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Cooperative dei medici di famiglia? “Spinta alla privatizzazione della sanità”

Le critiche Fp/Cgil Medici ad accordi e singolari commistioni tra sigle e associazioni di categoria

Una brusca sterzata verso la privatizzazione della sanità pubblica, con vista sui sostanziosi fondi e finanziamenti di Pnrr e Fesr, ecco cosa rappresenta quell’accordo siglato tra vertici di federazioni e associazioni mediche con la scusa di creare cooperative di medici di medicina generale. Non usano perifrasi o mezze parole, i sindacalisti della Funzione Pubblica-Cgil/Medici per denunciare l’unione, anzi la <<inaccettabile commistione>> tra Federazione Medici di Medicina Generale (Fimmg), sigla sindacale maggiormente rappresentativa nella Medicina Territoriale, ordini dei medici (Fnomceo) e lo stesso Enpam, di cui Fimmg occupa posti di vertice. PerFp-Cgil/Medici la FimCeo (ad indicare un vero e proprio sodalizio tra Fimmg e Omceo!) ha organizzato a Bari un evento sulle cooperative dei medici di medicina generale col chiaro intento di marciare – …e senza più tentennamenti – in direzione privatizzazione della sanità, com’è già accaduto (e accade) in diverse regioni del Nord-Italia, dalla Lombardia al Veneto. Al convegno finito nel mirino hanno partecipato, oltre ai vertici regionali Fimmg e al segretario nazionale, anche i presidenti Enpam e Fnomceo, Filippo Anelli, barese, che ha definito il convegno “una tappa fondamentale”. Insomma, per Fp-Cgil, si tratta d’una tappa d’avvicinamento per creare ‘pseudo-cooperative’ e ‘pseudo-società’ scientifiche e informatiche, gestite da alcune sigle. <<Il fantomatico rapporto di fiducia con i pazienti, richiamato come un mantra dalla FimCeo, non si basa sulla scelta del nome d’un medico da un elenco, ma dalla qualità delle prestazioni fornite dal Servizio socio-sanitario nel suo complesso>>, spiegano Antonio Mazzarella e Davide Ficco, coordinatori Fp-Cgil/Medici e Medicina Territoriale. Questa proposta bella fresca di ‘FimCeo’, in sostanza, sposterebbe in un nuovo luogo fisico forme già esistenti e in essere sul territorio, continuando a eludere il decreto Balduzzi n.158/2012. Un importante segnale legislativo disatteso e bellamente ignorato nell’indifferenza generale da oltre un decennio e che, invece, avrebbe potuto dare una spinta decisa alla sperimentazione, da parte delle regioni, a nuove modalita’ di confezionamento dei farmaci per eliminare sprechi e meccanismi impropri di prescrizione. E adesso siamo al punto di sottrarre altre risorse pubbliche destinate alle ‘Mission 5/6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e ai Fondi Europei di Sviluppo Regionale (FESR). <<Siamo per una sanità pubblica, universalistica e solidale e siamo fermamente convinti che la medicina territoriale – s’intende quella che mette insieme assistenza primaria, continuità assistenziale, ‘118’ e specialistica ambulatoriale – meriti una rivisitazione degli attuali modelli, per garantire da un lato più tutele e diritti ai medici e dall’altro una migliore assistenza di prossimità ai cittadini>>, incalzano Ficco e Mazzarella. Insomma, per i tanti medici ancora innamorati della loro missione, fuori da logiche di carriera e facili guadagni, solo una reale riorganizzazione del sistema di cure territoriali – ….e non una semplice variazione di luogo – potrà porre fine all’emergenza territoriale della medicina generale. Una delle tante emergenze che non finiscono mai, nella boccheggiante sanità pubblica pugliese.

Francesco De Martino


Pubblicato il 28 Settembre 2023

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