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Anche in Puglia proliferano le liste civiche per le amministrative di giugno

 

Il quadro politico emerso dalle elezioni del 4 marzo scorso in Puglia forse non ha “insegnato” nulla alla classe dirigente delle forze politiche tradizionali che, nei 47 Comuni pugliesi chiamati al voto il 10 giugno prossimo per l’elezione del sindaco ed il rinnovo dell’Assemblea consigliare, si accingono a dar manforte a candidature a sindaco e ad alleanze costruite in ordine sparso e, quindi, non sulla base di un indirizzo politico unitario su tutto il territorio regionale, ma unicamente sulla base di convenienze locali o di correnti interne ai singoli partiti. A conferma di ciò sono le alleanze che in queste ore si stanno perfezionando nei due più importanti Comuni della Puglia che andranno al voto tra poco più di un mese, vale a dire Brindisi e Barletta, ma la situazione non è tanto diversa anche in altri grandi centri, come Altamura e Monopoli, ed in altri più piccoli, dove però le spaccature interne o le assenze di sigle politiche nazionali alle amministrative di giugno saranno sicuramente meno significative ed appariscenti. A “mascherare” le diverse situazioni di scollamento e sfascio esistenti in Puglia, sia nel centrodestra che nel centrosinistra, sarà la moltitudine di liste civiche che saranno presenti in tutti i centri comunali che andranno al voto la seconda domenica di giugno. Civiche che, in molti casi, conterranno al loro interno nomi di candidati notoriamente etichettati per appartenenza politica “a questo o quel partito tradizionale” e quindi di ben nota tendenza politica, ma che a livello locale invece li si troverà schierati a prendere voti per un candidato sindaco e per una coalizione che potrebbe essere addirittura di segno opposto al colore politico di appartenenza personale del singolo candidato consigliere. Una situazione, questa, che a ben guardare la dice lunga sullo stato di salute dei partiti politici tradizionali in Puglia, ma non solo, e che a livello locale, dopo il voto, produrrà in molte delle realtà interessate degli “ibridi” amministrativi (rispetto agli schemi politici consolidati) che consentiranno di identificare la cordata vincitrice solo sommariamente in base alla tendenza politica di chi la guida, ossia del candidato sindaco eletto. E questo tipo di “Amministrazioni” comunali che verranno fuori a giugno, in molti dei Comuni chiamati ad eleggere sindaco e consigli, non saranno certo le prime in Puglia con simili connotati politici, perché già esistono amministrazioni comunali di importanti realtà territoriali guidate da sindaci di centrosinistra, o di centrodestra, che si reggono in consiglio con esponenti di tutt’altra estrazione. Conseguenza di ciò è che anche nella Giunta di siffatte amministrazioni compaiono nomi di assessori che politicamente sono di centrodestra, ma che “collaborano” con un Primo cittadino di centrosinistra o viceversa. E questo è possibile grazie ad un “trasversalismo” mascherato da “civismo”. Però, quanto questo nuovo modo di governare i territori sia positivo per i cittadini è da chiederselo. Se non altro per capire a quali perversi meccanismi politici imputare taluni sconquassi od inefficienze amministrative che si spesso accadono nei Comuni. Ossia se le “colpe” di quanto accaduto finora di negativo ed ancora accade nelle realtà locali sono da attribuire al sistema dei partiti vecchio stampo oppure la “questione” è molto più complessa, perché la genesi è di ben altra natura. E, quindi, l’analisi da svolgere è evidentemente più profonda. Sta di fatto che anche i Comuni dove il “civismo” dilaga e poi governa alla fine non risultano messi meglio di quelli dove i partiti tradizionali ancora resistono ed hanno il coraggio di presentare i loro candidati con il proprio simbolo politico nazionale. Allora, verrebbe da chiedersi: “il civismo a che serve ed a chi giova?”. E le risposte a queste domande sono molteplici, a cominciare da quella che il “fenomeno” delle liste civiche serve sicuramente ad un sistema elettivo dove i partiti politici sono ormai stati svuotati di idee, contenuti e uomini di spicco, per far posto agli “interessi” particolari a discapito di quelli “generali”. Quindi, di che ci si meraviglia nei partiti tradizionali se poi, in uno stesso contesto locale, i risultati elettorali tra amministrative ed elezioni regionali o politiche è in molti casi totalmente discordante? Ed allora è il caso di dire che “chi è causa del proprio male, pianga se stesso”. Ed è per questo che i grandi partiti nazionali, forse, non hanno nulla di cui doversi lamentare in Puglia, come altrove.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 8 Maggio 2018

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