Cronaca

Anche Longo insorge contro lo pseudo “Patto federativo”

Il “Patto federativo” sottoscritto qualche giorno fa dai rispettivi coordinatori pugliesi delle sigle centriste di Udc, Area popolare e Centro democratico non piace non soltanto all’unico parlamentare pugliese del partito di Lorenzo Cesa e Pierferdinando Casini, ma anche all’esponente barese che rappresenta l’Udc nell’Aula di via Capruzzi, Peppino Longo, che insieme al salentino Salvatore Negro (cognato del patron e coordinatore pugliese dell’Udc, l’ex parlamentare Totò Ruggeri) e al foggiano Napoleone Cera (figlio dell’omonimo deputato) rappresenta la pattuglia dei sopravvissuti dello scudocrociato pugliese al disastro politico della gestione Casini del partito. Infatti, in una nota  Longo, che è anche il vice di Mario Loizzo in consiglio regionale in quota alla maggioranza di centrosinistra, ha espresso dubbi sulla “strategia” che ha portato alla costituzione, in Puglia, del Patto federativo di Centro popolare che, come accennato all’inizio di questo servizio, porta le firme di Ruggeri (Udc), Massimo Cassano (Ap) ed Alfredo Borzillo (Cd). “Pensiamo alle convergenze parallele costituite da radici ed esperienze comuni” dichiara Longo aprendo la sua nota di commento all’accordo politico tra il responsabile regionale del proprio partito e gli omologhi pugliesi delle altre due sigle centriste, obiettando subito che in tale patto “non si ritrovano quelle fondamenta – condivise – sulle quali costruire solidamente questo percorso”. “Convergenze parallele, appunto, cui manca – precisa a seguire il vice di Loizzo – l’ingrediente principale del coinvolgimento dei direttivi nazionali e regionali e giù fino alle sezioni locali dei partiti, almeno per quanto riguarda l’Udc”. Ed in questa sottolineatura Longo dimostra di condividere perfettamente la critica dell’onorevole Cera, effettuata lo stesso giorno in cui era stata data notizia dell’intesa. “Se da un lato – prosegue Longo – l’obiettivo che ci si pone, del miglioramento dell’azione di governo della Regione Puglia, rafforzando l’area moderata e riformista, non può che essere ampiamente condivisibile, si nota altresì l’assenza di quella che non esito a definire una strategia obbligatoria in casi simili”. Strategia che, chiarisce l’esponente regionale barese dell’Udc, consiste in “un passaggio che, nell’ambito del più ampio dibattito democratico” (punto fermo per Longo della tradizione politica del proprio partito) dovrebbe coinvolgere “tutti i livelli locali del partito in accordo, o quantomeno con una comune visione d’intenti con i vertici nazionali”. “Mancando tali presupposti – rileva inoltre Longo – il rischio concreto e reale di questo Patto federativo, è di trovarsi con uno scatolone vuoto, privo di qualsivoglia reale forza contrattuale, da cui resta esclusa la base politica e sociale”. “Anzi, – sottolinea con forza il vice di Loizzo in via Capruzzi – un Patto che, nato per unire, a conti fatti crea discrepanze, disagi, conflitti” e conclude: “Da parte mia resto convinto che un’azione volta al rafforzamento del governo della Regione Puglia, meriterebbe più oculatezza e una maggiore, profonda riflessione”. In altri termini Longo, sull’iniziativa di Ruggeri a federare lo scudocrociato pugliese con il partito di Angelino Alfano e quello di Bruno Tabacci, non ci sta e si schiera dalla parte del deputato pugliese dell’Udc, Cera per l’appunto, che  – come si ricorderà – aveva subito bollato tale patto federativo come una pura “operazione di Palazzo”, perché priva della necessaria preventiva benedizione della base territoriale delle sigle coinvolte. Quindi, l’intesa sottoscritta all’inizio della settimana da Ruggeri con Cassano e Borzillo, con l’evidente scopo di attrarre nell’area del governo, in maniera quasi indolore per l’ala estrema della maggioranza di centrosinistra, i quattro consiglieri di opposizione del gruppo di Ncd-Ap, non ha di certo trovato il gradimento di due (Longo e Cera junior) dei tre esponenti del gruppo consiliare dell’Udc in via Capruzzi. E le ragioni di tale dissenso sono del tutto evidenti. Da un lato, l’allargamento organico della maggioranza regionale indebolirebbe il potere contrattuale dei singoli  centisti dell’Udc, Longo e Cera per l’appunto, che pur facendo parte della maggioranza non sono presenti nell’esecutivo del neo governatore Michele Emiliano, dove il loro collega di gruppo, Negro, ricopre il ruolo di assessore al Welfare; dall’altro, un eventuale asse Cassano-Ruggeri nella gestione dell’area centrista alla Regione rischierebbe di creare le condizioni di un analoga intesa in vista delle prossime elezioni politiche, quando l’entrata in vigore della nuova legge elettorale, l’Italicum, lascerà pochissimi margini di manovra nell’accaparramento di posti sicuri nell’elezione alla Camera (ndr – l’elezione in Senato dovrebbe essere modificata, se passerà il referendum sulla riforma costituzionale) in un quasi probabile ed inevitabile accordo politico-elettorale con il Pd di Matteo Renzi e le forze centriste che attualmente sostengono il governo nazionale. Per cui, in tal caso, sia Longo che Cera (senior) avrebbero ben poche probabilità di inserirsi nel gioco. E, quindi, il “Patto” federativo altro non sarebbe che una prova tecnica per il coordinatore dell’Udc pugliese di rientro dalla “finestra”, essendo uscito dalla “porta” alle politiche del 2013, perché non riconfermato in Parlamento. Pertanto, piaccia o no al coordinatore pugliese dell’Udc, deve prendere atto che se non si rimangerà il “patto federativo” con Ap e Cd, prima o poi, il rappresentante dell’Udc nella giunta Emiliano potrebbe ritrovarsi isolato nel gruppo e lo stesso Emiliano vedersi costretto ad effettuare un’alternanza di tale rappresentante nell’esecutivo, se vorrà continuare ad assicurarsi l’appoggio incondizionato in consiglio dell’intero gruppo Udc nei momenti critici all’interno della maggioranza che lo sostiene. Come dire al governatore pugliese, che è verosimilmente il regista occulto del “patto federativo”, ma anche al coordinatore dell’Udc, Ruggeri, “chi lascia la strada vecchia per la nuova sa che lascia, ma non sa cosa trova!”. 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 5 Marzo 2016

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