Cultura e Spettacoli

Cchiù grossa è ‘a minchiata…

Fiorello, quanto mestiere. Forse la dote migliore dell’artista siciliano è il trasformismo mentale. Rosario arriva in un posto e come per magia ne assume le coordinate socio-culturali ; poi sulle stesse (ecco l’astuzia) rimodula la struttura dello spettacolo e il gioco è fatto, sembra che ‘L’ora del Rosario’ si stato pensato per Udine, per Orvieto, Isernia, Taranto, Cosenza… Un miracolo reso possibile anche dalla prestabilita duttilità dello spettacolo. Per il fatto dello svolazzare imprevedibile fra canto, imitazione, satira e improvvisazione, ‘L’ora del Rosario’ si presta ad adattarsi al posto che lo ospita, allo stesso modo in cui l’acqua assume la forma del suo contenitore. Prima di salire sul palco del nostro politeama Fiorello si era fatto una lunga passeggiata per Bari familiarizzando con chiunque incontrasse (e ne ha incontrata di gente anche alla controra fra lungomare, via Sparano e città vecchia ; tutto ciò è stato documentato da un video proiettato alla fine dello spettacolo).  La varietà degli incontri, tutti all’insegna dell’affetto più fresco – e anche più pittoresco –  lo hanno velocemente impregnato di baresità.  Così, con gesto e tono nostrano, Fiorello è andato in scena fornito di un’arma in più. Un arma che ha usato in modo devastante, anche attingendo dai più triti luoghi comuni su Bari (il culto del crudo in primis). La più bella battuta si ispirava alla bontà di sgagliozze e popizze, due parole piene di zeta che, pronunciate con la grossolana rudezza che ci connota, ispira l’idea di personaggi comici. E allora, perché qualcuno non si mette a scrivere le avventure di Sgagliozz’ e Popizz’?…  Sgagliozz’ e Popizz’, aggiungiamo noi, può diventare il nome di un ristorante, di un testo teatrale, di una coppia comica… Non essendo il ‘marchio’ ancora registrato, chi volesse può approfittarne. ‘L’ora del Rosario’ è spettacolo che non stanca malgrado la durata (oltre due ore) per merito di questa formula multiforme che sorprende lo spettatore quasi qui si stia improvvisando, quando invece s’improvvisa un bel nulla, tutto essendo pianificato dall’inizio alla fine. Fiorello ironizza su tutto e tutti, non risparmia i colleghi, non risparmia nemmeno sé stesso. Ironizza persino sul fatto che sabato sera al termine dello spettacolo rientrando in camerino si è procurato una forte distorsione alla caviglia (che lunedì sera aveva fasciata) ; e siccome Franco Battiato sullo stesso palcoscenico ci aveva di recente rimesso il perone, Fiorello ha messo in guardia Ficarra e Picone : Il Petruzzelli non ama i siciliani… Uno show ricco. C’è stato spazio anche per una band ‘semovente’ – quattro orchestrali entravano e uscivano di scena su pedane mobili – un terzetto vocale e proiezioni interattive (felicissime quelle che hanno coinvolto in una finta diretta Tony Renis, affatto convincenti invece quelle che con la stessa formula hanno chiamato in causa Mina). E che spasso le frecciate  a Orietta Berti, l’ipotesi che Shakespeare sia nato in Sicilia, le canzoni d’amore ridimensionate… Battute, battutine,  battutacce… e diverse scemenze. Eppure, proprio queste hanno fatto sbellicare di più, a riprova del fatto, come dicono in Sicilia, che ‘cchiù grossa è ‘a minchiata, cchiù grossa è a risata.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 14 Ottobre 2015

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