Cronaca

“C’è un vuoto normativo non più tollerabile sui danni erariali”

 

C’è un vuoto normativo non più tollerabile nella legislazione italiana per i danni erariali provocati nella gestione di società privatistiche a partecipazione pubblica, che al momento non sono perseguibili dalla Corte dei Conti. Infatti, il presidente nazionale della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, intervenendo a Bari a margine del convegno organizzato dalla Associazione giuristi d’impresa, dall’Aiga (Associazione italiana giovani avvocati) e dall’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) sulle nuove norme anticorruzione, ha affermato: “In un momento in cui vi é la necessità di essere tutti uniti ed efficienti nel combattere fenomeni come la corruzione che hanno una serie di ricadute notorie, la giurisdizione della Corte dei Conti ha le armi spuntate nei confronti di una realtà come le società a partecipazione pubblica sulle quali non possiamo intervenire”. Squitieri, inoltre, ha lamentato: “E’ incomprensibile per quale motivo se l’amministratore di una società pubblica che gestisce risorse pubbliche, commette un reato che provoca un danno alla società e indirettamente al pubblico erario, non possa essere perseguito anche dalla Corte dei Conti, se qualcuno me lo spiega mi fa un piacere, non risponde a nessun criterio di logica e di efficienza”. Il presidente della Corte dei Conti precisa ancora meglio che “Si dice che non c’é un rapporto di servizio tra colui che ha commesso il danno (ndr – l’amministratore o dirigente della società partecipata pubblica) e l’amministrazione danneggiata, ma l’intervento del legislatore potrebbe capovolgere il concetto: ovvero si prendesse come riferimento della responsabilità non tanto il soggetto che ha danneggiato, ma l’erario che ha subito il danno. Facendo riferimento a tale danno la Corte dei Conti entrerebbe a vele spiegate in tutte queste vicende con soddisfazione di tutti i cittadini, credo”. In effetti, è incomprensibile che aziende come l’Amtab spa, l’Amgas spa o l’Amiu Puglia spa interamente di proprietà del Comune di Bari, o l’Amgas srl interamente controllata di un’altra società comunale, l’Amgas spa per l’appunto, non possano essere sottoposte a vigilanza e controllo dei giudici contabili pur essendo società a capitale interamente pubblico. Analogo discorso vale per altre aziende di servizi partecipate della Regione, come l’Adp (Aeroporti di Puglia) spa o l’Aqp (Acquedotto pugliese) spa, o dello Stato, come Rfi (Rete ferroviaria italiana) spa. Invece, come si ricorderà, quando le aziende comunali erano “municipalizzate”, vale a dire interne al Comune, la Corte dei Conti aveva titolo ad intervenire anche nei confronti di dirigenti ed amministratori delle municipalizzate, qualora questi provocavano con il proprio operato un danno erariale all’ente amministrato. Analogo discorso valeva per gli enti strumentali di diritto pubblico della Regione e dello Stato. Ma se per le società partecipate pubbliche c’è l’impossibilità della Corte ad accertare e perseguire i responsabili di danni erariali, come ha denunciato il presidente stesso della Corte, per gli enti pubblici le possibilità di controllo ci sono eccome, solo che spesso le conseguenze di tali controlli finiscono nel nulla o per essere disattese. Però questo è un altro discorso. Come pure un altro discorso è il fatto che taluni rilievi della Corte dei Conti sono privi di conseguenze giuridiche per gli amministratori pubblici che non hanno ottemperato correttamente nel garantire la trasparenza dell’attività dell’ente amministrato. E questo potrebbe essere il caso denunciato di recente dal vice presidente uscente del Consiglio regionale, Nino Marmo (Fi), che in una nota ha rilevato: “Prima si sguazza nell’ombra, in barba al principio di trasparenza; subito dopo, appena si sente ‘aria’ di controlli, torna l’ordine, messo in fretta e furia”.  Il riferimento è ad una precedente mancata pubblicazione sul sito web della Regione Puglia degli incarichi di consulenza e collaborazione esterna che la stessa ha effettuato nel corso del governo Vendola. ““Abbiamo notizie, infatti – ha inoltre denunciato Marmo nella  nota – che i giudici contabili stiano perfezionando la bozza del giudizio di parificazione del rendiconto della Puglia per il 2014, un documento che sigilla i bilanci, consentendo al Consiglio regionale di esercitare le sue funzioni di controllo della spesa da parte della Giunta. Tra le criticità rilevate nel documento, spicca la mancata pubblicità degli incarichi esterni, una giungla in salsa Pd-Sel in cui è davvero difficile districarsi”. E, continuando, ha dichiarato: “Nel 2014, secondo la Corte, la Regione ha speso 257.732 euro per le consulenze. E, come sempre, anche la Corte sottolinea che sul sito web della Puglia sia pubblicato, per l’anno 2014 e nella sezione relativa agli ‘incarichi di consulenza’, solo un incarico per una verifica tecnica dell’importo di 3.850 euro”. “Come per magia, – rileva ancora Marmo – nella Puglia di Emiliano e Vendola (oggi come ieri), deve essere accorso qualcuno negli ultimi giorni a sanare la falla, magari dopo che si è sparsa la voce delle attività della Corte”. “E così, improvvisamente, – esclama il vice presidente dell’Assemblea regionale uscente – sul sito della Puglia sono pubblicate decine di incarichi e tutto risulta in ordine”. Ma non finiscono qui le considerazioni di Marmo, che con la stessa nota ha pure denunciato “anche una probabile irregolarità nell’inserimento nel bilancio di un’anticipazione di liquidità ottenuta dal Mef (ndr – Ministero dell’economia e finanze) di 318 milioni di euro”. Infatti, rivela ancora Marmo, “sotto la lente della Corte” è finita anche “ la contabilizzazione della somma da parte della Puglia come se fosse un mutuo nel bilancio di previsione 2014, così non rispettando la volontà del legislatore nazionale”. “L’iter corretto – sempre secondo il vice presidente del Consiglio regionale –  sarebbe stato quello, invece, di costituire un fondo di riserva (invito peraltro rivolto alla Regione nel documento, in vista del bilancio di previsione 2015), anche se appare alquanto stramba la prescrizione di accantonare una somma pari a quella ricevuta per effettuare pagamenti ‘non per nuova spesa’. Allora esclama Marmo: “Tanto vale non riceverli!” E poi conclude con una battuta polemica: “Sono alcuni dei capolavori della sinistra al comando che noi ( ndr – dell’opposizione) abbiamo sempre denunciato e che oggi pare ricevano la bocciatura parziale anche della Corte dei Conti”. Infatti, alla luce dei rilievi di Marmo, se la notizia che anche la Corte dei Conti ha eccepito la scarsa trasparenza della Regione risultasse fondata, allora non si può certo più dire che la “Puglia migliore” di Vendola ha particolarmente brillato nell’andamento gestionale rispetto al passato .

Giuseppe Palella

 

 

 

 


Pubblicato il 24 Giugno 2015

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