Cronaca

Campagna elettorale nel vivo, ma solo per le polemiche

La campagna elettorale per le amministrative baresi del 25 maggio prossimo, con la chiusura dei termini di presentazione delle liste, è entrata nel vivo, ma solo per le polemiche. Infatti, da oggi, pur mancando appena 24 giorni all’apertura dei seggi, i temi più rilevanti dello scontro elettorale tra i dieci candidati sindaci in corsa per la poltrona di Primo cittadino barese non sono stati finora di certo i punti del programma che ciascuno di questi candidati propone agli elettori del capoluogo, ma soltanto i botta e risposta che si scambiano reciprocamente i candidati su questioni che a mala pena, forse, interessano agli addetti ai lavori e non certo ai comuni cittadini baresi, afflitti quotidianamente da bel altre problematiche. Un modo, questo, di far politica che disaffeziona sempre di più l’attenzione dei cittadini dai temi elettorali, allontanandoli alla fine anche dalle urne. Continuando di questo passo la campagna elettorale in corso, la percentuale di baresi, che il 25 maggio prossimo  non si recherà al seggio ad esercitare il proprio diritto-dovere di voto, potrebbe essere alquanto elevata. E di ciò non pare che si preoccupino molto le formazioni politiche in campo, né tantomeno i  dieci candidati sindaci, che probabilmente confidano anche in cuor loro in un abbassamento della partecipazione alle urne, in modo che con meno voti riportano una percentuale maggiore di consenso. Percentuale che è fondamentale sia per i livelli di soglia da raggiungere per l’ammissione alla ripartizione dei seggi, sia per il fatidico 50% + 1 necessario alla vittoria per l’elezione del sindaco ed alla conseguente attribuzione del premio di maggioranza alle liste della coalizione vincente che superano la soglia. E per vincere, con l’attuale sistema elettorale maggioritario concepito su una logica politica di dominio del vincitore e non di compartecipazione alla gestione democratica del potere, è indispensabile catturare i consensi degli elettori indecisi o non preventivamente schierati, che ancora credono al gioco dell’alternanza di schieramento politico nella gestione della “cosa pubblica”. Per cui succede sempre più spesso nelle competizioni elettorali che i cittadini assistono (come sta accadendo a Bari in questi ultimi giorni) a diatribe futili e velenose tra forze politiche concorrenti, o tra candidati sindaci, che si rinfacciano accuse reciproche financo sui nomi di taluni candidati presenti nelle liste, mentre non dicono assolutamente nulla su quelli che dovrebbero, invece, essere i temi dominanti di una campagna elettorale seria, come sono certamente le emergenze ed i bisogni reali e prioritari della città. Un dibattito incentrato sull’etica, come nel recente caso delle tre candidature “scomode” (secondo qualcuno) ma legittime, è un confronto sterile che mira probabilmente a colpire l’emotività degli elettori, per ottenere un effetto gossip o scandalistico, che nel breve periodo colpisce l’immaginario collettivo e produce quegli spostamenti elettorali, che quasi sempre sono determinanti a far vincere o perdere una competizione elettorale. Ma ciò che più sconcerta taluni cittadini, particolarmente attenti e riflessivi, è il coro mediatico che fa da amplificatore alle futilità dibattimentali della campagna elettorale, senza incalzare invece i candidati sindaci e le forze politiche che li supportano su temi ben più importanti e fondamentali per chi tra meno di un mese è chiamato a scegliere il nome del futuro protagonista del destino civico dei baresi. Un destino dai dipenderà una città come Bari, che negli ultimi vent’anni, ha visto alternarsi, in egual misura, al comando dell’Amministrazione comunale prima un sindaco di centrodestra, Simeone Di Cagno Abbrescia per ben nove anni consecutivi, e poi un sindaco di centrosinistra, Michele Emiliano per dieci anni, che per vincere avevano entrambi garantito di governare la città all’insegna del cambiamento, ma che alla fine, in realtà, hanno finito solo per amministrare il quotidiano alla stessa maniera, senza risolvere concretamente i problemi ed bisogni veri della gente. Un modo di gestire che ha risposto evidentemente solo ai soliti poteri forti e consolidati presenti nel capoluogo pugliese e non certo a quelli della stragrande maggioranza della collettività cittadina, che si è ritrovata sempre priva di interlocutori politici interessati al generale e non al particolare. Ed anche dopo questa campagna elettorale il “gioco” rischia di ripetersi, se i candidati in corsa non saranno incalzati sui fatti concreti e non solo sull’etica delle candidature e della politica.              

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 2 Maggio 2014

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