipotenziari di queste scelte – ovviamente esterne all’azienda e tutte bene da decifrare – sarebbe quello di vendere la società di proprietà comunale. E quindi pubblica. A far partire le fibrillazioni sarebbe l’ennesimo incarico di Amgas srl a un’azienda che si occupa di acquisizione e vendita di aziende in campo energetico, ma nel caso della società barese per chiarire i contorni del posizionamento all’interno del mercato, con uno studio per dimostrare il ruolo di servizio di interesse generale che la stessa azienda svolge. <>, spiega chi teme lo smembramento della società fiore all’occhiello del Comune di Bari. In effetti, alla luce dell’attuale normativa in vigore dall’estate passata sulle società partecipate, l’Amgas srl è “azienda che espleta il servizio di vendita del gas che costituisce servizio di interesse generale” (Delibera CC . n. 1 del 07/01/2010). Rientra, cioè, in quella casistica prevista dal D. Lgs n. 175/2016 (Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica -Decreto attuativo della Riforma Madia), per cui il Consiglio Comunale resta unico organo “sovrano” sulla decisione delle sorti della società del gas. In realtà a marzo sarà il Consiglio a entrare nel merito di quanto già deciso sette anni or sono, precisamente a gennaio 2010, con una ricognizione della partecipazione in alcune società ( art. 24 del Decreto Madia). Ed è chiaro che il Comune stesso dovrà farlo alla luce di pareri e valutazioni, che non possono certo essere affidate ad “indagini di mercato” (sicuramente non commissionate dalla stessa Amgas srl! ) che, a questo punto, andrebbero oltre i poteri del Consiglio. Insomma, qualsiasi valutazione sul permanere dei requisiti di “servizio pubblico di carattere generale” in capo ad Amgas srl deve tener conto del servizio fornito, dall’impatto sui cittadini, dell’interesse della comunità. <>, chiariscono i sindacati, intenzionati a non infiammare oltre misura gli animi, in vista delle prossime scadenze di legge. E allora, tanto per essere ancora più chiari: a marzo il Comune – in ottemperanza alle disposizioni di cui all’articolo 24 del Decreto Madia – non deve fare altro che operare una ricognizione (cosa che ha già fatto nel 2010) e quindi non certamente dismettere o vendere Amgas srl, come vorrebbe far credere qualcuno. Amgas srl non rientra attualmente nella casistica prevista dalla normativa in vigore, per cui dovrebbe essere alienata o, ancora peggio, dismessa in tempi brevi. Anzi: è una società che produce utili (nell’ultimo bilancio approvato quello del 2015 oltre 2 milioni di euro) e tre anni fa l’azienda ha chiuso con 8 milioni di euro di utili. Un’azienda che l’ente proprietario dovrà tenersi ben stretto, vigilando sui pericoli della vendita e stando ben attenti a evitare diminuzioni negli incassi o nella liquidità, come affermano quei pessimisti che rilanciano perfino su una stagnazione nel recupero dei crediti (specie quelli più consistenti). E allora? Funzionari e impiegati ‘storici’ stanno decidendo di rialzare la testa, di ridare impulso alla contrattazione di secondo livello che prevede il premio di risultato e la costituzione d’una Commissione Paritetica. Insomma, nella normativa la partecipazione dei lavoratori nel pianificare obiettivi, programmazione del lavoro aziendale non dev’essere solo formale: i lavoratori devono partecipare maggiormente, essere coinvolti di più nella gestione con l’obiettivo del rilancio aziendale. E cioè tenendo bene gli occhi aperti sull’attività pubblicitaria, su piani e programmi, sugli investimenti dei prossimi anni; in una parola nell’interesse dei servizi resi ai cittadini baresi.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 9 Febbraio 2017

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